5 momenti di birra in vacanza

Un viaggio tra Český Krumlov, Vienna e Praga. Macchina a noleggio, spostamenti non troppo rapidi e città magnifiche. In una vacanza del genere ho potuto gustare cinque birre in cinque classici momenti di viaggio, cinque stati d’animo che mi sorprendono durante le vacanze ben riuscite. Non sono gli unici momenti di una vacanza che la birra sa bagnare da par suo, ma solo alcuni esempi che saprete integrare voi stessi nei viaggi che intraprenderete.

Un viaggio può essere raccontato sotto diversi punti di vista, le prospettive sono tante quante le osservazioni e le riflessioni del viaggiatore riescono a partorire. Un buon modo di raccontare un viaggio è lasciarsi accompagnare da quello che è stato il filo conduttore, l’elemento di unione tra i vari momenti, il ponte che congiunge i vari luoghi. Nella piccola vacanza intrapresa un paio di settimane fa la birra non è mai mancata, posso ben affermare che ha avuto un ruolo eminente ed ha amabilmente accompagnato i nostri passi. Devo ammettere che il mio compare di viaggio, ad un certo punto, ha ingranato la quinta e se n’è andato via; a mia parziale consolazione segnalo due elementi: vorrei veder voi a stargli dietro; mi ha sì doppiato, ma dopo il doppiaggio non se n’è andato ulteriormente, l’ho tenuto faticosamente a portata di vista non facendomi doppiare una seconda volta, almeno credo.

Dunque ecco cinque momenti birra da me fotografati, in ordine rigorosamente cronologico. Naturalmente ce ne sono stati molti altri e altri ancora non sono stati fotografati, d’altronde cosa volete che vi dica? Se dalle foto recuperate sullo smartphone, dopo quattro giorni di viaggio, sono riuscito a ricavare solo un post sulla birra vorrete mica mettervi a ragionare di cesello.

 

5. La prima a bordo strada

Siamo partiti dall’aeroporto di Praga con la nostra modesta auto a noleggio. Convinti di imboccare l’autostrada appena abbandonato l’aeroporto ci ritroviamo impelagati in stradine di campagna, a tratti chiedendoci davvero se non stessimo andando a fare in culo. Ma il navigatore non mente, o almeno noi siamo di questa scuola.
Dopo un bel pezzo e senza avere ancora in tasca moneta locale (in aeroporto col cambio ti pelano, vuoi non trovare un bancomat per strada?) adocchiamo un ristorantino dai tratti tipici del luogo, o almeno quelli che noi crediamo esser tali. Con nostro sommo gaudio ci dicono che accettano ben volentieri il forte euro e quindi ci sediamo a mangiare un boccone e bere la nostra prima birra (quella all’aeroporto di Milano per colazione non conta, non voglio sentire storie). Gran bella prima birra. Posto immerso nella campagna, strada vicina non troppo trafficata, clima piacevolmente caldo, viaggio appena iniziato e noi sulla strada della vacanza. Una birra al gusto di libertà, con la schiuma formata dalle attese di un’avventura tutta ancora da scoprire. Anche però una di quelle birre che ti permettono di saggiare il terreno, la birra che ti introduce, ti dà il benvenuto, ti fornisce sia il tuo impatto sul territorio sia quello del territorio su di te. Per me poi una birra al sapore della sopravvivenza: l’aereo non era caduto ed io ero lì con una birra fresca in mano a brindare in faccia alla morte, come solo gli scampati sanno e possono fare.

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4. Cullati dal fiume di Český Krumlov

La prima tappa prevedeva un pernottamento in questa città mai sentita nominare fino alla prenotazione. Innanzitutto vorrei consigliare una visita a chi si dovesse trovare da quelle parti: davvero una piccola perla. Il primo momento di vacanza piena l’ho percepito proprio sul lungofiume con una bella birra in mano. Non so se succede solo a me, ma esiste un preciso momento del viaggio in cui percepisco di essere in vacanza, in cui me la sento addosso con tutta la sua leggerezza e lontananza da casa. Solitamente mi accade abbastanza presto, anche perché sarebbe un peccato percepire la vacanza in prossimità della sua conclusione, ma è altrettanto vero che non arriva mai immediatamente, c’è sempre un breve periodo di incubazione. In questo caso il momento preciso è scoccato alla prima birra sul lungofiume di questa città.
Dopo aver girato un minimo per mappare il non vasto territorio abbiamo selezionato il locale che avrebbe aperto le danze e lì, con il fiume di fianco e la birra sul tavolino all’aperto ho capito pienamente di essere in vacanza. Di certo avranno aiutato quel paio di gommoni su cui navigavano il fiume compagnie di ragazzi arrostiti dal sole e con le birre in mano, al loro passare salutavano gli avventori dei locali sulla riva con quell’allegria brilla che conosci bene, ma maledici di non poter esprimere sul gommone pure tu. Ma no, l’attimo è arrivato prima, in un momento di calma, anche se il mancato giro sul fiume l’abbiamo rimpianto.

