Mark Haddon – Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte

Un pomeriggio passato con questo libro, 6 ore domenicali ben spese nonostante il lavoro che incombe (o che non incombe), i fastidi della vita, la stanchezza e chi più ne ha…

La difficoltà dell’amore genitoriale

La butto lì subito, così poi posso mettere da parte le mie frustrazioni: quello di Haddon, è uno di quei libri che avrei tanto voluto essere stato in grado di scrivere.
Ci vuole uno sforzo enorme, infatti, una sensibilità fuori dal comune per entrare nelle logiche di pensiero di un ragazzino autistico (nello specifico affetto da Sindrome di Asperger), cercare di comprenderne il particolare concetto di verità, il suo rapporto con la volubilità umana e la consapevolezza di essere obbligato a una visione del mondo troppo diversa da quella di chi ti sta intorno. Haddon, con una scrittura lieve e una trama incentrata sull’uccisione di un cane e le seguenti illuminanti investigazioni del 15enne Christopher, il protagonista, è riuscito a descrivere l’autismo cercando di farne un ritratto il più possibile onesto (nel male, ma anche nel bene), portando alla luce tutto, soprattutto quel tabù ritenuto inconfessabile che è l’amore mischiato alla fatica tipico dei genitori di bambini affetti da patologie gravi; un sentimento difficile da trattare ma che lo scrittore britannico dipana con rispetto, onestà e senza la tipica paura buonista di affermare che, in alcuni casi, il sentimento di un padre o di una madre può avere dei limiti, può vacillare sotto i colpi delle difficoltà della vita.

Rain Man non c’entra nulla

Col suo libro Haddon è riuscito a farci dimenticare che l’autismo non è soltanto l’immagine consegnata ai posteri da Rain Man, tipico esempio di catarsi cinematografica americana tanto coinvolgente quanto fasulla. La maggioranza delle persone, infatti, ha così tanta paura della malattia mentale da cercare di nasconderla alla vista e, se proprio è obbligato ad averci a che fare, si impegna a infiocchettarla in maniera da renderla più accettabile, meno letale. La alleggerisce, ne minimizza la sofferenza ed enfatizza gli aspetti di colore, ne mortifica il senso facendone una banale caricatura, come se un autistico, alla fine della fiera, fosse solo un eccentrico matematico mancato, oppure, un bimbo affetto da sindrome di Down, solo un simpatico bambinone rotondetto con gli occhi che ridono.
Lo scrittore britannico, con Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte se ne frega di queste paure, spazza via il pudore ipocrita tipico che avvolge questo argomento e consegna alla letteratura un racconto tra i più gradevoli e ma soprattutto tra i più sinceri degli ultimi anni.

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Su massimo miliani

Ho il CV più schizofrenico di Jack Torrence, per questo motivo enunciare qui la mia bio potrebbe risultare complicato. Semplificando, per lo Stato e per l'Inpgi, attualmente risulto essere giornalista.

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