donato carrisi il gioco del suggeritore

Intervista a Donato Carrisi: “Il Gioco del Suggeritore” e la follia di internet

Intervista – In un bar fumoso di Milano abbiamo potuto chiacchierare con Donato Carrisi, uscito nelle librerie oggi con Il Gioco del Suggeritore, seguito del libro che lo ha portato alla ribalta al grande pubblico e che, per sua stessa ammissione, gli ha cambiato la vita

Il pericolo del web

“Dopo dieci anni ho sentito il bisogno di scrivere il seguito di Il Suggeritore perché sentivo di avere una storia da raccontare, avevo qualcosa che volevo dire.” Inizia così, Donato Carrisi, e fa bene perché di cose da dire ne ha davvero tante. È un fiume in piena, quando il giorno prima dell’uscita del suo ultimo libro, Il gioco del suggeritore, lo incontro in un locale elegantemente buio e vintage del centro di Milano.

“Il suggeritore ha cambiato la mia vita, per scrivere quel libro ho mollato un lavoro ben pagato da sceneggiatore per inseguire un sogno. Anche la mia fidanzata dell’epoca mi lasciò, fu un cambiamento per cui tutti mi diedero del pazzo. Fu un successo, ma era anche un libro di cui non volevo scrivere il seguito. Solo quando ho avuto una storia, qualcosa da raccontare di forte ho sentito la necessità di dare una seconda parte ufficiale a Il suggeritore.”

E la storia c’è ne Il Gioco del suggeritore, è forte, ma soprattutto è sentita dall’autore, che non nasconde nessuno dei temi che viaggiano tra le righe del libro.

“Internet è la prima rivoluzione tecnologica che non allunga le speranze di vita, lo hai notato? Tutte le invenzione dal treno, alla penicillina, hanno aumentato la speranza di vita internet no, ci siamo mai chiesto perché?”

Carrisi che ne Il gioco del suggeritore, racconta una storia di violenza scatenata in parte da una vita virtuale, di sicuro sente il tema dello straripante potere dei social network, delle false identità e delle fake news, come minaccioso e oscuro, anche se ancora troppo sottovalutato.donato carrisi copertina il gioco del suggeritore

“Un dato su cui riflettere è che la violenza nel mondo è diminuita. Si sono abbassati gli omicidi, i furti, le violenza in genere, ma la percezione della gente è di essere circondati da un clima di violenza, che ci sia un’invasione di immigrati pronti ad ucciderci, che stiano complottano per ammazzarci tutti.“

Per Carrisi, quindi, la violenza sembrerebbe avere trovato altre scappatoie, altri punti di fuga, il web sembrerebbe avere indirizzato verso altri canali la malattia sociale della violenza, ma c’è anche il sospetto che qualcuno ci sguazzi, che qualcuno crei consenso attorno a queste paure, in parte ingiustificate.

Quando gli faccio presente che qualcuno ha creato il proprio potere proprio sui social network a furia di bordate violente, lo scrittore de Il Suggeritore affina ancora di più la sua critica “Certo, è proprio un certo tipo di linguaggio che vince su internet, è quello veloce, propagandistico, immediato che crea consenso. Perché affermare ‘Ammazza quello, spara quell’altro’ crea molto più consenso che dare delle spiegazioni basate su dati reali.”

Provocatoriamente chiedo se ci può essere un collegamento diretto tra violenza e social, se è immediato il passaggio tra le urla sulla tastiera e le botte vere, fisiche.

“La violenza per fortuna è ancora in larga misura arginata nei social, tracima raramente, anche se succede, ma il problema è un altro: quello del pressappochismo e delle urla contro il ragionamento. È una vera e propria malattia sociale.”

Il concetto di internet come malattia sociale era stato, durante la settimana precedente l’uscita dell’ultimo libro, oggetto anche di un video provocatorio dello scrittore in cui chiedeva cosa sarebbe successo se internet all’improvviso fosse sparito, avesse cancellato tutto e ci avesse dato la possibilità di scattare solo un’ultima foto. La minaccia che tutto il web sparisca in un attimo è lontana, ma se dovesse capitare porterebbe con sé una perdita, almeno per qualcuno, anche della propria identità, un sorta di reset di tutto ciò che sappiamo. Ma allora cosa ci salverà dalla minaccia di un mondo virtuale che ci illude di sapere e di poter fare tutto?

