Ritardare non è una scelta ma una condizione esistenziale

Non spariamo sui ritardatari, non lo fanno apposta e non desiderano irritare gli altri. Un ritardatario lo è cronicamente, non può farci nulla perché è più forte di lui. Non possiamo accusare qualcuno per una piccola debolezza incontrastabile.

Arrivare in ritardo risulta, per chi è puntuale, odioso. Li vediamo come fossero davanti a noi, rosi dall’impazienza, guardare l’orologio con insistenza, sbuffare per il torto inconcepibile, sdegnati perché il ritardatario non subirà mai una punizione congrua. Li capiamo, non è giusto essere costretti ad attendere, far perdere tempo a qualcun altro è una mancanza di rispetto assoluta, è come tenere prigioniera una persona nel proprio menefreghismo. Quelli puntuali non avranno mai la giustizia che sentono di meritare, le scuse del ritardatario non bastano, troppo facile: prima li fai aspettare e poi pensi di cavartela con la tua bella facci?. La cosa peggiore è che non puoi nemmeno ripagarli con la stessa moneta. In primo luogo, si andrebbe a commettere lo stesso delitto orribile che si rimprovera loro; in secondo luogo, il vero ritardatario, quello cronico, non si lamenterà mai per il ritardo di qualcun altro, restituire l’attesa non scalfirà la loro pazienza. Allora cosa può fare un buon cittadino di stampo svizzero-tedesco per farla pagare a questi ladruncoli di tempo, irrispettosi delle più basilari regole di convivenza? Ci spiace, ma l’unica soluzione è perdonarli. Vediamo perché.

A meno di pensare che un ritardo sia doloso, non crederete forse che il ritardatario voglia farvi deliberatamente del male? Assolutamente no. Il ritardatario cronico non vuole arrivare in ritardo, semplicemente non può farne a meno. È come un istinto irrefrenabile, un’anomalia comportamentale geneticamente impiantata, una condizione esistenziale: non si guarisce, si può solo provare a tappare le falle più grosse. È un difetto che va accettato, bisogna digerire e mandar giù, a meno di rompere i rapporti. Vi vedo per nulla convinti, ma dovete accettare la verità. Conosciamo ritardatari che hanno provato, il giorno di un appuntamento, a mettersi di buzzo buono per arrivare puntuali, appropinquarsi all’orario con l’idea di fare tutto per tempo, ma alla fina non ce l’hanno fatta, sono comunque arrivati in ritardo. Come spiegare un fenomeno del genere? Solo escludendo la premeditazione e includendo l’inconscio. Insomma, siate tolleranti, non avete scelta.

Inseriamo un paio di elementi che potrebbero aiutare i puntuali ad accettare lo stato dei fatti.
Davvero arrivare in ritardo è così grave? La vostra scala dei mali morali del mondo non può proprio essere ricalibrata? Infine, perché vi ostinate ad arrivare puntuali quando avete un appuntamento con un ritardatario? Se già lo sapete e arrivate comunque spaccati al minuto, non siete anche un po’ voi colpevoli?

Figuratevi che per il ritardo si scusa pure Massimo Troisi

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