I sentimentalismi non sono poi così tanto anonimi. Faccio cose, vedo gente. Sarebbe più semplice riassumere così, ma sta di fatto che vivo in pieno le cose che mi succedono e vedo le persone a cui accadono le stesse cose
Poi mi fermo a pensare e analizzo. Trovo le differenze, se queste possono esserci, inforco un paio di stilosissimi occhiali e da moderna Signora Freud mi faccio due domande, con una vagonata cosmica di risposte al seguito.
Bei soggetti noi donne.
Soffriamo per una non-chiamata, per un non-messaggio e per una non-parola.Quindi si potrebbe dire che basta che ci manchi la comunicazione per soffrire. Stacchiamo la spina di rapporti in cui basterebbe solo dire-fare-baciare e non necessariamente in quest’ordine, ma sarebbe la cura giusta, per ritornare a capirsi.
Ci disperiamo davanti ad uno schermo illuminato da un online che non è per noi, consumiamo litri di mascara ultra black per delle parole lette e forse male interpretate, ma restiamo lì. Imperterrite, rassegnate alla sofferenza che sappiamo arriverà inesorabile.
Ci aggrappiamo ad altre parole, scambiate con chi può capirci e ci mordiamo la lingua per dirne altre di cui, siamo certe, arriverebbe il pentimento.
Parole, parole, parole.
Quante ne sapeva Mina, eh? Che avanti.
Avanti Signore, avanti.
Perché è lì che serve guardare e se poi arriverà il silenzio, vuol dire che è più necessario di mille altre sillabe unite.
“Il cliente da lei desiderato, non è al momento raggiungibile”.
Amen.
Colonna sonora, neanche a dirlo: Mina. Qui la discografia