Usate il cervello

Recenti studi scientifici affermano che le donne avrebbero raggiunto e superato i livelli di intelligenza maschile. Siete certi di quello che dite? Lo dico da donna, eh.

Ci hanno fatto credere di maturare prima di voi ragazzini, di avere un sesto senso innato che neanche “vedessimo la gente morta”, ci hanno raccontato che siamo più intelligenti, ma forse il campione preso in esame è stato creato artificialmente.

Se no non si spiega.

Non mi spiego del perché di alcune cose dette e fatte dalle donne.

Abbiamo voluto la parità, bene. Ottenuta.

Abbiamo iniziato a portare il pane in tavola. Portato e mangiato.

Guadagnare di più, avere ruoli di spessore e Nobel per la ricerca.

Ma poi?

Come sempre citerò il peccato, ma non il peccatore. Giorni fa ho ascoltato una massima che ho trascritto per essere sicura di non perderla nell’aria del locale dove mi trovavo. Ve la riporto:

“Ho sempre pensato che il cervello venga usato per il 6%, il restante viene disperso per occupazioni libere, tipo per i rave”.

Lo diceva un uomo.

“Ecco” direte voi donzelle. “Ci credo che ne usa così poco”.

Sbagliato. E per due ragioni fondamentali.

In realtà la credenza dello sfruttamento del cervello al 10% è una cosa molto diffusa.

E già saliamo di quattro punti. Primo inghippo.

Secondo alcuni infatti, le nostre capacità intellettuali non sarebbero sfruttate a pieno, cioè se riuscissimo ad adoperare anche il restante 90% saremmo in grado di avere dei super-poteri e percezioni extrasensoriali.

Che ne so…

Imparare il cinese entrando in un negozio in Paolo Sarpi.

Fare un uovo marinato meglio di Chef Cracco.

Comunicare con gli alieni quando arriviamo al sesto Gin Tonic.

Roba così insomma.

Un po’ come nel film “Lucy”, dove una fattissima Scarlett Johansson si distrugge nei rave fino a quando le viene impiantata nella pancia una “elaborata” sostanza che accidentalmente esplode, rendendola in grado di fare cose straordinarie.

Ma scherzi a parte, siamo proprio sicuri che l’accrescimento delle potenzialità dipenda tutto dall’educazione e l’allenamento celebrale e senza distinzione di sesso?

A parte i piccoli prodigi che a tre anni suonano Beethoven meglio di Beethoven stesso e tutti quelli che sono inspiegabilmente superdotati di materia grigia utilizzata proficuamente, non vi sono prove di meccanismi adottabili.

Ecco il secondo inghippo.

Il vero problema è quello di sfruttare al meglio quello che riusciamo ad utilizzare. Non dicendo cazzate, per esempio e pretendere di avere ragione. Non offendendo la propria intelligenza con atteggiamenti e parole che fanno presupporre una fuga di cervello.

Sapersi analizzare senza spendere centocinquanta euro dall’analista, ma ascoltandosi un po’ di più. Ragionare su chi e cosa vogliamo essere. Capire che strada prendere e perdersi, per qualcosa in cui crediamo o che vorremmo.

Cambiare le carte in tavola e mettersi in discussione.

Senza il bluff.

Rischiare e lasciare che le idee arrivino da sole.

Non dipendere da nulla se non dallo stare bene. Non pianificare il domani perchè si vive di momenti e occupare il cervello con ipotesi fa perdere il godersi l’attimo.

Essere coerenti, con se stessi, prima di tutto. Le domande servono, ma nella giusta misura.

Non fasciarsi la testa con mille paranoie che diventano un cancro vitale. Ci fanno dubitare di noi stessi. Ci rendono inferiori nel momento stesso in cui cominciano a prendere il sopravvento.

Danno vita ad un meccanismo malato ed in grado di farci sembrare stupidi.

E noi donne siamo bravissime in questo.

Vero?

Va anche aggiunto che purtroppo esiste l’eccezione che conferma la regola.

Se sei un’oca fatta e finita è dura che ti vedano come un cigno.

Con o senza il 10% in questione.

Quindi, ci hanno sempre detto che maturiamo prima del soggetto maschio, cerchiamo di rendere certa questa supposizione.

Su Clara

Sono cresciuta a libri,moda e rock'n'roll. Mangio arte fin da piccola e ho sempre saputo che mi sarei occupata dell'immagine in tutto quello che la riguarda. Dopo i canonici anni di Liceo Artistico frequento l'Istituto Marangoni e l'Accademia del Lusso e della Moda a Milano dove spazio tra creazioni, styling e scrittura di settore. Ho una passione per il vintage a cui do una seconda vita, riutilizzando accessori e complementi d'arredo la cui immagine si stravolge e ne esce completamente rinnovata, la linea si chiama Resurrection Design, un nome che è tutto un programma, ma soprattutto una filosofia sulle possibilità. Scrivo, disegno e dispenso consigli su quello che sarà cool, una sorta di guida semiseria di quello che fotografo in giro per la City con l'occhio marcato dall'eyeliner e che racconto come se fosse una storia. Rido tanto, sogno molto e macino chilometri...ma sempre con un certo stile!

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