Chi manda le onde, Fabio Genovesi

Recensione breve – Chi manda le onde di Fabio Genovesi, Mondadori, 2015, 391 p.

Perché sì
1. Propone alcuni momenti indubbiamente divertenti, sono raccontate scene che strappano letteralmente la risata durante la lettura, cosa non così facile, soprattutto quando sei in treno e punti a darti un contegno.
2. Spunti interessanti esistono, alcune massime tratte dalle vite dei personaggi sono valide e niente affatto banali.
3. Una carrellata di personaggi sopra le righe, di facile impatto e manegevolezza, abbastanza stereotipati da non richiedere impegno.
4. Lettura scorrevole nonostante la mole importante, non credo qualcuno possa accampare difficoltà nel portarlo a termine, anche qualora lo si trovasse poco interessante o estraneo alle proprie corde non si parlerà di impresa per averne concluso la lettura.
5. Se piace l’idea di tre protagonisti diversi che raccontano dal proprio punto di vista, con il linguaggio che si adatta al parlato di ognuno di loro.

Perché no
1. Dopo tante parole e tante vicende si resta con la netta sensazione di non essere arrivati a nulla, di non aver portato a termine un percorso.
2. La caricaturalità dei personaggi eccessiva, le bizzarre vicende spinte oltre, anche il grottesco deve essere gestito per riuscire nell’intento, altrimenti diviene fine a se stesso.
3. Personaggi a cui la mano calcata non conferisce profondità, restano in superficie e poco dinamici, costruiti come macchiette fanno fatica ad uscirne, a trovare spazio per il respiro.
4. Alla fine il tentativo di adattare il linguaggio alla voce di volta in volta narrante non porta grandi benefici, la narrazione risulta comunque paradossalmente piatta.
5. Al netto della particolarità dei personaggi e delle divertenti e stralunate vicende, rimane la poca incisività del libro che non lo rende memorabile, chiuso il libro finito di pensarci.

Descrizione (ufficiale, non mia)
Ci sono onde che arrivano e travolgono per sempre la superficie calma della vita. Succede a Luna, bimba albina dagli occhi così chiari che per vedere ha bisogno dell’immaginazione, eppure ogni giorno sfida il sole della Versilia cercando le mille cose straordinarie che il mare porta a riva per lei. Succede a suo fratello Luca, che solca le onde con il surf rubando il cuore alle ragazze del paese. Succede a Serena, la loro mamma stupenda ma vestita come un soldato, che li ha cresciuti da sola perché la vita le ha insegnato che non è fatta per l’amore. E quando questo tsunami del destino li manda alla deriva, intorno a loro si raccolgono altri naufraghi, strambi e spersi e insieme pieni di vita: ecco Sandro, che ha quarant’anni ma vive ancora con i suoi, e insieme a Marino e Rambo vive di espedienti improvvisandosi supplente al liceo, cercando tesori in spiaggia col metal detector, raccogliendo funghi e pinoli da vendere ai ristoranti del centro. E poi c’è Zot, bimbo misterioso arrivato da Chernobyl con la sua fisarmonica stonata, che parla come un anziano e passa il tempo con Ferro, astioso bagnino in pensione sempre di guardia per respingere l’attacco dei miliardari russi che vogliono comprarsi la Versilia. Luna, Luca, Serena, Sandro, Ferro e Zot, da un lato il mare a perdita d’occhio, dall’altro li profilo aguzzo e boscoso delle Alpi Apuane.

Valutazioni emotive:
Felicità   56%
Tristezza   44%
Profondità   33%
Appagamento   36%
Indice metatemporale   24%

Voto - 38%

38%

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Su Giuseppe Ponissa

Aga la maga; racchetta come bacchetta magica a magheggiare armonie irriverenti; manina delicata e nobile; sontuose invenzioni su letto di intelligenza tattica; volée amabilmente retrò; tessitrice ipnotica; smorzate naturali come carezze; sofferenza sui teloni; luogo della mente; ninfa incerottata; fantasia di ricami; lettera scritta a mano; ultima sigaretta della serata.

2 Commenti

  1. Ciao Agafan,
    dissento per quanto riguarda il linguaggio. La scelta di utilizzare il neostandard linguistico l’ho trovata molto azzeccata ed è riuscito anche a rendere bene il parlato senza sembrare artificioso. Per quanto riguarda le idiosincrasie dei vari personaggi le ho trovate necessarie e non mi è sembrato per nulla piatta la narrazione. A dire la verità a me è piaciuto soprattutto il linguaggio, il modo in cui è stato scritto quindi e qualche bella immagine che è riuscito a rendere, ecco, la storia per me è passata in secondo piano 🙂
    (la compagna di Moscardo)

    • Ciao Valentina,
      la premessa naturalmente è che non c’è verità ma gusti, quindi credo potremmo discuterne all’infinito senza cambiare posizione. Detto ciò, l’idea generale che mi ha dato il libro è di forzatura, di ricerca dell’effetto, senza nemmeno avere idee forti a supporto. Tutto, dal linguaggio ai personaggi alle vicende, mi pare portato all’eccesso, ma alla fine non rimane nulla. L’idea del linguaggio non mi è dispiaciuta, ma mi pare che alla fine non abbia portato nessun vantaggio e non abbia caratterizzato particolarmente i personaggi. Detto questo, è sempre stimolante discutere di libri, capita sempre meno spesso

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