Anarchia. L’inarrestabile ascesa della Compagnia delle Indie Orientali di William Dalrymple, con grande intelligenza, non spinge la riflessione oltre i confini dei dati, ma il grande storico e scrittore britannico indica una via di lettura alla contemporaneità profonda e complessa proprio attraverso l’analisi di un relativamente recente passato.
Anarchia. L’inarrestabile ascesa della Compagnia delle Indie Orientali di William Dalrymple
Appassionarsi ai particolari della storia, ai suoi risvolti, può regalare impensabili soddisfazioni. Ne è un lampante esempio Anarchia di William Dalrymple, piccolo gioiello nel suo genere, a cui auguriamo una grande fortuna. In primis ha un grande pregio: è bello fuori e affascinante dentro. Se è vero che il vecchio adagio “un libro non si giudica dalla copertina” è fin troppo abusato, in questo caso è proprio sbagliato.
Adelphi, casa editrice da sempre elegante e a cui dobbiamo la scoperta di mondi filosofici e storici altri come quello indiano (ricordiamo il fondamentale Miti e simboli dell’India di Zimmerman), questa volta ha dato alle stampe un volume piacevole da avere tra le mani e nella propria libreria. Il rosso accesso del layout classico Adeplhi incornicia un particolare del quadro Sepoy della fanteria di Madras di Yellapah di Vellore, raffigurante sei soldati indiati vestiti alla moda europea del 1700. La scelta del quadro non è casuale: venivano così definiti i soldati indigeni arruolati presso l’esercito inglese.
La via è lunga prima di arrivare a questo esito paradossale della storia di un paese come l’India, mastodontico e immensamente ricco di materie prime e sapienza, piegato poco alla volta.
William Dalrymple parte dal 1599 a raccontarci l’evoluzione di una piccola compagnia di temerari mercanti inglesi che individuarono attraverso l’India la possibilità di commerciare in tutta Europa prodotti allora sconosciuti nel nostro continente. Una piccola impresa temeraria appunto, ma che si dimostra sin dagli inizi agguerrita e determinata. Grazie ad una forma primordiale di “fondo per investimenti”, ad una primissima cordata azionaria, l’Inghilterra, guidata da alcuni commercianti visionari, si gettò a capofitto alla conquista del mercato di spezie e tessuti di lusso più grande del mondo conosciuto: l’India appunto.
Compagnia britannica delle Indie orientali
Da qui parte la narrazione delle imprese della Compagnia britannica delle Indie orientali, dapprima una agguerrita ma ancora circospetta attività di importazione ed esportazione di materie prime, poi nel corso di due secoli una violenta macchina di dominazione ed espropriazione che concluderà il proprio progetto nella colonizzazione di un paese e di un popolo dalla storia antichissima.

È interessante come il racconto di Dalrymple, pur mettendo in luce la biografia di alcuni protagonisti che hanno accompagnato la storia della CIO (tra tutti sicuramente non trascurabili Robert Clive e Richard Wellesley), riesca sempre a cogliere nel suo complesso la macchina mostruosa e impiastricciata di interessi pubblici e privati dentro cui si sono mossi singoli uomini spietati e ambiziosi.
Ma vi è, in Anarchia, anche la narrazione del disfacimento interno di un paese che per più di mille anni aveva vissuto con ricchezza e agiatezza grazie a materie prime e tecniche di lavorazione uniche al mondo. C’è la storia della dissoluzione del Regno e della dinastia Moghul, raffinata e potente dominatrice del territorio indiano dal 1500 fino al 1700. Una dinastia rispettata e attenta che si piegherà all’Impero Inglese a causa di una decadenza governativa e ad una crescente inferiorità tecnologica in campo militare.
Leggere la contemporaneità
Il titolo del libro nasce proprio dallo scontro di queste due storie: la spregiudicatezza inglese che ha saputo cogliere nella decadenza moghul e quindi nell’anarchia risultante dal vuoto governativo, un’opportunità di conquista.
William Dalrymple riesce a raccontare fatti e a guidare ragionamenti coinvolgendo completamente il lettore, senza mai perdere di vista la scientificità dell’opera.
Nell’epilogo del libro si colgono alcune riflessioni che attraversano la mente del lettore durante il procedere della narrazione. È naturale e ovvia la riflessione sui nostri modelli di capitalismo moderno, sui colossi economici contemporanei, ma è più profonda e inerpicata la considerazione storica per cui la maggior parte della ricchezza del continente europeo arriva dalla espropriazione economica prima e politica poi di interi continenti.
William Dalrymple, autore sempre per Adeplhi di Kon-I-Nur e Il ritorno del re, con grande intelligenza non spinge la riflessione oltre i confini e il confronto tra dati, ma non può sfuggire ad un lettore attento come il grande storico e scrittore britannico indichi una via di lettura alla contemporaneità profonda e complessa proprio attraverso l’analisi di un relativamente recente passato. Una lettura che forse oggi più che mai si fa necessaria e doverosa.
William Dalrymple – Anarchia. L’inarrestabile ascesa della Compagnia delle Indie Orientali – Adelphi
Traduzione: Svevo D’Onofrio
Un commento
Pingback La maledizione della noce moscata. Parabole per un pianeta in crisi - Amitav Ghosh