Cremona, dove ci attende il Maestro liutaio Marcello Villa, pare deserta quando io e Agafan arriviamo, una leggerissima pioggia crea un’atmosfera settecentesca, in lontananza vediamo il Duomo, svoltiamo in un vicoletto, ne prendiamo un altro e ci troviamo nella bottega dei Villa. Ad accoglierci c’è Marcello, liutaio da più di 30 anni, indossa un camice da dottore, bianco come la neve, ha ovviamente un violino in mano, lavora anche il sabato ma non ci pare per nulla stressato.
Ci accoglie molto caldamente, ci fa vedere gli spazi, i tavoli da lavoro, ci spostiamo nella sala di fianco dove c’è un pianoforte dell’inizio del novecento e un grande armadio di legno fatto a mano che dà l’idea di stabilità e di generosa capienza. Sul tavolo dove ci fa accomodare ci sono due violini e una viola: uno dei due violini è una riproduzione di uno Stradivari, un lavoro bellissimo, intarsi nel legno da non credere. Cominciamo l’intervista e capiamo che ha molto da raccontare e noi siamo molto incuriositi dal tuffo nella Cremona dell’arco che ci sta per regalare.
Quali strumenti costruisci?
Costruisco per la maggior parte violini, viole e violoncelli, ma per ordini specifici ho fatto anche viole da gamba, viole d’amore e altri strumenti barocchi.
Qual è la difficoltà nel costruire uno strumento musicale?
Oltre alle varie difficoltà tecniche proprie della costruzione degli strumenti per soddisfare i requisiti di precisione e di stile, la difficoltà maggiore penso sia costruire lo strumento “giusto” per il musicista che dovrà poi suonarlo. Questo è il mio primo obiettivo: costruire strumenti che soddisfino pienamente le aspettative estetiche e acustiche (di timbro e di potenza) di coloro che mi danno fiducia ordinando un violino, una viola o un violoncello. Infatti gli strumenti che costruisco vanno quasi sempre direttamente al musicista che ce li commissiona; a volte c’è un passaggio ulteriore, tramite un commerciante o un rivenditore che mi rappresenta nei vari paesi del mondo e ne cura poi l’assistenza.
Sappiamo che molti strumenti miei o di mio fratello sono regolarmente suonati in diverse orchestre del mondo, anche da musicisti con ruoli importanti. A questo punto avviene il “passaparola”: un musicista che ha acquistato un nostro strumento lo fa provare a qualche collega ed ecco che arrivano richieste da quell’orchestra o da quella città. Non abbiamo mai fatto pubblicità su riviste o altri canali, le ritengo inutili, la miglior pubblicità è lo strumento stesso.
Quali competenze deve avere un buon liutaio?
Ne deve avere parecchie, come vedete lavoro su un tavolo da falegname ma non sono propriamente un falegname!!! Certamente un liutaio è un artigiano capace di lavorare e intagliare il legno, ma anche di trattarlo con vernici preparate da se stesso, e anche di decorarlo ad intarsio; a volte un liutaio deve anche ingegnarsi per costruire degli attrezzi che non si trovano in commercio, quindi deve saper lavorare un po’ i metalli, deve saper affilare gli attrezzi più strani, ma soprattutto, consapevole che il proprio lavoro è costruire strumenti musicali, deve avere una grande sensibilità musicale, per sapersi muovere fra le piccole differenze acustiche che possono fare la differenza. Inoltre più competenze musicali si hanno meglio ci si può relazionare e intendere coi musicisti. Io mi ritengo fortunato perché suono il violino da quando ero un ragazzino… riesco a essere autosufficiente anche per la delicatissima e cruciale fase della messa a punto finale dello strumento.
Quando costruite per un musicista che vi ha commissionato un lavoro, da dove partite? Dalla scelta dei materiali o ci sono delle altre linee guida da seguire?
Innanzitutto premetto che nel nostro lavoro ci sono poche coordinate sicure, causa ed effetto non sempre sono in relazione. Poi avviene così: se c’è stato un colloquio preliminare col musicista, o se lui ha provato un mio strumento, cerco di capire il tipo di suono che gli piace per poi costruire lo strumento per lui in quella “direzione”. Ho nella mia bottega qualche strumento da provare come campione: ad esempio questo che vedete ha un suono piuttosto scuro, una quarta corda dal timbro baritonale, è già un buon punto di partenza. Di sicuro quello che andrò a costruire non potrà essere la copia esatta, ma potrà avvicinarsi molto al suo timbro. Tenendo presente quindi il gusto del committente inizio a scegliere i legni per il suo futuro strumento e indirizzo ogni scelta costruttiva e stilistica (modello, bombature, spessori, ecc.) finalizzandola al raggiungimento del tipo di suono che lo possa pienamente soddisfare . Qui entra in gioco l’abilità e l’esperienza accumulate in anni di liuteria.
Si può davvero affermare che uno strumento non sia mai uguale ad un altro?
