Bret Easton Ellis, Meno di Zero

Meno di zero, romanzo d’esordio di Bret Easton Ellis è uno spaccato arido e puntuale di quella che è stata definita la MTV Generation della metà degli anni 80. Un libro che ha oltre trent’anni ma che riesce a raccontare ancora molto bene una delle età più complicate e affascinanti 

Un romanzo d’esordio sfavillante

Trama, rapidamente: Clay è un diciottenne di Los Angeles tornato in città per le vacanze di Natale dopo aver passato il semestre nel New Hampshire, dove frequenta il college. Clay è ricco, o meglio, la sua famiglia lo è. Passa le sue giornate tra feste, giri in macchina, la compagnia dei suoi amici figli di produttori/star di Hollywood, un’ex fidanzata di nome Blair, ore apatiche davanti alla rotazione di clip della neonata MTV, cocaina alternata a valium e un sesso meccanico oltre che indiscriminato. Nonostante quello che può sembrare (e non dite che non vi piacerebbe), le giornate di Clay -che nel libro parla in prima persona- passano in maniera piatta, completamente monotona, niente sembra colpirlo, o avere importanza. Le pagine dipinte da Ellis sono un lento quanto progressivo affondare nel pantano di un nulla che avvolge le vite di questi ragazzi, completamente incapaci di provare una qualsivoglia emozione. Ogni tanto un barlume di “sentire” sembra farsi largo, ma è più che altro un rimpianto dell’infanzia perduta (il ricordo dei nonni) che un vero bisogno. Nemmeno l’autodistruzione del suo più caro amico, Julian, un eroinomane costretto a prostituirsi per la roba sembra turbarlo, anzi, Clay riesce persino ad assistere a uno di questi festini con protagonista il suo amico, solo per poter scoprire se “certe cose esistono sul serio”. A questo meccanico andare avanti fa da sfondo una Los Angeles immateriale, fatta di strade bollenti e non-luoghi, dove il lusso della  famiglia di Clay e quello delle famiglie dei suoi amici sembra essere una sorta di cornice/muro di cinta, oltre al quale c’è ben poco da desiderare, o da cui doversi difendere.

Pubblicato nel 1985, questo libro divenne subito un caso letterario e il merito fu principalmente dello stile con cui Ellis ha confezionato le vicende di Clay: minimale, oggettivo, efficace a tal punto da consentire all’autore di “sparire” dalle pagine e lasciar posto solo ai fatti narrati. Una tecnica narrativa esemplare oltre che stupefacente visto che Ellis all’epoca aveva 20 anni, il suo era un romanzo d’esordio e, soprattutto, la MTV Generation che racconta è la sua, di generazione. Ellis riesce, forse per primo, a raccontare i drammi dei giovani degli anni 80, vere e proprie vittime di un vuoto culturale che pareva essere il netto contrappasso del fermento vissuto nei due decenni precedenti. “Everything means less than zero”, la citazione di Costello che fa da titolo e filo conduttore al libro racconta proprio questo, e cioè l’impossibilità per questi ragazzi di provare qualcosa di nuovo. Tutto è stato già vissuto, rimasticato e riproposto in una forma che non può più appartenere loro. Niente emoziona, perché niente ormai può valere la pena di essere vissuto. Clay e la sua generazione sono intrappolati in un eterno presente dove persino i desideri non hanno più significato, generati come sono da una società -quella americana- che, dando un valore economico a tutto, ha privato quel tutto di ogni valore.

Esattamente un secondo dopo aver terminato di leggere Meno di Zero, nemmeno il tempo girarlo verso la copertina e osservare nuovamente Robert Downey Jr. svaccato a bordo piscina, mi sono chiesto: e se lo avessi letto prima? E se fosse stato Bret Easton Ellis a dare un senso ai miei sedici anni sarebbe cambiato qualcosa in me? Non lo so. Quello che è certo è che Ellis, nel realizzare un manifesto di una categoria specifica -quella dei giovani degli anni 80- è riuscito (a soli vent’anni, cazzo, è bene ricordarlo) a universalizzare la percezione di un disagio che è nato sì in quegli anni ma che trascende le generazioni. Perché la cocaina, le famiglie disastrate, le immense ville losangeline, sono semplicemente la declinazione spettacolare di quello che succede a molti ragazzi di oggi, adolescenti normalissimi, con famiglie normalissime, ma talmente investiti di tutto da non riuscire più a emozionarsi per nulla.  

Qui sotto il link al libro, se non lo visualizzi clicca qui.

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Su massimo miliani

Ho il CV più schizofrenico di Jack Torrence, per questo motivo enunciare qui la mia bio potrebbe risultare complicato. Semplificando, per lo Stato e per l'Inpgi, attualmente risulto essere giornalista.

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