3. Vienna, Prater: birre a nastro

Siamo arrivati nel parco dove ci sono anche le giostre e, dopo diverse birre, inutile nascondere di aver fatto anche qualche giro. Ma prima ci siamo fermati a bere in un posto meraviglioso, o almeno tale è nei miei offuscati ricordi. Si trattava di domenica pomeriggio e ci siamo seduti sui tavoli di legno all’aperto ma in prima fila (cioè di fianco agli spillatori) in questo posto assurdo, o forse, a pensarci bene, la birreria più logica all’interno di un parco giochi. Quelli che vedete nella foto sono boccali di birra riempiti per metà e in attesa di essere riempiti del tutto prima di essere serviti. Questi boccali erano su un nastro in continuo movimento perché la birra tra gli avventori scorre davvero a fiumi. Nonostante fosse pieno di gente, vi posso assicurare che tra l’ordinazione e il servizio non passavano più di trenta secondi. Queste sono state le birre dell’integrazione. Se la vacanza va bene, e questa è andata molto bene, arriva il posto in cui ti senti a casa, ti senti di avere la padronanza della situazione, ti trovi a tuo agio e vorresti stare lì per giorni interi, senti che non ti manca nulla e sei uno di loro.
La cornice di questa situazione a tratti è stata lussuosa. Una banda locale ha suonato davanti a noi e una vegliarda credo si sia convinta di avere qualche possibilità con il mio amico. Ad un certo punto abbiamo assaggiato una grappa ed il mio compare cercava di spiegare ad una coppia di signore non più giovani il concetto di brut, una delle due deve aver frainteso ma non si è persa d’animo e con sguardo lascivo gli ha detto (indicando il proprio bicchiere di grappa) “Dopo questa saremo tutti belli”. Dio mio, più integrati di così! Anche se il mio compare cercava con gli occhi una via di fuga dal mondo.

 

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2. Praga, e non abbiamo bisogno di parole

Appena sistemati in albergo ci siamo fiondati in questa birreria in cui ci hanno accolto con la proverbiale cortesia ceca. Ci siamo seduti su questo tavolo condiviso con sconosciuti e, prima ancora di capire come muoverci, ci hanno portato due birre. Dopo aver brindato abbiamo cercato di venirne a capo ed è stato molto semplice: fanno solo quella birra e tu bevi solo quella; se vuoi mangiare chiedi la lista, ma da bere non avrai altro, quindi una volta seduto te la portano senza nemmeno chiedere il tuo inutile parere. Anche perché avere un parere sarebbe fuori luogo, meglio prevenirlo a suon di alzate di mano per ordinarne ancora. Queste sono state le birre dell’ilarità insensata. Esiste in vacanza un posto o una o più persone che ti mettono addosso un’ilarità eccessiva rispetto alla situazione.
In questo caso era di certo buffo che ti portassero da bere senza che chiedessimo nulla ed era altrettanto buffo capire che si beveva solo quello. Io però l’ho vissuta come una vera barzelletta, non che ridessi sguaiatamente, ma avevo addosso un’allegria esagerata che mi spingeva a bere ed ordinare ancora, un’allegria eccessiva e che a ricercarla nella memoria si perde nei meandri di un momento irrimediabilmente e fortunatamente sfuggito.

 

1. Birra d’abbazia

E poi arriva l’impresa e la birra che ne suggella il successo. Chiaramente un’impresa è sempre relativa a chi la compie e, poiché io sono uomo di poche pretese e ancor meno virtù, l’impresa a cui mi riferisco è roba di poco conto. Non per questo però non bisogna festeggiare, chi non brinda ad un’impresa, qualunque essa sia, ha pensieri noiosi in testa.
La nostra impresa è stata quella di raggiungere l’abbazia di Praga, praticamente dopo il ponte sempre dritti in salita. Per di più sotto una pioggia più fastidiosa che importante. Va da sé che l’idea di raggiungere l’abbazia aveva come motore quello di assaggiare la birra che lì vi producono. Dopo una salita improba e ormai stremati siamo riusciti a raggiungere l’agognata meta e lì ci siamo gustati il meritato premio. Tanto più che appena ci siamo seduti all’aperto ma al coperto ha iniziato a piovere davvero forte, ma noi con la nostra birra in mano e la strada alle spalle abbiamo scampato il pericolo, con la calma dei forti abbiamo sorriso beffardi alle intemperie con un boccale di birra in una mano, la sigaretta nell’altra e la bocca piena di stronzate. La bellezza di quella che, a torto o a ragione, consideri la birra premio è la possibilità di gustartela in pieno, il fatto di poterti bere il trofeo ti rende l’eroe che sei: un cialtrone, ma che sta per ordinarne un’altra.[yikes-mailchimp form=”3″ title=”1″ description=”1″]

Su Giuseppe Ponissa

Aga la maga; racchetta come bacchetta magica a magheggiare armonie irriverenti; manina delicata e nobile; sontuose invenzioni su letto di intelligenza tattica; volée amabilmente retrò; tessitrice ipnotica; smorzate naturali come carezze; sofferenza sui teloni; luogo della mente; ninfa incerottata; fantasia di ricami; lettera scritta a mano; ultima sigaretta della serata.

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