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MotoGP, dietro le quinte – In Austria oltre al Red Bull Ring c’è di più!

Quando un giornalista va in trasferta, di solito ci si aspetta sempre che faccia viaggi da nababbi, e invece no, sono qui per sfatare questo mito. Devo ammettere, però, che partecipare a un Gran Premio, nello specifico quello d’Austria può essere davvero molto piacevole, e qui vi spiego il perché

Come ogni trasferta che si rispetti, il pensiero oscilla continuamente tra l’emozione e la stanchezza, tra il “Ma che figata!” e il “Che sonno”, che poi le due cose sono strettamente collegate, perché pensare di dormire bene durante i Gran Premi è mera utopia. L’adrenalina che scorre nelle vene di giorno, poi non ti lascia dormire di notte, e questo è un circolo vizioso che scatta il giovedì e termina la domenica sera, quando crolli inesorabilmente.

Questa è la situazione che accompagna ogni Gran Premio, nessuno escluso, ma l’appuntamento austriaco è ricco di tanto altro. Il Red Bull Ring è entrato nel calendario della MotoGP nel 2016 e si tratta di un circuito immerso completamente nel verde, nella montagna austriaca. Qualunque hotel dunque – tranne i più costosi, ovviamente – si trova a qualche chilometro di distanza dal tracciato e le strade che collegano il circuito sono caratterizzate da curve che attraversano il bosco, motivo per cui la sera quando rientri si possono anche fare incontri interessanti con la fauna locale.

Questo è dunque il contorno della trasferta e bisogna ammettere che al Red Bull Ring ci si sente particolarmente coccolati. La posizione della sala stampa è strategica e da qui si può vedere quasi tutto il tracciato, uno spettacolo davvero imponente con il toro simbolo della celebre bevanda energetica che troneggia al centro.

Inoltre da subito questa è stata una pista Ducati e italiana, e forse anche per questo mi è particolarmente simpatica: sentire risuonare l’Inno di Mameli (e qui succede sempre) mi fa sempre un certo effetto, sarà l’età! Mi emoziono come Dovizioso, neanche vincessi io, e se poi il duello dura fino all’ultima curva come lo scorso anno e in quest’ultima gara (qui le pagelle), allora l’adrenalina diventa quasi incontenibile.

A prescindere da questo, comunque, il bello di venire al Gran Premio d’Austria è soprattutto il meteo, che quest’anno ha esagerato – è vero – ma passare dai 35 e più gradi dell’estate italiana, a quei 17-22 gradi con l’arietta fresca che fa da contorno e che ti fa venir voglia di mettere la felpa, beh, è una goduria!

Se non fosse poi che ogni due per tre incontri mucche, mucche, mucche che brucano come se non ci fosse un domani. Mucche giganti, intervallate da qualche pecora, che brucano, ti guardano e pascolano trasmettendoti una tranquillità atipica, soprattutto per una gara di moto. Il tutto chiaramente racchiuso in un paesaggio con le più diverse sfumature di verde, dai pini ai prati, con un cielo azzurro (se non diluvia, ovvio) e con quelle casette che sembrano uscite da una fiaba.

Dulcis in fundo, in sala stampa c’è un efficiente servizio di ristorante, se non vuoi andare fuori a cena. Devi solo adattarti a mangiare piatti tipici austriaci, come gli spatzle (gnocchetti) proposti in ogni salsa, svariati brasati, dolci piuttosto pesanti con panna e cioccolato e infine zuppe, a tratti improbabili. Insomma, c’è ben poco di sobrio, ma certamente in Italia un servizio simile ce lo sogniamo.

Per non parlare poi degli spuntini a metà mattina e a metà pomeriggio, con panini, yogurt, girelle alla cannella, il tutto sempre accompagnato da fiumi di tè e caffè sempre disponibili a tutte le ore. Immancabili, ovviamente, le Red Bull nei frigoriferi e ce n’è per tutti i gusti e tutti i colori, ma tutti davvero, tra cui una versione “cocco-mirtillo nero”. Insomma, a fine GP ti dispiace quasi dover andare via dal Red Bull Ring, ma si sa, il gioco è bello quando dura poco.

Su Serena Zunino

Ligure d'origine, milanese di adozione, vivo le passioni in maniera viscerale - per la felicità di chi mi sta vicino - e sono curiosa come una scimmia

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