Biografia di Francis Scott Fitzgerald

La bio dell’autore de Il Grande Gatsby

Raggiunse la notorietà con la pubblicazione del suo primo romanzo, This side of Paradise(1920; trad. it. 1952); i giovani della generazione che G. Stein aveva chiamato “della gioventù perduta” vi si riconobbero e fecero di F. il loro idolo. Discusso, lodato e criticato, si trovò improvvisamente ricco e celebre. Riviste come Saturday Even ing Post e Scribner’s pubblicavano a grande richiesta i suoi racconti, poi raccolti in Flappers and philosophers (1920) e Tales of the jazz age (1922; trad. it. 1968). Intanto F., sposato alla bellissima Zelda Sayre, l’eroina dei suoi racconti, si trasferì per alcuni anni in Francia, dove frequentò l’ambiente letterario e mondano che viveva tra Parigi e la Costa Azzurra. Tornati in America, i F. si stabilirono a Long Island, ove organizzarono feste favolose spendendo senza risparmio il molto denaro guadagnato; è questo appunto il mondo descritto in The great Gatsby (1925; trad. it. 1936). Con la crisi del 1929 ebbe inizio anche la crisi personale di F.: sebbene continuasse a scrivere racconti (All the sad young men1926, e Taps at reveille1935) e lavorasse al romanzo Tender is the night (1934; trad. it. 1949), i primi sintomi dello squilibrio psichico di Zelda (che nel 1934sarebbe entrata definitivamente in una clinica per malattie mentali, dove morì nel 1947) e il progressivo disinteresse del pubblico per il suo lavoro segnarono il tramonto della brillante esistenza condotta fin allora e il suo progressivo avvicinamento all’alcool. Nel 1936 la rivista Esquire pubblicò The crack-up (post., in vol., 1945; trad. it. L’età del jazz1960): era l’invocazione in un naufragio non solo personale ma di tutta una generazione. Malato e disperato, F. si ritirò nel 1937 a Hollywood, dove visse scrivendo copioni cinematografici, mal pagato e misconosciuto. Morì di un attacco cardiaco, lasciando incompiuto The last tycoon (post., 1941; trad. it. Gli ultimi fuochi1959). Postumi sono stati anche pubblicati, oltre ad alcuni racconti inediti, la sua corrispondenza (The letters of F. Scott Fitzgerald1963) e i suoi taccuini (The notebooks1978; trad. it. 1980). La sua opera rimane legata inevitabilmente al periodo tra le due guerre, quella che in America fu detta “l’età del jazz”. Personaggio egli stesso di quel periodo, godette di un favore superiore al suo valore reale, per cadere poi in un altrettanto immeritato oblio. La sua arte sta in un impercettibile equilibrio tra cinismo e tenerezza, in un linguaggio limpido, senza sbavature, con un timbro tragico sempre presente. Tornò, nell’ultimo dopoguerra, al favore della critica che, dopo l’intervallo della letteratura sociale e naturalista, riconobbe in lui un precursore della nuova narrativa americana.

Tratto da Treccani.it

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Su massimo miliani

Ho il CV più schizofrenico di Jack Torrence, per questo motivo enunciare qui la mia bio potrebbe risultare complicato. Semplificando, per lo Stato e per l'Inpgi, attualmente risulto essere giornalista.

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