Fuori sede. Vita allegra di una femminista nomade - Rosi Braidotti

Fuori sede. Vita allegra di una femminista nomade – Rosi Braidotti

Fuori sede. Vita allegra di una femminista nomade di Rosi Braidotti una raccolta di scritti autobiografici che raccontano con linearità il percorso intellettuale di una donna che ha contribuito in maniera importante alla storia della filosofia contemporanea.

Fuori sede. Vita allegra di una femminista nomade di Rosi Braidotti

Potere della televisione si direbbe, potere del quinto potere si potrebbe anche dire. Che sia indubbiamente così, cambia poco rispetto al fatto che di traverso ci troviamo di fronte ad un grande risultato del soprammobile preferito dagli italiani.

Già, perché grazie agli interventi durante il programma 8 e 1/2 condotto da Lilli Gruber, gli italiani hanno potuto scoprire e amare una delle figure più influenti del ‘900 filosofico, almeno nel campo delle diversità e della libertà di genere: Rosi Braidotti. I suoi interventi sono stati talmente acuti, ficcanti (ma non poteva essere diversamente) da bucare lo schermo e incuriosire gli italiani a tal punto da spingerli a googolare il nome della filosofa per scoprire un personaggio profondo, radicale e con un “curriculum” straordinario.

Per questa ragione è ancora più opportuna oggi la pubblicazione a cura di Castelvecchi di Fuori sede, una raccolta di scritti autobiografici che raccontano con linearità il percorso intellettuale di una donna che ha contribuito in maniera importante alla storia della filosofia contemporanea.

Ci sono pochi momenti di amarcord, ci sono invece tanti momenti fondamentali di una carriera di studi che ha incrociato e contaminato i campi fondamentali della ricerca del ‘900 e quindi delle nuove frontiere di interpretazione dell’identità nel nuovo secolo.

È già nell’introduzione che troviamo i temi principali del suo excursus filosofico, mentre l’autrice dichiara di non sentirsi individuo ma casomai “dividuo in perpetuo processo di sottrazione non solo dalla mia, ma anche da tutte le identità unitarie.”

Per questo il racconto di Rosa Braidotti è sempre un racconto collettivo di mille anime che attorniano il vissuto della filosofa. Tra le prime pagine troviamo quasi delle istruzioni all’uso alla lettura della personalità dell’autrice. Italiana per caso, per nascita ma casualmente italiana, l’identità di Braidotti, per sua stessa ammissione, è nomade, confusa tra le lingue imparate e parlate, aperta e sensibile per questo a tutto ciò che sta intorno.

Un elemento semplice che però ben ci dichiara un’apertura teoretica che in effetti ritroveremo poi nel suo lavoro intellettuale. Un nomadismo, Braidotti vivrà in Australia per molto tempo prima costruire la sua Europa, che ne ha definito anche un particolare approccio al concetto di nazione e di stato, verso cui naturalmente non sente un particolare legame.

Fuori sede

Questioni di genere

Sempre tra le tracce che l’autrice lascia sul percorso per farci intuire altri aspetti della sua personalità, troviamo un’importante nota biografica che riguarda la scrittura. Più che un amore per l’attività dello scrivere, scopriamo un bisogno di grafia che diventa modalità per relazionarsi agli altri ed esprimere sé stessi. Il modo di abitare una lingua, infatti l’autrice afferma che “scrivere per me è vivere intensamente e abitare una lingua come un luogo dove molteplici forme di appartenenza sono costantemente in corso di negoziazione”.

Complici anche alcuni insegnanti fondamentali (e per chi non lo sarebbero stati) come Foucault e Deleuze. Il capitolo intitolato L’inattuale ci racconta gli elementi biografici che hanno formato l’autrice, ma è con l’intervista di Geometrie di passione che troviamo alcuni cardini intellettuali che rimarranno a lungo nel percorso della filosofa. Spiazzante e dissacrante come sempre, alla domanda sulla sessualità Braidotti contrappone il tema della felicità, rivendicando la sfera sessuale come una scelta intima e privata, non particolarmente influente nella costruzione della propria individualità.

Ancora più forte è la critica a come le scelte sessuali siano state mercificate e siano diventate prodotto di scambio fra piccole nicchie sessuali. Il liberismo sessuale, nel modo di vedere dell’autrice, è tutt’altro rispetto alla costruzione identitaria della persona.

Decisamente incisiva in conclusione, la riflessione sulla vita nei movimenti legati ai diritti sessuali. Interessante come il bilancio sulla partecipazione a movimenti e gruppi femministi, e non solo, sia fatto da un’intellettuale che, per sua stessa ammissione, all’inizio dei questo volume dichiara apertamente di essere cresciuta proprio grazie all’incontro con riviste, magazine, case editrici dichiaratamente schierate sulla questione dei diritti alla sessualità.

Conoscere Rosa Braidotti è un dovere per noi italiani, conoscere il suo percorso deve essere fondamentale per poter riflettere con profondità e senza stereotipi sulle scelte sessuali e i diritti ad esse legati e non solo. Fuori sede è un primo gradino per recuperare un pezzo davvero importante del dibattito filosofico attuale intorno alle questioni di genere.

Rosi Braidotti – Fuori sede. Vita allegra di una femminista nomadeCastelvecchi

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Su Andrea Labanca

Andrea Labanca cantautore, laureato in filosofia e performer, ha scritto tre album impregnati di letteratura. "I Pesci ci osservano" disco della settimana di Fahrenheit Rai RadioTre e "Carrozzeria Lacan" ospitato a Sanremo dal Premio Tenco. Ha collaborato con diversi scrittori (tra cui Aldo Nove e Livia Grossi) e ha lavorato come attore per Tino Seghal. Quest’anno è uscito il suo terzo album, “Per non tornare”, racconto noir-poetico in chiave elettro-vintage.

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