Sono andati a baciarsi a Kiev

Li ho sempre visti sotto casa mia. Stanno in una sala illuminata a giorno della Pinacoteca dell’Accademia di Brera, incuranti di tutti gli occhi che li osservano. Si baciano e tutto intorno il mondo sparisce, perché è così che dovrebbe essere.

Lui, lei e un’ombra nella stanza accanto.
Non mi è mai importato nulla a chi appartenesse, mi rapivano loro.
Le loro mani e la consapevolezza che tutto ciò che conta nel tempo di un bacio fosse lì, nello spazio di una tela dipinta ad olio.
L’abbandono di lei e la virilità di lui nel trattenerla a sé, prima di fuggire in battaglia. Perchè di questo si tratta.
Un saluto che accomuna l’universo innamorato e che fa quasi pensare a “Non disturbare”, che sia anche per pochi istanti.
Li ho trovati distanti chilometri sotto il cielo, o meglio la terra, di Kiev.
Intenti a fare quello per cui sono nati, in un vagone della metropolitana, semi illuminato da una contemporanea e volgare luce al neon.
Nessuna ombra dietro di loro. Solo io davanti, a guardarli.
Con lo stesso imbarazzo di sempre, ma con la certezza che siano fatti per stare insieme.
Eternamente ed ovunque.
Il Bacio di Francesco Hayez è una delle opere ricollocate, attraverso un abile uso del fotoritocco, in un periodo moderno dal designer ucraino Alexey Kondakov.
Lo ha fatto scegliendo opere di artisti come Caravaggio, Regnier ed altri dalla fama indiscussa nel mondo dell’arte, estrapolando i loro soggetti ed inserendoli in uno spaccato quotidiano legato alla città di Kiev.
Il progetto si chiama “2 REALITY” e sta facendo in giro del web.

Su Clara

Sono cresciuta a libri,moda e rock'n'roll. Mangio arte fin da piccola e ho sempre saputo che mi sarei occupata dell'immagine in tutto quello che la riguarda. Dopo i canonici anni di Liceo Artistico frequento l'Istituto Marangoni e l'Accademia del Lusso e della Moda a Milano dove spazio tra creazioni, styling e scrittura di settore. Ho una passione per il vintage a cui do una seconda vita, riutilizzando accessori e complementi d'arredo la cui immagine si stravolge e ne esce completamente rinnovata, la linea si chiama Resurrection Design, un nome che è tutto un programma, ma soprattutto una filosofia sulle possibilità. Scrivo, disegno e dispenso consigli su quello che sarà cool, una sorta di guida semiseria di quello che fotografo in giro per la City con l'occhio marcato dall'eyeliner e che racconto come se fosse una storia. Rido tanto, sogno molto e macino chilometri...ma sempre con un certo stile!

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