Lorenzo Marsili e Yanis Varoufakis – Il terzo spazio

Il terzo spazio, oltre establishment e populismo – Lorenzo Marsili e Yanis Varoufakis

Il terzo spazio. Oltre establishment e populismo è un saggio scritto a quattro mani da Lorenzo Marsili e Yanis Varoufakis. In questo libro vengono poste le basi per la creazione di un Terzo Spazio capace di superare il dualismo attuale tra l’establishment e le false alternative che stanno portando l’estrema destra a governare in mezza Europa.

La vera crisi del nostro tempo è una crisi democratica. Più precisamente, è una crisi dovuta all’incapacità della democrazia di guidare una profonda ristrutturazione di un sistema morente e fautore di miseria e ineguaglianza. Si rimane, così, preda di un’economia truccata in una democrazia corrotta.

L’importanza della saggistica

La saggistica politica ed economica rappresenta oggi l’ultima àncora di salvezza per chi voglia comprendere profondamente le dinamiche della nostra società. Inutile cercare articoli nella miriade di giornali online, scrollare le fan page dei personaggi che ci interessano, iperlinkare fin quando non c’è più spazio per aprire pagine nuove sul desktop: se non si legge la saggistica non si può avere un pensiero politico costruito su basi solide, ragionamenti approfonditi ed idee discusse analiticamente. È il più antico metodo d’apprendimento: gli occhi fissi sulle pagine, le sagge dita a sfogliarle, la matita che ne sottolinea i pensieri ritenuti fondamentali, attenzione profonda, zero distrazioni da notifiche social, determinazione a conoscere.

Uscire dal fondamentalismo di mercato

È un’idea molto interessante quelle che viene proposta nel testo, in quanto stimola il lettore a cercare una nuova strada ancora poco battuta ma che ha già dato segni di intensa vita. Non è l’uscita dall’Europa, per gli autori dell’opera, la salvezza per gli Stati nazionali dalla crisi permanente in cui sono versati causa lo status quo dei partiti tradizionali, ma è l’uscita dal fondamentalismo di mercato, il vero motore dell’ingiustizia e della diseguaglianza che sta impoverendo sempre di più la popolazione europea la quale, a sua volta, diviene sempre più esposta ai nazionalismi xenofobi delle nuove destre estremiste.
Gli autori puntano il dito contro gli Stati nazionali dell’Unione Europea, rei di tutelare esclusivamente i mercati e non i suoi cittadini e di aver conferito alle istituzioni europee i poteri di politica economica della propria nazione, con l’intervento di agenti esterni della tecno-finanza globale che decidono cosa gli Stati dell’Unione debbano fare. Come l’analisi della banca d’affari JP Morgan del 2013, riportata nel libro, che richiedeva “agli Stati del Sud Europa di abbandonare le proprie costituzioni antifasciste che ancora contemplano idee ormai screditate quali la protezione dei diritti del lavoro e il diritto alla protesta di fronte a cambiamenti politici indesiderati”.

Yanis Varoufakis

False alternative

Sono anche le false alternative, che stanno emergendo negli ultimi anni, che puntano il dito contro fenomeni come l’immigrazione per camuffare un mantenimento dello status quo basato sul fondamentalismo di mercato. Basti pensare che Trump, votato dalle classi più deboli degli Stati Uniti, parlava di difendere i lavoratori e mettere un freno alla finanza, ma larga parte della sua amministrazione proviene dalle banche d’affari e diciotto membri del suo governo hanno una ricchezza accumulata maggiore di quella di 45 milioni di americani. La domanda che pongono gli autori è la seguente: è l’establishment stesso, in un gioco di specchi, a fingersi o divenire populista?

La democrazia rappresentativa è preda di un falso sistema di alternanza, in cui i governi si possono certamente cambiare, e si può pur sempre votare, ma a patto di non trasformare niente della sfera economica.

