La scienza degli addii di Elisabetta Rasy racconta la storia d’amore tra Nadezda e Osip Mandel’stam, uno dei poeti più importanti del ‘900. Ma è anche un romanzo d’amore per la letteratura e la poesia russa.
La scienza degli addii di Elisabetta Rasy
La Scienza degli Addii è un romanzo d’amore. Un romanzo che racconta la storia d’amore tra Nadezda e Osip Mandel’stam, uno dei poeti più importanti del ‘900. Ma è anche un romanzo d’amore per la letteratura e la poesia russa. In fondo, in quale altro paese al mondo si rischiava di morire per aver scritto una poesia ?
Ho imparato la scienza degli addii
Nel piangere notturno, a testa nuda. 1
Il romanzo di Elisabetta Rasy, pubblicato per Rizzoli nel 2005, ci accompagna dal primo incontro tra una giovane ragazza diciannovenne e il poeta, attraverso le peregrinazioni e la vita errante di questa coppia fino alla morte di Mandel’stam in un lager di transito.
Il libro ci trasporta in un’atmosfera confusa, tra gli anni ’20 e ’30 del secolo scorso, anni difficili in una Russia che aveva visto avvicendarsi diversi poteri e i cui cambiamenti si riflettevano bene nel susseguirsi di nomi attribuiti alla stessa città – San Pietroburgo, Pietrogrado, Leningrado.
Leggere questo libro è un po’ come partecipare a un caccia al tesoro: ogni capitolo inizia con alcuni versi di una poesia e anche all’interno della narrazione sono presenti versi di Mandel’stam e di altri autori a lui contemporanei (non poteva essere altrimenti, Anna Achmatova fu una sua grande amica, in gioventù si era invaghito di Marina Cvetaeva e Pasternak telefonò proprio a Stalin per informarsi della sorte del poeta).
Osip Mandel’stam, l’amore e la letteratura
Quando pensi cosa ti lega al mondo
stenti a crederci: un niente,
la chiave notturna d’una casa altrui,
un soldino d’argento in tasca,
la furtiva celluloide di un film… 2
Quando ho iniziato a leggere il libro conoscevo in parte la storia di Mandel’stam e temevo quindi che potesse non rendergli giustizia, ma l’autrice è riuscita a ricostruire questa grande storia d’amore in modo rispettoso e delicato.
I capitoli sono densi di fatti, avvenimenti e personaggi, si percepisce bene il senso di precarietà che ha contraddistinto i quasi vent’anni di vita della coppia e i continui spostamenti e cambi di domicilio che hanno riportato Mandel’stam alle sue origini, un ebreo errante che a un certo punto è stato condannato a essere “esiliato, ma mantenuto in vita”.
Una storia d’amore di questo tipo merita di essere conosciuta, un amore che portò Nadezda a copiare e nascondere i versi del marito, a impararli a memoria e a ripeterli giorno e notte affinché potessero sopravvivere. Mandel’stam infatti, che già era inviso al regime, vide la sua situazione precipitare tragicamente in seguito alla stesura del celebre epigramma a Stalin, dove aveva definito il dittatore il “montanaro del Cremlino per il quale ogni morte è una cuccagna”.
Un romanzo non solo per appassionati di letteratura russa, ma per chiunque sappia apprezzare una bella lettura e scoprire la storia di un grandissimo poeta. Molto belle, in particolare, le pagine conclusive del romanzo, dove Nadezda ribalta il mito di Orfeo e Euridice e ridiscende negli inferi per recuperare il suo poeta, i suoi scritti e la sua memoria.
D’altronde Varlam Salamov, che come lui aveva sperimentato il gulag e che dedicò agli ultimi giorni di Mandel’stam un racconto – Cherry Brandy – lo aveva scritto: “egli credeva nell’immortalità dei propri versi“.
1 Tristia, traduzione di S. Vitale
2 Sono ancora lontano dall’essere patriarca, traduzione di S. Vitale
Elisabetta Rasy – La scienza degli addii – Rizzoli