Il commesso di Bernard Malamud ci racconta una storia della periferia umana di New York, tre vite che, ognuna a proprio modo, combattono per ritagliarsi un posto. Morris, Frank ed Helen incrociano i propri destini non senza conseguenze, le loro piccole vite non saranno più le stesse. Malamud ci regala tre personaggi stupendi che si muovono in un’atmosfera polverosa.
Periferia umana di New York
Periferia umana di New York, interno polvere, morale sotto i tacchi. Nessuno dei protagonisti riesce a liberarsi dal peso di un presente asfissiante ed un futuro opprimente. Non Morris, il commerciante ebreo che vede la propria attività languire in attesa del colpo di grazia (e di certo non la moglie frustrata nelle aspirazioni borghesi); non Frank, il commesso disagiato che non sa cosa fare della propria vita; non Helen, la figlia di Morris, le cui aspirazioni sono chiuse all’angolo dalle incombenze pratiche. Un panorama umano misero e avvilito, che tira avanti per inerzia e la cui esistenza rimane appesa al filo del’ineluttabilità.
Malamud ci immerge in un’atmosfera asfissiante, rendendo tangibile la situazione proposta, le angosce quotidiane e i sogni infranti, le incertezze costanti e le prospettive chiuse. Il microcosmo che ci propone vive di vita propria, si autoalimenta all’interno del proprio piccolo cerchio e l’autore ha modo di tratteggiare con segno delicato ma incisivo i tre personaggi principali, donando loro spessore psicologico e profondità d’intenti. L’autore non calca mai la mano, lascia che siano vicende e pensieri a incidere sul lettore, senza bisogno di appesantire la penna, conducendoci sapientemente e con pazienza nel cuore delle vite narrate. Il dono di Malamud è davvero prezioso, ci regala protagonisti intensi inseriti in vicende verosimili, lavora sottopelle per lasciare tracce non banali e durature. Ci consegna un mondo malinconico ma arricchito da sfumature di leggera ironia. Una New York laterale fa da sfondo, una città dalla cui immensità viene ritagliato un angolo di miseria, dando rilevanza a quelle vie periferiche in cui il sogno americano si rivela sempre distante un passo di troppo.
La trama
La vicenda è semplice. Morris è un commerciante in grandi difficoltà, un giorno viene rapinato e ferito. Frank è un vagabondo che si propone di lavorare come commesso senza stipendio, al fine di imparare il mestiere. Questo incontro tra i due smuoverà le loro vite e quelle di Ida ed Helen, moglie e figlia di Morris. Frank perde la testa per Helen, fatto che sarà ricco di conseguenze.
I tre protagonisti sono Morris, Frank ed Helen (Ida rimane sullo sfondo), anzi i protagonisti sono i loro pensieri, le loro esistenze che si sfiorano, si scontrano ed alla fine ineluttabilmente si intrecciano, invadendosi di conseguenze a vicenda. Pochi fatti, tante riflessioni ed emozioni, un tempo dilatato come nel vissuto dei personaggi, da parte di Malamud poca fretta di arrivare per arrivarci bene, perché le azioni e le decisioni siano davvero pregne della vita che le ha partorite.
Morris e la religione
Un tema presente nelle pagine è quello religioso. Morris è ebreo e di conseguenza Helen è destinata a sposare un ebreo. Pur non essendo praticante si considera pienamente ebreo, perché non è nelle regole che sta la forza della religione:
“Nessuno potrà venirmi a dire che non sono un buon ebreo perché una volta ogni tanto quando mi sento la bocca secca assaggio un pezzettino di prosciutto. Me lo potranno dire, e io ci crederò, quando non osserverò la Legge. E osservare la Legge significa comportarsi bene, essere onesti, essere buoni. Buoni con gli altri. La vita è abbastanza difficile. Perché dovremmo fare del male a qualcuno? A tutti dovrebbe andare nel migliore dei modi, non solo a te o a me. Non siamo mica bestie. Ecco perché ci vuole la Legge. È in questo che credono gli ebrei.”
Frank invece è cattolico, più che altro è di reminescenza cattolica. Da piccolo, in orfanotrofio, gli hanno narrato vicende di santi, ma anch’egli non è legato a funzioni e regole. In un primo momento è anche molto diffidente nei confronti degli ebrei, più di quanto Morris lo sia di questo sconosciuto che tiene nel proprio locale. Alla fine a prevalere è la religione vissuta, non tanto le prescrizioni quanto i gesti concreti, la convivenza pacifica nella fatica quotidiana, il tentativo di comprendere il prossimo, la vicinanza nella miseria. Non si tratta più di essere buoni ebrei o buoni cattolici, ma di essere buoni diavoli nel momento in cui la vita ti sbatte con le spalle al muro. La religione si trasforma in una solidarietà profonda, meno legata a convenzioni e più radicata in una moralità pratica.
