RoadtoStramilano #4-4 – Il lato oscuro della corsa ha un volto, quello del meteorismo

La preparazione atletica comporta conseguenze fisiche importanti, soprattutto se applicata ad un fisico in disuso. Lo sport fa bene, lo dicono tutti, ma è necessario tenere conto del rovescio della medaglia, il lato oscuro della preparazione fisica si affaccia bastardo e prende la forma di un monito costante.

La corsa comporta conseguenze sul fisico, alcune sicuramente buone, altre discutibili, altre ancora dannose. A due mesi dall’avvio di questa sciagurata idea di fare l’atleta, mi sento di poter elencare cosa la corsa faccia al mio fisico progettato per il riposo, abituato a non conoscere la fatica, educato ad evitare ogni sforzo.

Mal di gambe. All’inizio, dopo una seduta, tornavo a casa e l’unica preoccupazione era capire dove andassero buttate le gambe: umido, indifferenziato o, per come me le sentivo pareva pure indicato, plastica? Giungevo alla conclusione che sarebbe stato corretto andare in discarica, ma questo avrebbe comportato un ulteriore sforzo e allora ho sempre rinviato.
Però devo ammettere che il giorno successivo non ho mai sentito dolore, al massimo affaticamento, ma strascichi pesanti no. Sono indeciso tra due cause per spiegare questa mancanza di dolore reiterato: o sono in possesso di un fisico forgiato da un dio dalla mano sapientissima e deciso a concedergli una portentosa capacità di recupero, o la mia mente si sveglia il giorno successivo credendo che questo fatto della corsa sia stato un incubo e, influenzando il fisico, trasmette questo messaggio agli arti. Ci sarebbe una terza opzione: faccio un allenamento per me massacrante ma per un essere umano assolutamente risibile, appartenendo io alla razza umana il giorno successivo non sento nulla perché non ci può essere nulla da sentire.
Devo dire che oramai il dolore alle gambe non è più presente una volta tornato dalle sedute di allenamento, fatto che mi fa propendere per la terza ipotesi, bastava ricordare alla gambe che sono state create per muoversi e, data la blanda attività proposta, tutto è rientrato nella normalità, perché pure io voglio sentirmi normale.

Affaticamento. Questo resta tutt’ora, tornato dall’allenamento sono così stanco che perdo di lucidità. Nella mia testa l’iter avrebbe dovuto essere il seguente: all’inizio torno a casa come se fossi stato in miniera, poi l’allenamento mi donerà freschezza giorno dopo giorno. Invece col cazzo, ancora oggi torno a casa dalla corsa completamente svuotato di energie. Non si tratta di una stanchezza gestibile bensì di una condizione disperata: sono in stato confusionale tanto che non riesco a portare a termine un ragionamento neppure semplice, vado in tilt nei discorsi e mi blocco senza riuscire più a proseguire, vado in fissa per interi minuti in un’assenza che odora di al di là, sento il mio fisico pesare sul mio essere come un macigno, faccio battute pessime che non capisco nemmeno io subito dopo averle enunciate.
Tutto ciò non accenna a migliorare, comincio a temere che non andrà mai meglio e mi troverò a dover vivere tre sere a settimana come un sopravvissuto, con la stessa disperazione interiore e il medesimo disagio fisico. Di buono c’è che il giorno dopo anche in questo caso non subisco conseguenze, non mi sento particolarmente stanco. Forse l’ipotesi più credibile è quella della mente che legge tutto come un incubo.

Mal di schiena. È l’unica conseguenza fisica che per ora mi trascino, a dire il vero da tre sedute a questa parte. Purtroppo non è un male atroce, altrimenti avrei potuto legittimamente gettare la spugna, o almeno riposare per qualche settimana, intere settimane, mesi! Scusate ho avuto un’allucinazione partorita da un forte desiderio. Si tratta invece di un dolorino che sfocia in fastidio che si trasforma in acciacco che non reclama mai la giusta attenzione, non sgomita per ritagliarsi un ruolo importante nelle mie considerazioni. Quindi per il momento lo lascio lì, sperando che aumenti abbastanza da impedirmi di correre. Forse però non accadrà mai perché inizio a pensare che quella giusta sia la prima ipotesi, che il mio fisico sia stato forgiato in una fucina di dei.

Dimagrimento. Ne avrei bisogno, la mia pancia ne è il manifesto itinerante. Non mi ci sono mai messo d’impegno per diminuirla e questa sfida non nasce con questo obiettivo, però mi sono detto: se da questa idea del cazzo posso ricavare qualche vantaggio è proprio quello di dimagrire. Insomma lo considererei un piacevole inconveniente. Non ho una bilancia e quindi non posso affermarlo scientificamente, ma è incontestabile che io, in due mesi, non sia dimagrito per nulla. Se anche fossi dimagrito un poco, sarebbe così poco che non lo potrei considerare un vantaggio in nessun modo. Ma porca vacca! Io corro come un coglionazzo e nemmeno dimagrisco? Ma vaffanculo, l’ho proprio presa in quel posto in tutti i sensi.
Qualcuno mi ha detto che se non correggo l’alimentazione non dimagrirò mai. A parte che nella dichiarazione preliminare a questa impresa (rilasciata a Massimo oralmente in sede di giuramento) ho chiarito che accettavo la sfida ma non avrei mai modificato le mie abitudini, sarebbe stata un’impresa coltivata in ambiente ostile. Ma poi dico, a parità di alimentazione, con l’attività fisica qualche vantaggio dovrei averlo no? Qualcun altro afferma che i vantaggi si vedranno nella seconda fase di allenamento sotto il regime del cardiofrequenzimetro: potrebbe essere, ma mi sto già muovendo di più, sto faticando oltre ogni mio progetto di vita, dov’è il  mio premio? Dov’è!?

Meteorismo. Giuro non l’avevo previsto, ma da quando corro scoreggio molto di più, ma veramente tanto. Non solo, la mia produzione vanta una potenza di fuoco impressionante. Di questo nessuno mi aveva parlato, forse perché è sconveniente, però un uomo va messo in guardia se il proprio regime gassoso andrà a subire un incremento tale. Devo dire che vivo questa controindicazione con uno stupore estatico (liberarsi dell’aria è sempre piacevole) e il divertimento di un bambino. E poi, dovesse partirmi la bomba in pubblico, potrei sempre abbozzare e rifugiarmi dietro la mia preparazione atletica: scusate, ma la Stramilano non guarda in faccia a nessuno.

Su Giuseppe Ponissa

Aga la maga; racchetta come bacchetta magica a magheggiare armonie irriverenti; manina delicata e nobile; sontuose invenzioni su letto di intelligenza tattica; volée amabilmente retrò; tessitrice ipnotica; smorzate naturali come carezze; sofferenza sui teloni; luogo della mente; ninfa incerottata; fantasia di ricami; lettera scritta a mano; ultima sigaretta della serata.

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