Assolutamente sì, a volte le differenze sono minime ma i musicisti sono sensibili a queste differenze. Anche per gli altri strumenti musicali vale lo stesso: ad esempio ci sono pianoforti costruiti dalla stessa fabbrica con il medesimo marchio rinomato, ma fra di essi ci sono quelli più riusciti di altri!! Poi, più ci si addentra nello specifico dell’acustica degli strumenti ad arco, fatta di timbro, colori e altre sfumature di suono, più si va nel campo del gusto personale dei musicisti, un mondo così variegato da lasciarti a volte disorientato. Ogni esecutore ha un suo modo di suonare, quindi quando trova uno strumento che asseconda la sua “cavata” (rapporto tra scorrimento e pressione dell’arco sulla corda finalizzato all’emissione del suono) ecco che si stabilisce con quello strumento un feeling assolutamente personale che forse non potrà avvenire con nessun altro esecutore. Ci sono poi violini più facili da suonare, altri meno docili da “domare” ma che danno il meglio di sé nelle grandi sale… chi più ne ha più ne metta! Ci sono poi i violini “barocchi”, ossia costruiti “all’antica”, oggi ricercati per le esecuzioni filologiche… ecco un altro universo che si apre! Rimane la regola che “al meglio (anche se non sia sempre capaci di definirlo… ) ci si abitua facilmente, al peggio con grande difficoltà… non ci si abitua mai!”.
Un liutaio si muove su di un’impronta storica o c’è spazio di manovra per un’eventuale ricerca su dimensioni o sonorità diverse dalle attuali?
Il mercato degli strumenti ad arco è molto” tradizionalista”. Noi liutai dobbiamo costruire i nostri strumenti nei limiti della tradizione. Forme o soluzioni stilistiche eccentriche sarebbero difficilmente accettate dal mercato. Possiamo però mettere nei nostri strumenti il nostro stile e il nostro gusto che si può riflettere nell’intaglio del riccio, in molti particolari lignei, nella vernice, etc… e nel suono.
Ad esempio, questo violino che ho fra le mani è costruito su modello dello Stradivari “Greffuhle” 1709 ed è decorato ad intarsio. Nella mia carriera ho realizzato diverse riproduzioni di questo strumento ma mai nessuno mi ha chiesto di costruire per lui un violino decorato con un disegno nuovo, col mio gusto. Un altro esempio: nel ventennio fascista un liutaio di nome Nicola Utili, attivo in Emilia Romagna, costruì molti violini con una forma personalissima: con “punte” particolari, ispirata allo stile tipico del fascismo; caduto il regime il mercato non li volle più. La stessa cosa per il cosiddetto modello “Tertis”, una forma allargata di viola inventata dal violista inglese Lionel Tertis che, dopo qualche anno di entusiasmo, oggi è scarsamente considerato dai liutai contemporanei e snobbato dal mercato.
È vero, il violino è sostanzialmente immutato da qualche secolo. In passato ci sono stati cambiamenti a livello di manico (sostituito quello barocco da quello “moderno” più lungo e inclinato), di “catena” (asticella di sostegno incollata all’interno sulla tavola armonica sotto il piede sinistro del ponticello) e di “ponticello”, ma, tutto sommato, noi liutai di oggi ripetiamo gli stessi gesti dei nostri colleghi antenati… solo con qualche comodità in più come la luce elettrica e qualche attrezzo di riscontro più preciso! In compenso nell’ultimo secolo la tecnologia ha apportato notevoli miglioramenti alle corde degli strumenti ad arco, oggi assai più performanti di quelle usate in passato.
Cosa fa di un violino un violino eccellente?
Ogni aspetto è coinvolto: i materiali, l’esecuzione del lavoro ligneo, la vernice, l’aspetto estetico generale e sicuramente il suono. Queste striature dell’Acero che vedete nel fondo, che fra l’altro richiamano quelle del manico, si chiamano marezzature e sono ciò che rendono “unico e irripetibile” ogni violino. L’Acero della migliore qualità viene dai monti Balcani, si trova, dicono, una pianta marezzata ogni 1000. L’abete per la tavola armonica viene invece dalla Val di Fiemme. Gli approvvigionamenti di abete e acero a volte in passato erano problematici, oggi arrivano legni dal Trentino o dai monti Balcani, forniti da ditte specializzate.
Poi la lavorazione lignea, la vernice e l’estetica in generale devono essere tutte finalizzate al suono: uno strumento, anche se nuovo, deve avere già da subito delle ottime caratteristiche acustiche, sia timbriche che di potenza. Mi ricordo che quando ho iniziato a fare i primi violini (ahimè… negli anni 70’ e 80’!!) c’era la convinzione che a suonare bene fossero solo gli strumenti antichi. I violinisti “vecchia scuola” quando sentivano un violino nuovo che suonava bene, o meglio “troppo bene!”, dicevano che il liutaio aveva fatto qualcosa di strano o di furbesco che poteva produrre effetti solo momentanei. Se un violino era leggero si guardava con sospetto e si temeva che la bontà del suono sarebbe durata poco. Ora, tramontati questi luoghi comuni, si è capito che un violino che suona bene non è nient’altro che un violino ben costruito, ossia una “macchina da suono” efficiente che può benissimo competere con strumenti costruiti in passato e in attività da secoli.