“I libri ci salveranno dalla stupidità, dalle cose assimilate male e frettolosamente. Nel 2022 ci sarà probabilmente una tempesta solare, se ci fosse un black out totale chi ci aiuterebbe ad uscire dal pantano? Dovrebbe affrontarla Toninelli in Italia, credo di aver già detto tutto”

La lentezza del libro, il sapere analogico che viaggia per attrito e non per bit elettrici che salvaguarderà il mondo dalla stupidità. Concetti dotati di fascino e confesso che mentre Donato Carrisi mi parla, mi viene da dargli ragione e penso che forse mi convincerebbe di qualunque cosa con la sua dialettica, la sua sicurezza e le sue argomentazioni sempre corroborate da fatti.

Parlando con lui capisci quanto la sua biografia di criminologo e giurista, l’abitudine a confrontare dati e statistiche, abbia formato una dialettica severa, ordinata, priva i fronzoli e ricca di fonti, una caratteristica che spiazza in tempi, appunto, di pressappochismo dilagante.

Parliamo di cinema e gli dico che ho visto La ragazza nella nebbia (film tratto dal suo omonimo libro e che lo ha visto per la prima volta alle prese con la regia) e che mi è piaciuta la fotografia, che l’ho trovata poco italiana, mi scuso dicendo che per me è un complimento, non vorrei offendere.

Davvero?” – mi risponde – “Pensa che è una cosa su cui abbiamo lavorato tantissimo, io volevo una fotografia calda, sporca, che desse intimità. Fuori il bosco e la vicenda  sono freddi, agghiaccianti, ma dentro la casa, i maglioni, le televisioni, dovevano essere calde, familiari

Chiedo ancora come ha scelto la colonna sonora del film e mi racconta un aneddoto straordinario. “La maggior parte delle musiche sono originali e di Vito Lo Re, con cui collaboro da anni, mentre la canzone principale (Dança de Solidao di Beth Carvalho), l’ho ascoltata una mattina ritirando la macchina da un parcheggio al sesto piano sotto terra, feci tutto il percorso ipnotico del tunnel pensando che sarebbe stata perfetta per la scena dell’omicidio, ma non risalii in tempo per shazammarla. Dopo una settimana riuscii finalmente a scoprire chi fosse quella cantante, anche lì per caso, ascoltando la sua canzone in radio

Gli chiedo se segue i suoi colleghi pugliesi, se in qualche modo sente qualche legame con gli scrittori di genere della sua terra di origine. Amo De Cataldo e leggo tutti, divorando tutto ciò che incontro quindi anche i miei colleghi pugliesi, ma detesto la definizione ‘scrittore pugliese’ la trovo molto provinciale, sembra sempre che stiamo raccontando solo dei trulli e del Salento.”

La domanda sorge spontanea, come diceva un vecchio adagio televisivo, ma la tua geografia qual è allora? Tu crei un melting-pot tra i tuoi personaggi, costruisci città del nord che potrebbero essere da Zurigo a New York, cosa sono i luoghi che descrivi?

Ho una geografia inventata, creo delle città che hanno tutto ciò di cui ho bisogno, particolari rubati e poi riordinati. Per i personaggi (n.b. Ne Il gioco del suggeritore compaiono poliziotti indiani, tedeschi, ecc) credo nella società multietnica e quindi la ripropongo, disegno quello che vorrei vedere.

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Su Andrea Labanca

Andrea Labanca cantautore, laureato in filosofia e performer, ha scritto tre album impregnati di letteratura. "I Pesci ci osservano" disco della settimana di Fahrenheit Rai RadioTre e "Carrozzeria Lacan" ospitato a Sanremo dal Premio Tenco. Ha collaborato con diversi scrittori (tra cui Aldo Nove e Livia Grossi) e ha lavorato come attore per Tino Seghal. Quest’anno è uscito il suo terzo album, “Per non tornare”, racconto noir-poetico in chiave elettro-vintage.

Un commento

  1. Al termine del libro Ha lasciato molte domande in sospeso,pensa di scrivere un nuovo libro per darci quelle risposte?

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