Novità dischi 2020: La recensione di aporia Sufjan stevens

Aporia – Sufjan Stevens

Se é vero il Covid-19 ha bloccato mezzo mondo con la sua rapidità di diffusione, travolgendo tutto la catena produttiva e quindi anche l’industria musicale, bisogna comunque registrare il dato che qualcuno ha interpretato questa brutta faccenda come un segnale per far emergere la propria creatività, dando così un segnale di vitalità e positività.

Un disco ascoltare e riascoltare


Tra gli artisti che hanno interpretato in maniera reattiva la tragica bufera che sta scuotendo il mondo, c’è un artista decisamente oltre i generi e le mode, Sufjan Stevens. Infatti il suo lavoro, Aporia, firmato con Lowell Brams in uscita il 27 Marzo è stato messo a disposizione degli utenti con tre giorni di anticipo, il 24 per la precisione, cercando almeno in parte di scongiurare la prevedibile chiusura dei negozi di dischi da lì a poco.

Ovviamente tutto è stato inutile, ma almeno in questa quarantena abbiamo un disco appena sfornato da ascoltare a ripetizione. E gli ascolti in più vi serviranno per questo album che definire particolare è un eufemismo.
Per un momento smettete di pensare al mondo folk, bohémien e poetico del cantautore americano, provate ad immaginarlo alle prese con il suo amore (per noi oscuro fino ad oggi) per la musica elettronica, ambient, ma anche new age.
È in questa direzione così distante apparentemente dal suono precedente, che dobbiamo andare per trovare il nuovo lavoro a quattro mani di Sufjan Steven.
Aporia infatti è il nuovo lavoro, ma anche progetto, che il cantautore americano ha deciso di realizzare con il suo patrigno e socio in affari Lowell Brams. I due oltre al legame famigliare da sempre condividono l’amore per la musica, ormai da molti anni avevano infatti fondato la Asthmatic Kitty, un’etichetta indipendente con sede nel Michigan che ha prodotto i dischi oltre che di Sufjan Stevens di molti altri artisti americani e canadesi.
L’album pare abbia avuto una gestazione particolare, dalle poche interviste rilasciate da Sufjan Stevens descrive Aporia come un disco nato dalle jam improvvisate da lui e il patrigno durante una visita di quest’ultimo nella casa di New York del cantautore.
Dalle sue parole si evince anche che il disco voleva essere una sorta di suggello a due carriere che si erano sempre confrontate, in un rapporto tra l’artistico e il famigliare, la chiusura di un periodo a cui probabilmente ne succederanno altri molto diversi.

Ispirazione elettronica


Ispirato Enya e Boarda of Canada, Aporia è un disco elettronico e ambient dall’ascolto non semplicissimo per chi non è abituato al genere, ma molto piacevole se ascoltato nel contesto adeguato. Un’altra fonte di ispirazione per Aporia ha spiegato il cantautore originario di Detroit è la cinematografia di fantascienza, tra i titolo a cui infatti ha pensato durante la composizione di Aporia ci sono Blade Runner, Under the Skin, and Hereditary.
Le tracce sono tutte molto complesse e ricche di suggestioni minimal, con però forti rientri dettati da sinth in pieno stile Badalamenti e anni ottanta, per un disco che appare forse un po’ troppo lungo rispetto alla differenziazione dei pezzi. Aporia è infatti composto da 21 tracce per 42 minuti di musica, anche se va detto che molte delle tracce hanno un minutaggio davvero breve, tra i due e tre minuti.
In qualche brano, come in Runaround per esempio, è molto apprezzata la voce di Sufjan Stevens che dà calore e un senso a tutto il vuoto creato dalle restanti tracce. Aporia è sicuramente un album interessante e dall’ascolto ricco di spunti emotivi, ma forse avrebbe potuto osare qualcosa di più. Un’artista come Sufjan Stevens avrebbe dovuto (e potuto) portarci oltre il mondo vuoto e freddo dell’ambient eterea, nel pianeta dello spoken word e della narrazione tout court.

Il voto di Piggy - 75%

75%

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Su Piggy the pig

Nasce negli anni 80 con ancora l'eco delle chiamate londinesi. Quando ci arriva a Londra è scoppiato il Brit-pop, intanto le urla del grunge scendono sotto pelle. Ama il vino rosse e le birre rosse, ascolta musica per non piangere ma a volte gli fa l'effetto contrario.

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