Da quanti pezzi è costituito un violino?
A dire la verità non li ho mai contati, credo siano intorno alla settantina.
Quanto tempo ci si impiega per fare un violino?
Non so di preciso, non mi sono mai cronometrato! Io lavoro a più violini contemporaneamente. Ci sono delle fasi “morte” nella costruzione, mentre aspetto che asciughi un’incollatura proseguo con un’altra fase su un altro strumento. Sono arrivato a costruire circa 18 strumenti all’anno.
Come ti sei avvicinato a questa professione?
Io sono nato a Monza, in Brianza, quando avevo 11 anni mio fratello studiava violino, era molto motivato e studiava moltissimo. Per non essere da meno accettai da lui qualche lezione di violino, io ero interessato allo strumento, avevo facilità ad apprendere ma ero spaventato dallo studio e dalla dedizione necessaria a una carriera da violinista. Un giorno il Maestro di mio fratello mi suggerì di pensare alla Scuola Internazionale di liuteria di Cremona e alla professione di liutaio. Era il 1978, partimmo con la famiglia in “spedizione” a Cremona, visitammo la scuola, rimasi affascinato dall’ambiente cosmopolita e soprattutto dal lavoro manuale (la maggior parte delle ore, 18, erano dedicate al laboratorio), così decisi di iscrivermi. Il sacrificio fu notevole perché dovetti alloggiare in collegio per poter frequentare la scuola in una città lontana dalla mia. Fu una reale full immersion nella liuteria e contemporaneamente, senza obblighi di esami tradizionali propri del Conservatorio, continuai assiduamente anche con lo studio del violino.
Quando ero al secondo anno di scuola spesso andavo in laboratorio a trovare un mio insegnante, il Maestro Stefano Conia. Un giorno mancava un suo collaboratore e mi chiese di dargli una mano: da quel momento sono rimasto a lavorare lì per 13 anni. Nel frattempo, dopo il diploma, mi sono aperto una posizione in camera di commercio e, solo nel 1996, ho fatto il passo di mettermi completamente in proprio, ovviamente Cremona è diventata la mia città.
Siamo ancora i leader della liuteria?
Di bravi liutai nel mondo ce ne sono tanti, direi che Cremona è un posto particolare, privilegiato. Cremona è una realtà unica in quanto abbiamo una tradizione e un fascino impareggiabili. Inoltre abbiamo dei grandi strumenti di riferimento che possiamo andare a vedere al Museo a pochi passi dai nostri laboratori. Ci sono tutte le settimane conferenze, concerti, approfondimenti su tematiche di costruzione di strumenti e soprattutto c’è la possibilità di confrontarsi anche con altri liutai-costruttori professionisti: per noi che viviamo in bottega non è poco. Da circa quindici anni abbiamo formato un consorzio di liutai che cura e promuove la conoscenza dei nostri lavori in giro per il mondo, presentandoci come un’eccellenza… non è cosa da poco!
So che hai vinto parecchi premi ai concorsi? Nel farti i complimenti volevo chiederti se serve anche per il business?
Sai, sono soddisfazioni, non c’è dubbio, anche se ai concorsi si deve dare il giusto peso. Se vinci non devi montarti la testa e se non vinci non devi abbatterti. Si cerca sempre di dare il meglio di sé, ma non sempre capita di incontrare i gusti delle giurie e non sempre il tuo lavoro viene apprezzato come speri. A volte ci vuole un pizzico di fortuna, ogni strumento è nuovo e ogni volta è una prova. Anche quando riesci a soddisfare le aspettative di un cliente (magari un ottimo violinista) è come vincere un concorso… quello della vita professionale!
Tu ti consideri un artigiano o un artista?
Io sono un artigiano, gli artisti son quelli che fanno qualcosa di nuovo, noi ci muoviamo su strumenti inventati secoli fa. Poi il resto è filosofia.
Sarebbe possibile costruire questi strumenti in catena di montaggio?
La vedo un po’ dura, poi tutto si può fare. Infatti nel mondo c’è chi lo fa…. basti pensare alle fabbriche di violini di qualità da studio.
Ma la cura che mette un artigiano nella costruzione di ogni singolo violino non si può riprodurre in serie. Man mano che la costruzione procede un liutaio deve prendere decisioni in tempo reale, a partire dalla scelta dei legni, decidere gli spessori di tavola e fondo, se fare la bombatura più o meno pronunciata, etc. Tutte queste operazioni sono del tutto personali e non seguono regole precise da catena di montaggio.
Nel congedarci Marcello ci fa notare quanto Bach avesse fatto per la “globalizzazione” del Pianeta. Qualsiasi violinista, da qualsiasi parte del pianeta egli provenga, prova il violino con la prima Sonata in sol minore di Bach o qualche estratto dalla Ciaccona. Io gli faccio notare che è il 21 marzo, compleanno di Bach, un autore che perseguita ma che certo non disturba.
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