Secondo natura. La bisessualità nel mondo antico di Eva Cantarella è un saggio sull’omosessualità nella Grecia e Roma antiche, un percorso che analizza tutte le facce del fenomeno, portandoci nelle pieghe di civiltà tanto lontane quanto suggestive. Le argomentazioni riescono chiare, il viaggio effettuato tra le pagine misurato e centrato, una immersione riuscita.
Secondo natura. La bisessualità nel mondo antico di Eva Cantarella
Un saggio sull’omosessualità nella Grecia e Roma antiche, un percorso che analizza tutte le facce del fenomeno, portandoci nelle pieghe di civiltà tanto lontane quanto suggestive. Le argomentazioni riescono chiare, il viaggio effettuato tra le pagine misurato e centrato, una immersione riuscita. L’esposizione è così accurata da rischiare a tratti di risultare pedante, ma capita solo in qualche circostanza, dove vuole sviscerare punti che potrebbero risolversi in maniera più agile per i non addetti ai lavori. Il rovescio della medaglia è che l’approfondimento non manca.
Non potendo certo dirmi un esperto nel campo, non entro nel merito delle argomentazioni, posso solo descrivere alcuni degli spunti di riflessione che il libro mi ha stimolato. E di riflessioni ne suscita, legandosi in modo intrigante all’attualità. Naturalmente la pochezza di quanto segue non è da imputare all’autrice, quanto alla debolezza della mia mente.
Specchio della società
Analizzando il tema all’interno delle abitudini, delle leggi e delle opere letterarie delle società greca (Atene soprattutto) e romana, emerge il carattere delle relative società, l’impostazione alla base degli atteggiamenti. Il fatto rilevante è che in entrambe, salvo l’ultima fase di quella romana, l’omosessualità non era stigmatizzata in assoluto, bensì accettata in molte sue forme.
Questo però non significa che le società antiche fossero il paradiso dei costumi sessuali liberi, semplicemente la sessualità sottostava a regole differenti, regole dettate dalle profonde convinzioni, stratificatesi nel tempo, che impregnavano il tessuto sociale. Divieti, concessioni e zone di ambiguità che li percorrono sono lo specchio impietoso dell’edificio che è stato costruito.
Lo stesso vale per noi. La briga di inquadrare l’omosessualità come qualcosa di innaturale ha di certo radici profonde nel cristianesimo, come sta a dimostrare la svolta repressiva avvenuta dopo l’incontro dell’Impero romano con esso. Ma non solo, si tratta di un insieme di fattori che hanno portato ad una determinata conclusione.
Pretendere di assolutizzare le nostre idee riguardo ciò che ci circonda è fuorviante e piatto, perché non tiene conto dell’incidenza delle circostanze. Sarete sorpresi nel constatare come greci e romani non avessero nessun tipo di problema nell’accettare come lecita l’omosessualità, purché rinchiusa nel loro recinto ideologico. Nell’antica Grecia poteva essere problematico non accettare di avere un ruolo passivo da giovani. Il fatto che fosse accettata solo entro certi limiti non può sorprendere, anche l’amore eterosessuale aveva bisogno di un contorno: era caratterizzato come necessità a cui sottostare.
Il contrasto dell’antichità non si giocava tra eterosessualità ed omosessualità, bensì tra attività e passività, proprio per la caratterizzazione che veniva proposta della virilità. L’dea, dunque, dell’omosessualità come atto contro natura non è affatto naturale e implicito, può anzi essere contestualizzata con precisione e attraverso percorso storico rintracciabile.
Regole e nulla più
Sono quindi le regole, come per esempio le leggi, e i costumi entro cui le società delimitano i comportamenti umani a dettare giusto e sbagliato, buono e cattivo. Bella scoperta, direte voi. Certo non sto enunciando una nuova scoperta, ma è necessario sforzarsi di tenerlo presente anche su quei temi in cui siamo portati a pensare esista un assoluto, una qualche legge superiore.
L’omosessualità come atto innaturale non ha nessuna radice naturale, perché i comportamenti sessuali, come qualsiasi altro, sono sempre stati inquadrati nelle regole del tempo e le civiltà che studiamo da sempre non facevano le stesse considerazioni che sono state portate avanti in seguito.
Con questo non significa che dobbiamo guardare a greci e romani come a illuminati. Le loro regole imbrigliavano in modo diverso, causando pur sempre sofferenze, pretendendo di imporre una morale che oggi non sposeremmo. Il libro non vuole di somministrare verità sul modo di vivere, analizza invece quel che è stato, ricostruendo usi e costumi al di là delle opinioni o volontà attuali.
La ricostruzione delle regole di greci e romani mette in luce come il tempo sappia modificare le società, allontanandole tra loro sulle questioni più disparate. E ci mette in guardia sulla tendenza che le società hanno di imporre determinate regole quando entra in gioco l’autoconservazione, il timore di perdere qualcosa del passato che non rassomiglia al futuro.
Eva Cantarella – Secondo natura. La bisessualità nel mondo antico – Feltrinelli