Mamma è matta, papà è ubriaco di Fredrik Sjöberg racconta una storia semplice, ma quello attrae davvero in questo libro è passare qualche ora con Fredrik Sjömberg mentre ci fa vivere un’avventura fuori dai circuiti tradizionali.
Mamma è matta, papà è ubriaco di Fredrik Sjöberg
Un vecchio adagio che si usa in teatro recita che il tal dei tali potrebbe leggere anche l’elenco telefonico, risultando comunque affascinante e coinvolgente. Mostro sacro applicato a queste diceria fu l’ineguagliabile Vittorio Gassman che, in un’impeto di autoironia e maestria totale, lesse i menù di una trattoria romana trasformando il vernacolo in poesia, in teatro.
La diceria esprime di certo una verità, rimane però da scoprire quale tra le tante. Una prima di certo è quella sulla qualità artistica di chi è in grado di compiere un così complesso salto carpiato. La seconda, citando McLuhan, verrebbe da dire che spesso il contenuto è il suo mezzo e viceversa.
Questo piccolo preambolo per parlare oggi di uno dei miei autori contemporanei preferiti, un autore sui generis che di sicuro riderebbe ad essere presentato così. Mesdames et Messieurs: oggi parliamo di Friedik Sjömberg e del suo ultimo libro Mamma è matta, Papà è ubriaco, uscito per Iperborea che ne possiede il catalogo italiano.
Friedik Sjömberg è un entomologo, giornalista e collezionista di mosche, veneratore sano del verbo di Linneo. La sua passione per la classificazione di piccoli esseri viventi, oltre che da spunto per il suo maggior successo letterario L’arte di collezionare mosche, gli è valsa un’esposizione alla Biennale di Venezia per la raccolta più grande al mondo di sirfidi.
Per chi volesse appassionarsi a questo ineffabile scrittore svedese consiglio prima di tutto di prendere alcune cautele: la prima, comprare una bella chaise-longue, nel caso non vi possiate permettere di comprare un’isola come ha fatto il sopra detto signor Sjömberg. La seconda avvertenza è quella di abbandonare la ricerca di scenari apocalittici e scogliere in cui far cadere il proprio corpo mutilato dall’amore. Lasciate perdere. Mettetevi piuttosto nella condizione mentale di un esploratore, un Sissi e Biribissi appena cresciuto, curioso e colto, nerd e godereccio. Se lo farete sarete pronti ad entrare nel mondo di Sjömberg!
Abbandonatevi quindi al flusso delle parole, allo scorrere delle sillabe sulla carta, ai giri concentrici ma anche divergenti della narrazione. Se non vi piacerà il posto in cui sarete arrivati di certo vi sarà piaciuto il viaggio.
Un moto di irrefrenabile curiosità e stupore
Mamma è matta, papà è ubriaco parte da un espediente molto semplice. Lo scrittore svedese inizia a seguire le tracce di un pittore, decisamente poco considerato dalla storia dell’arte mondiale, che avrebbe dipinto un quadro affasciante: Hanna e Lillan nel 1921.
Un quadro che racchiude in sé un’epoca eppure ne esula per stile e collocazione. Incuriosito da alcuni particolari, Fredrik Sjömberg si lancerà alla ricerca della biografia dell’autore di questo dipinto enigmatico e semplice, Anton Dich.
Del resto, questo pittore dimenticato dai circuiti artistici internazionali forse ingiustamente, è il casus belli perfetto per Sjömberg, per il suo essere stato un bohémien scandinavo in giro per l’eccitante Europa degli anni ‘20, per la sua capacità unica di scomparire completamente nonostante le frequentazioni e i contatti importanti. Anton Dich incrocerà Modigliani, Picasso, Cendrars, sfiorerà la vita del jet set, ma ostinatamente ne rimarrà anche lontano.
Anton Dich toccherà anche l’Italia, precisamente Bordighera, dove passerà almeno sette anni e dove il pittore sarà anche seppellito come persona degna di nota della piccola comunità ligure.
La storia è semplice, anche se ovviamente ben più ricca di quello che vi ho brevemente descritto, ma quello attrae davvero in questo libro è passare qualche ora con Fredrik Sjömberg mentre ci fa vivere un’avventura fuori dai circuiti tradizionali.
La scrittura dello svedese non è mai lineare, apre parentesi che si chiudono dopo poche righe, poi riprende e si infila in un altro rivolo dopo poco. Quello che conta però è seguire l’avventura non solo del protagonista, ma anche del narratore, perché mentre racconta imbastisce un metodo di ricerca, puntella con precisazioni storiche o culturali che alla fine compongono un puzzle galvanizzante.
Se dovessi inserire Sjömberg in una categoria di scrittori, forse sceglierei quella dei libri di avventura, anche se qui manca parte del côte di genere. La sensazione, leggendo un libro di Sjömberg è quella di un moto di irrefrenabile curiosità e stupore che spinge a cercare la storia di ogni piccolo oggetto che si trovi di fianco a noi, l’irrequietezza di chi cerca di capire il mondo attorno a sé. Che sia un’isola o un continente.
Fredrik Sjöberg – Mamma è matta, papà è ubriaco – Iperborea
Traduzione: Andrea Berardini