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Democrazia di prossimità e alleanze transnazionali

La soluzione ad un terzo spazio, secondo gli autori, va ricercata attraverso quella che viene denominata Democrazia di prossimità. Riportando alcuni esempi di protesta che hanno fermato direttive di austerità tese ad impoverire i paesi a cui erano rivolte in Portogallo, Spagna e Grecia, si sono creati dei movimenti di disobbedienza civile che sono riusciti a tutelare le parti più deboli della società e mettere un freno alla finanza speculativa spesso celata dietro espressioni come necessità di pareggio di bilancio del debito e similari. Attraverso questi movimenti è tornata la partecipazione dei cittadini nelle scelte che li interessano, ma tutto ciò è possibile solo attraverso l’impegno ed il coraggio dei cittadini stessi di riprendersi lo spazio politico che gli appartiene per mezzo della lotta e del dissenso, che non svuotano la democrazia ma la rendono più giusta e funzionale, correggendone almeno in parte le storture più evidenti.

L’uscita da un sistema ingiusto non è mai avvenuta per grazia ricevuta. Non è mai avvenuta per una pulsione morale dei potenti. Ma è stato il risultato della lotta di donne e uomini che anche nei periodi più bui della nostra storia restarono convinti che oppressione e ingiustizia si potessero combattere con una visione forte di democrazia ed eguaglianza.

Un terzo spazio che deve ambire anche a costruire politiche di alleanze transnazionali, che sia espressione di quanti intendano stabilizzare l’Europa trasformandola. Sperando di non rivedere mai più una Grecia abbandonata dagli altri Stati quando è sotto minaccia di austerità come avvenuto nel 2015, o l’inosservanza, da parte dei Paesi membri, delle quote di distribuzione dei migranti che arrivano sulle coste dei paesi del Mediterraneo dell’Unione.

Per il cambiamento serve coraggio

Cambiare si può, si deve, ma serve osare, rischiare, mettersi in gioco. Se non fosse stato per le forze anti-sistema, non saremmo mai usciti da sistemi che istituzionalizzavano la schiavitù o negavano il voto alle donne. Bisogna informarsi ed unirsi se vogliamo che la situazione migliori da un punto di vista effettivo, ma è il nostro Paese quello che preoccupa di più.
Mentre negli altri Paesi del Sud dell’Unione, in Grecia, in Spagna ed in Portogallo, la società civile ha preso coscienza, non abbassa la testa e dà risultati di un certo spessore politico, da noi in Italia la situazione è ben diversa: vige un appiattimento culturale senza eguali nella storia, non c’è una briciola di fermento neanche ad andarla a scovare nei nostalgici circoli anarchici, un disinteresse totale per la cosa pubblica e per i problemi della società che ha dell’imbarazzante, a nessuno importa nulla di niente e di nessuno.
Cosa ci vuole per prendere consapevolezza? Uscire dall’eredità lobotomizzante berlusconiana potrebbe essere il primo passo, ma il problema è che i suoi successori, seppur camuffati da bandiere diverse, perseverano sullo stesso gioco del convincimento televisivo e della mediocrità intellettuale;

Le conclusioni non possono che essere le seguenti: non c’è futuro senza lotta, non c’è evoluzione senza disobbedienza, non c’è crescita senza dissenso.

Non è il tempo della malinconia e dell’abbandono. È il tempo del coraggio e dell’impegno.

Lorenzo Marsili, Yanis Varoufakis – Il terzo spazio. Oltre establishment e populismo – Laterza

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Su Roberto Bruccoleri

Nato ad Agrigento nel 1983, si forma a cavallo degli anni '90 tra sale giochi, campi di calcetto di cemento e spiagge incontaminate, a 18 anni ha la fortuna di andare a studiare a Roma e lì la vita gli comincia ad offrire le meraviglie che è capace di elargire. Instancabile viaggiatore e famelico lettore, si vanta continuamente di essere nato a metà strada tra i paesi natii di Sciascia (Racalmuto) e Pirandello (Porto Empedocle), la sua massima è: "l'ignoranza è la verginità della mente".

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