Un giorno di festa di Graham Swift racconta, con penna misurata, una giornata memorabile, pennellando momenti indimenticabili e incastrando temi significativi con una disinvoltura mirabile. Senza lungaggini, ma anche senza fretta, prendendosi il tempo del giusto respiro all’interno di uno spazio calibrato.
Un giorno di festa di Graham Swift
Nel 1924 il Mothering Sunday coglie l’Inghilterra in una domenica di fine marzo baciata dal sole, perfetta per festeggiare la ricorrenza nonostante gli strascichi della guerra. Guerra che non ha risparmiato nessuno, nemmeno le ricche famiglie come i Niven, gli Sheringham e gli Hobday, decurtate di beni materiali e di prole, ma che non rinunciano ai festeggiamenti. Anche perché Paul, il rampollo rimasto di casa Sheringham, si sposerà a breve con la figlia degli Hobday.
Tutto si svolge in questa giornata e tutto seguendo le tracce di Jane, orfana a servizio dei Niven e amante segreta del rampollo Paul. Invece di passare questa giornata con la madre che non ha, Jane ha in programma di leggere nella casa che resterà vuota. Ma Paul le scombina i piani, invitandola ad un convegno amoroso nella sua villa svuotata da familiari e personale.
Con penna misurata, Swift racconta questa giornata memorabile, alternando ricordi e futuro della protagonista ad un presente al gusto d’eccezione, pennellando momenti indimenticabili e incastrando temi significativi con una disinvoltura mirabile. Senza lungaggini, ma anche senza fretta, prendendosi il tempo del giusto respiro all’interno di uno spazio calibrato.
Jane donna e scrittrice
Jane è una donna non usuale per quell’epoca: disinibita e lettrice. Ancor più se pensiamo alla sua condizione di orfana e di donna di servizio. Talmente inusuale da diventare una scrittrice. Sono incantevoli l’ironia, la sfacciataggine, la curiosità, la maniera di stare al mondo che Jane vive con una naturalezza disarmante.
Jane si avvicina ai libri tramite la biblioteca di casa Niven, scegliendo però i libri d’avventura che normalmente fanno gola ai ragazzi. Ma Jane non si ferma certo davanti agli steccati: cameriera lettrice, donna lettrice di libri per uomini, cameriera amante di un rampollo, scrittrice in tarda età. Tutti steccati che non vengono buttati giù con le spallate della rabbia, ma scavalcati con semplice noncuranza, facendo sembrare normale ciò che dovrebbe esserlo ma non lo è.
Quando poi concede interviste da scrittrice ormai affermata, gioca con le risposte, non arrivando mai a rivelare ciò che più le appartiene, ma lanciando frecciatine e alludendo, come a dare in pasto al pubblico ciò che si aspetta, facendo intendere qualcosa che va un poco oltre ma mai lì dove è arrivata. Le riflessioni sulla scrittura costellano il testo con grazia, sparse qua e là ma senza invadenza.
La vita stessa poteva essere una grande avventura. Era quello il messaggio (oggi lo si sarebbe chiamato il sottotesto) in tutti quei libri. Esisteva forse un altro modo di vivere? E l’avventura non doveva necessariamente comportare la presenza di pirati o di fughe miracolose. Poteva consistere anche solo in un costante azzardo mentale. Nel supporre, o nell’immaginare. Sì, immaginare. Come utilizzavano il loro tempo gli scrittori? Erano gli esseri meno inclini all’avventura sulla faccia della terra, seduti tutto il giorno alla loro scrivania.
La casualità della vita
Le svolte della vita sono molte e spesso non guidiamo noi, il caso gioca un ruolo fondamentale: sa donare e togliere, a volte in uno spazio di tempo brevissimo. Jane è orfana, ma è stata affidata ad una struttura che permette un’educazione scolastica agli ospiti, fattore insolito e non di poco conto nella vita della protagonista. Il signor Niven le concede di prendere i libri della biblioteca, pure quelli sicuramente letti dai figli persi in guerra, permesso non scontato.
E poi la casualità più dolce e terribile insieme, quella della giornata in questione. Nell’arco di poche ore, Jane passa da una gioia piena, cioè l’incontro amoroso con Paul passando dall’entrata principale, ad un dolore penoso, per altro da doversi tenere per sé.
La democrazia della nudità
Le pagine più riuscite sono quelle dedicate all’incontro amoroso con Paul, o meglio, quelle che seguono l’incontro e quelle dedicate a Jane che vaga per la dimora degli Hobday: filo conduttore è la nudità della ragazza. Sono pagine da leggere, da gustare, ipnotiche e vivide.
Nella prima parte sono nudi sia Jane che Paul e la ragazza, stesa sul letto mentre Paul si prepara per andare a pranzo con la futura sposa, si perde in pensieri tutti suoi, scaturiti dalla camera e dalla nudità via via coperta di Paul, una nudità che forse sola può metterli sullo stesso piano.
Nella seconda parte Jane vaga per la villa continuando a rimanere nuda, da un lato profanando la dimora, dall’altro donandole una luminosità che forse non ha mai avuto, iniettando vitalità impertinente ad ogni passo.
[…] il senso autentico delle biblioteche, le veniva a volte di pensare, non stava nei libri in sé, ma nella capacità di preservare un’atmosfera da santuario maschile, che nessuno doveva permettersi di turbare.
Perciò, era difficile pensare a qualcosa di più scioccante di una donna che entrasse nuda in una biblioteca. L’idea in sé era sconvolgente.
Graham Swift – Un giorno di festa – Neri Pozza
Traduzione: Luca Briasco