Frank e le incertezze
Sia ben chiaro che nessuno dei protagonisti è un santo. Lo stesso Morris, che è uomo onesto e buono di natura, ha pensieri ben poco solidali. Ma l’incertezza regna sovrana nell’animo del commesso Frank. Vive in perenne conflitto tra la propria natura di ladruncolo e un’inversione di rotta verso una vita onesta. Di certo una molla importante è rappresentata da Helen, l’amore per la ragazza lo spinge a resistere dietro il bancone più di quanto probabilmente avrebbe fatto. I pensieri di Frank sono un susseguirsi di contraddizioni, di cambi repentini di scelte, di considerazioni legate allo stato d’animo, di progetti abortiti già nell’enunciazione. Frank non ha grandi punti di riferimento nella propria vita e vive istintivamente, ma gli istinti sono diversi e in contrasto tra loro. E poi c’è l’abitudine che gli ha attaccato la quotidianità fino a quel momento, la lotta contro un modo d’essere che rimane appollaiato dietro l’angolo delle sue intenzioni. Ha dentro di sé una vitalità, un desiderio di futuro che non sa bene come incanalare, la vita non gli ha dato molte possibilità di trovare la via, lui stesso non ha saputo cogliere le poche occasioni per migliorare, ha sprecato i pertugi di normalità. Frank è un pasticcio di uomo, un giovane incompleto, un accenno di cambiamento, ma tutto vissuto con passione, intensità estrema e disperazione profonda:
Frank giaceva nel letto con la testa sotto le coperte e cercava di soffocare i pensieri che sfuggivano invece al suo controllo e mandavano un cattivo odore. Più cercava di soffocarli più puzzavano. Sentiva nel letto odore di pattume e non poteva uscirne. Non poteva perché era lui stesso il fetore: quella puzza ce l’aveva dentro il suo naso rotto. Il cattivo odore che uno ha sono le azioni che ha commesso. Incapace di sopportarlo, buttò via le coperte e fece uno sforzo per vestirsi ma non ci riuscì. La vista dei suoi piedi nudi lo disgustò profondamente. Aveva una voglia tremenda di fumare ma non aveva il coraggio di accendere una sigaretta per timore di vedersi le mani. Chiuse gli occhi e accese un fiammifero. Il fiammifero gli bruciò il naso. Mise il piede nudo sul fiammifero acceso e saltellò per il dolore.
Anche Morris ed Helen sono combattuti tra le decisioni da prendere, i pensieri da considerare leciti. Il libro è arricchito dall’incertezza degli stati d’animo, dall’ondeggiare dei pensieri e dalla forza delle emozioni. Malamud sa consegnarci personaggi vivi proprio perché non cristallizzati, veri perché non rispondenti a tipologie preconfezionate, vivaci perché si influenzano a vicenda, completi di quegli alti e bassi che costellano la vita.
Helen e il riscatto
Infine, ma solo per non esagerare con la lunghezza del post, vorrei accennare al desiderio di riscatto presente in tutti e tre. In Morris cova come un’impossibilità dichiarata, in Frank si esprime a testarde spallate, in Helen è un fiume che scava lento e lascia detriti. Sta naturalmente nel diverso carattere dei protagonisti: Morris un uomo maturo disincantato, Frank un giovane problematico, Helen un animo sensibile e sognatore. Helen lavora per aiutare economicamente la famiglia e, per questo, non è riuscita a frequentare l’università. Muore dentro piano piano, la sua vitalità si trova stretta nella morsa dell’impossibilità e reagisce arrendendosi, scrutando il proprio futuro con la discrezione della rinuncia.
“Quando una persona è giovane, è privilegiata”, osservò Helen, “è piena di possibilità. Ti possono capitare cose meravigliose, e quando ti alzi al mattino senti che andrà di sicuro così. Vuol dire questo, essere giovani, ed è ciò che ho perduto. Adesso ogni giorno mi sembra uguale a quello prima e, quel che è peggio, uguale al giorno dopo”.
Anche se ha le sue belle aspirazioni borghesi in fatto di uomini e posizione sociale, non essendo immune dalle insistenze della madre, ha costruito però un suo edificio morale che le rende possibile esprimere la sua unicità. Helen è un personaggio delicato, la cui lotta per il riscatto è appesa alle circostanze. Frank invece smania per prenderselo il riscatto, sbanda e sbatte ma non si ferma. Due esseri umani così distanti eppure così vicini nella sensibilità, nel conoscere il sapore amaro di una meta lontana e di un mondo che non ti concede nulla per nulla.
Bernard Malamud – Il commesso – Minimum Fax
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