Il Miglior tempo di Guido Meda è un libro autobiografico sincero, che racconta la vita e le tappe più significative di uno dei personaggi più caratteristici (e validi) del giornalismo sportivo
La biografia della voce della MotoGP
Premessa (perché io amo fare le premesse): conobbi Guido Meda nell’ottobre del 2014, in una uggiosa giornata sul circuito di Magny Cours, in Francia, nell’unica stagione di “purgatorio” in cui dovette abbandonare la telecronaca della MotoGP per la SBK. In quell’occasione l’avevo contattato su Facebook per un’intervista per il giornale per cui lavoro. Già all’epoca mi parlò della sua autobiografia, uscita il maggio dell’anno precedente, e già allora il libro era nella mia wishlist privata. Poi, vuoi per una questione di impegni, vuoi che nella vita sono fermamente convinta ci sia un tempo giusto per tutto, il suo libro ha incrociato la mia strada solo il mese scorso.
Appena ho avuto tra le mani “Il miglior tempo” ho subito avuto la sensazione che ci avrei messo ben poco a divorarlo. Effettivamente quelle 422 pagine si fanno leggere con voracità, tra stupore, emozioni e risate. Un’autobiografia può essere scritta in molti modi e il file rouge che lega tutti questi 14 capitoli è la passione viscerale per i motori. Tutti i motori, non solo il mondo della MotoGP in cui siamo abituati ad ascoltarlo come voce narrante. Guido Meda, fin da bambino, era affascinato dai mezzi a motore e soprattutto dalle sensazioni libidinose che questi fanno provare. Devo ammettere che il primo capitolo mi ha stupita, non mi aspettavo una passione già così forte nella tenera età, un bambino che voleva a tutti i costi guidare una macchina “come i grandi”. Man mano che andavo avanti con le pagine, però, sono entrata sempre più nella sua ottica ed è stato naturale capire questa sua passione smodata. Che sia una macchina, un motorino, una moto, una barca, un aeroplano, insomma, Guido amava tutto quello che gli consentiva di “farsi un giro”, non solo terreno, ma soprattutto di spirito. Con la sua scrittura Meda trasmette, a tratti più o meno energicamente, questo bisogno di staccare dalla realtà/quotidianità, per immergersi in in un mondo dai contorni onirici, dove fai i conti con te stesso, come fosse una terapia.
Donne e Motori
E visto che donne e motori sono un binomio inscindibile, ogni capitolo è legato ad una donna che ha lasciato un traccia nella sua vita e, sebbene all’inizio questo accostamento sembra dei più banali, è solo una volta che si entra nella storia che ci si rende conto quanto questo legame sia perfettamente calzante. E si va dalla nonna alla mamma, a “Gina”, dalla sua Guri alle sue bambine, dalla “Rossella” alla “Stefania”, ripercorrendo ogni avvenimento della sua vita, personale e non. In questo libro c’è di tutto: sogni da bambino, episodi di bullismo, disavventure di ogni tipo, la tenerezza di un papà, il suo essere anche scapestrato, l’appassionato di MotoGP, il marito innamorato, il lato umano di colui che dal 2002 ci racconta la MotoGP (fatta eccezione appunto per il 2014). Ammetto che un paio di volte mi sono commossa (eh lo so, sono sensibile), altre invece ho proprio riso da sola. Ammetto anche che mi è piaciuta molto la sua personale divisione in “razze” dei motociclisti, mi sembrava davvero di vederli.
Una cosa che non ho trovato e che avrei letto volentieri era capire chi fosse stato, lavorativamente parlando, prima che iniziasse a commentare le moto. Ovvero, cosa l’ha spinto a perseguire questa strada. Che tipo di carriera è stata quella ai tempi di Alberto Tomba, di cui ha raccontato le vittorie più belle, che rapporto li legava, le sue emozioni, i suoi timori. Insomma, chi era prima che diventasse il “Guido Meda” che tutti da anni conoscono e collegano naturalmente alle moto e, soprattutto, a Valentino Rossi.
È stato molto bello invece leggere il suo ricordo del Dottor Costa, un personaggio meraviglioso, amato da tutti quelli che capiscono un po’ di moto. Una persona che nel 2004 l’ha aiutato a raggiungere il Mugello in moto, dopo un incidente stradale parecchio grave. Un semplice episodio tra i tanti, l’ennesima dimostrazione della grande sensibilità di colui che è stato il dottore dei piloti, un angelo comprensivo che curava prima di tutto l’anima (e poi le ferite del corpo). Il Dottor Costa è andato ormai in pensione, eppure resta un’istituzione prima di tutto nel cuore degli appassionati. Perché è grazie a lui se molti piloti hanno battuto loro stessi riuscendo a tornare in sella in tempi record dopo un incidente, grazie al suo animo gentile, comprensivo e alla sua capacità di guardare oltre.
Il ricordo di Marco Simoncelli
Ho chiaramente apprezzato molto anche i due capitoli dedicati al Sic e a Valentino. Non poteva che essere altrimenti.
Ho apprezzato la possibilità di poter leggere alcuni aneddoti sul Sic, a distanza ormai di tanti anni da quel 23 ottobre maledetto. E anche qui, il racconto di Meda si fonde con i miei ricordi personali di appassionata che stava trasformando una amore in un lavoro, ricordo che in quel periodo abitavo in Spagna, a Saragozza, e subito dopo l’incidente, che purtroppo non lasciava presagire grandi speranze, avevano interrotto il collegamento e mandato in onda un programma qualunque. Io ero lì che aspettavo dall’Italia un’impossibile buona notizia, e qualche giorno dopo, ricordo che ero andata a cercare su Youtube proprio quei momenti in cui Meda e Paolone (Beltramo, lo storico inviato dai box della gestione Mediaset), con le loro voci conosciute e amiche, davano tristemente la notizia. Rileggere oggi queste cose, fa rivivere il Sic, fa percepire ancora la sua “magia” che non dimenticheremo mai. E con le parole del sottotitolo, Meda lo descrive alla perfezione: “Lo abbracciavamo tutti”.
E infine… Valentino
Il capitolo su Valentino, invece, lo davo un po’ per scontato, anche perché non poteva non esserci. Però in quelle pagine non è racchiusa la solita storia, ma c’è un racconto che va oltre. C’è un Valentino inedito raccontato attraverso gli occhi di mamma Stefania. C’è un’amicizia speciale tra due bambini inseparabili, nata ai tempi dell’asilo, che 30 anni dopo non è mai cambiata. Ci sono le sfide con l’Ape portata al limite nell’età adolescenziale. C’è un ragazzo che dopo la seconda superiore decide di lasciare la scuola e di dare anima e corpo per diventare poi quel Valentino Rossi. Una scommessa, riuscita, di cui Meda ha avuto la fortuna di raccontarne la carriera, le vittorie, la laggenda.
Insomma, un libro che consiglio di leggere a tutti, non solo agli appassionati di motociclismo. Ed essendo arrivata decisamente lunga nel leggerlo, quello che mi chiedo ora, a distanza di qualche anno dalla pubblicazione, se potesse aggiungere un nuovo capitolo, di cosa ci parlerebbe?
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