Venerdì 9 luglio il Festival di Villa Arconati ha ospitato una delle artiste più originali del panorama a italiano: Cristina Donà. Punto di riferimento e figura ispiratrice per le nuove generazioni di musicisti, la cantautrice ha aperto un tour, che anticipa l’uscita del nuovo disco “deSidera”, ricca dei suoi ventiquattro anni di carriera
Un tour per un disco che fisicamente ancora non c’è, escluso il singolo Desirio ascoltabile su Spotify e già acquistabile sulle piattaforme digitali. Ed è proprio grazie al concerto che si possono scoprire le nuove immagini, i nuovi panorami in cui si muove la nuova Cristina Donà.
L’album, che arriverà a sette anni di distanza dall’ultima pubblicazione discografica, è frutto di un lavoro meditato e accorto, un disco che si spinge in profondità e scuote.
Ascoltando infatti Desirio si coglie l’atmosfera eterea e visionaria che Cristina Donà ha voluto ricreare per questo nuovo lavoro. Durante il concerto la cantautrice racconta l’origine del titolo che guida tutta la sua ultima produzione “Desiderio nasce dalla parola de-siderio ovvero mancanza di stelle, ricerca delle stelle”. Il pezzo racconta proprio della ricerca ma anche del tentativo di tenere a bada il desiderio, inteso come desiderio di amore o nuove immagini di sé. Il suono è elettro-pop, rarefatto e sognante, dove spiccano gli arrangianti di Saverio Lanza, arrangiatore e produttore che la accompagna anche dal vivo. Durante il live la Donà ha presentato estratti dal nuovo lavoro in una veste nuova e fortemente influenzata dalle nuove suggestioni elettroniche, dove tutto è adottato a questa nuova versione della cantautrice. L’abito di scena, uno stretto e severo vestito lungo oro riflettente le luci, è solo l’elemento che spicca in una scelta sonora e scenografica che da il segno della ricerca artistica della Donà. Alle parole eteree e le suggestioni elettroniche si alternato i pezzi classici del repertorio, momenti in cui il pubblico affezionatissimo respira più sereno muovendosi in ambiente più vicino alla confort zone delle aspettative. Così dopo un inizio spiazzante, sottolineato anche dalle luci di scena, Cristina Donà racconta alcuni passaggi del disco nuovo, permettendo di cogliere alcune sfumature del nuovo percorso per poi coccolare il proprio pubblico con i brani più amati del suo repertorio. Così possiamo assistere ad una minimale Stelle buone, tratta dal suo primo album come Ho sempre me, brano che perde la violenza rock per acquisire una fredda emozione elettronica.
Il climax come ovvio viene raggiunto dai brani sospesi tratti da La quinta stagione e l’omonimo album del 2003.
L’universo è un grande respiro collettivo, mentre Settembre commuove un pubblico ormai completamente appeso alle labbra della cantautrice. Una versione di Settembre che porta lontano, forse anche grazie all’atmosfera della Villa Arconati che sospende il tempo a pochi passi dalla super strada.
Ma é Triatlon tratto anch’esso da Cristina Donà del 2003, che racconta la mutazione ma anche il continuum della carriera della cantautrice. Introdotta con grande ironia (per inciso ci siamo accorti che la Donà oltre ad una brava cantautrice è una performer misurata ma straordinaria) la canzone che si apre con un giro in Sol rock’n’roll si concede una veste elettronica davvero coinvolgente e azzardata che conquista il pubblico in pochi secondi. Tutti applaudono, addirittura uno di fianco a me lo fa in conclave, l’entusiasmo e le buffe mosse della Donà fanno breccia e tutto diventa post festa dal sapore punk.
Ma la cosa più divertente è che il pezzo verrà riproposto alla fine del concerto, dopo i bis. Questa volta l’atmosfera è ancora divertita ma si percepisce che qualcosa accadrà presto. Infatti il pezzo si allunga e iniziano ad entrare dei delay che piano si prendono il posto delle note suonate. Cristina Donà smanetta sul microfono, all’inizio non si capisce cosa stia accadendo, poi si capisce bene. I delay rimangono e si modulano, tutto diventa da etero a fluido, il passaggio di stato viene sottolineato da alcuni elementi scenici: le luci e i movimenti sul palco. Saverio Lanza, unico accompagnatore, piano abbandona il palco per lasciare tutto sospeso. Cristina Donà continua a giocare con la voce fino ad abbandonare il palco, lasciandoci ad ascoltare un loop che però cambia e chiude il concerto in un modo spiazzante e molto suggestivo.
Il finale spiega il viaggio, come si direbbe. Cristina Donà con questo album ha voluto portarci in un’atmosfera teatrale e minimale, corredata da uno spettacolo che ne amplifica le volontà. Non viene difficile immaginare in questo periodo di difficoltà live che dietro questa volontà ci sia anche un’esigenza produttiva, ma il risultato per lavoro e realizzazione è perfetto.
Un live intenso, giocoso e sognante che si adatterà perfettamente ad una stagione di concerti in locali piccoli dove a contare non sono le macro, ma i particolari. In fondo anche le stelle tanto evocate da Cristina Donà appaiono piccole solo perché viste da lontano, ma sappiamo che la loro storia arriva da tanto più in là e che la loro grandezza è ben altra cosa di ciò che percepiamo ad occhio nudo.