Bruges la morta - Georges Rodenbach

Bruges la morta – Georges Rodenbach

Bruges la morta di Georges Rodenbach è un testo che si legge in poco tempo nonostante sia permeato da tristezza e malinconia infinite. Un piccolo concentrato di dramma giocato su una scrittura suggestiva, capace di partorire frasi significative e di condurci all’interno di un’anima in pena.

Bruges la morta di Georges Rodenbach

Hugues Viane ha perso la moglie e si trasferisce a Bruges, città che nei suoi viaggi ha individuato come la più adatta al suo stato d’animo di vedovo. Un giorno incrocia una donna identica alla sua defunta moglie e fa di tutto per rivivere con la nuova donna l’amore che lo legava alla moglie. La trama è tutta qui e le pagine sono poche, un testo che si legge in poco tempo nonostante sia permeato da tristezza e malinconia infinite. Un piccolo concentrato di dramma giocato su una scrittura suggestiva, capace di partorire frasi significative e di condurci all’interno di un’anima in pena.

Bruges protagonista

La città, anch’essa bella e amata un tempo, incarnava così i suoi rimpianti. Bruges era la sua morta, e la sua morta era Bruges. Tutto era unito da un identico destino: era Bruges-la-Morta, anch’essa sepolta nella tomba dei suoi quasi di pietra, con le arterie gelate dei suoi canali, da quando aveva smesso di battervi il grande respiro del mare.

Bruges è una città che ho visitato ben tre volte, di cui l’ultima proprio quest’estate. Va da sé che la suggestione di leggere questo libro mi è venuta proprio dalla mia frequentazione della città che, per inciso, è davvero stupenda come chiunque ci sia stato dice. Lo stesso autore introduce la storia avvertendo come Bruges sia protagonista tanto quanto i personaggi che vi si muovono, non è una vicenda che può prescindere dall’ambientazione.

In effetti Bruges è presente più che mai in queste righe. Una città malinconica, che con la sua prevalenza di grigio accompagna coerentemente l’anima sofferente di Hugues, anzi è stata scelta da quest’ultimo appositamente per potersi crogiolare nei propri turbamenti. Hugues cammina per le strade di Bruges, la vive come tomba delle sue felicità, la crede compagna ideale di discrezione e tranquillità.

Ma le città appaiono come vogliamo che ci appaiano. Lo stesso Hugues non trova più la città così triste nel momento in cui un nuovo stato d’animo fa capolino. La città sa essere scenario della nostra proiezione, rispecchia quel che abbiamo dentro e brilla della luce di cui la illuminiamo noi. Non è solo così, le città hanno caratteristiche forti, così come gli uomini, ma nulla è cristallizzato: né le anime né le strade.

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Bruges

La vita scorre

Come scritto nella bella prefazione di Marco Lodoli all’edizione Fazi, la vita non si fa imprigionare dagli schemi degli uomini. O, come disse John Lennon, la vita è ciò che ti succede mentre stai facendo altri progetti”. Hugues vede nella nuova donna la sua ex moglie e, al di là della somiglianza fisica, cerca disperatamente anche un parallelismo dell’anima. Ma Jane Scott non è Ofelia, è una donna superficiale e sguaiata e Hugues vive una cocente delusione: sperando di ritrovare l’amata moglie si sorprende ad avere a che fare con un essere umano vivo e vegeto, non certo la statua che ha costruito nella propria memoria.

La somiglianza fisica tra le due donne è davvero tale? O è solo l’illusione di chi cerca nel mondo la proiezione dei propri ricordi? E quanto questi ricordi sono veritieri e non invece, a loro volta, la proiezione della propria disperazione? Qualsiasi sia la risposta, di certo la donna vivente prende il sopravvento sulla morta, e lo fa resistendo ai cambiamenti che Hugues cerca di imporle nella rincorsa di un passato perduto. Jane si muove nel mondo e pretende che il protagonista la segua sullo stesso terreno.

Sensi di colpa

Jane, a conti fatti, vince. Perché Hugues finisce con l’innamorarsi di lei. Non si innamora, come all’inizio, dell’immagine somigliante alla morta, no, perde la testa per la nuova donna con tutti i suoi difetti e le diversità rispetto all’originale. Questo il grande cruccio di Hugues, perché finché la nuova relazione gli appariva come la riesumazione della vecchia, per quanto insolito, non riusciva a scalfire la parvenza di fedeltà alla morta, si rivelava un nascondiglio ideale e inaspettato del proprio cedimento. Ma quando egli stesso smette di mascherare i propri sentimenti, l’evidenza della novità, della vita che ha fatto il suo corso, lo annichilisce, gli rende palese l’autoinganno.

Anche perché, contemporaneamente, si accorge di come l’immagine della morta vada stingendosi giorno dopo giorno, non resistendo intatta nella memoria nonostante il sacrario creato in casa.

Ma il volto dei morti, che la memoria ci conserva per qualche tempo, a poco a poco si altera, deperisce, come un pastello senza vetro la cui polvere evapora. E i nostri morti muoiono per la seconda volta, dentro di noi.

Avevano dunque ragione i pettegolezzi della gente e la vecchia governante a non accettare il comportamento di Hugues? Ai sensi di colpa del protagonista potrebbe sembrare così, ma c’è un’altra grande protagonista del libro: la solitudine. Hugues non regge alla infinita solitudine in cui la morte della moglie lo ha gettato, perché è umano desiderare di non vagare per le strade di una città soli e tristi, la prigione a cielo aperto che si è costruito lo asfissia fino a volerne fuggire.

L’animo di Hugues è lacerato, combattuto tra una fedeltà che sfuma le proprie ragioni ed il mondo che non sa adattarsi ai suoi funerei desideri. Hugues cade per lo stesso motivo per cui amava sua moglie: desiderio di sentirsi vivo, al di là dei morti. Bruges non è morta, la morta è è Ofelia e il suo ricordo la segue a ruota, portando altra morte.

Georges Rodenbach – Bruges la mortaFazi Editore

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Su Giuseppe Ponissa

Aga la maga; racchetta come bacchetta magica a magheggiare armonie irriverenti; manina delicata e nobile; sontuose invenzioni su letto di intelligenza tattica; volée amabilmente retrò; tessitrice ipnotica; smorzate naturali come carezze; sofferenza sui teloni; luogo della mente; ninfa incerottata; fantasia di ricami; lettera scritta a mano; ultima sigaretta della serata.

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