Come essere maschi e sopravvivere all’arrivo dei quarant’anni

Tutti noi, chi più chi meno, invecchiamo. È un dato di fatto incontrovertibile, non possiamo farci nulla. Dobbiamo soltanto capire bene come affrontare la cosa e, se si è uomini, reggere il colpo per più tempo possibile e con ogni mezzo a disposizione

Maschio vs vecchiaia, una sfida impari

Inutile stare qui a raccontarcela, Cicerone si sbagliava: invecchiare fa schifo. E non solo perché la senilità è generalmente l’anticamera della morte, anzi quello sarebbe pure il meno, ma per via del decadimento inesorabile del nostro involucro di carne e ossa, quello cioè con cui interagiamo col mondo. Tale deperimento si fa drammaticamente difficile da gestire non tanto in età avanzata dove ormai tutto è perduto, ma verso la fine dei trenta, quando i desideri e le voglie sono ancora quelle di un ventenne, ma le capacità per soddisfarli marciscono più velocemente della frutta fresca dell’Esselunga…

Il quarantenne non ha un equilibrio

Si dice che mente e corpo non vadano di mai di pari passo e proprio per questo una vita compiuta si realizza solo quando si riesce a sincronizzare queste due entità. Ecco, in questa rincorsa verso la sintonia, i quarant’anni rappresentano la presa di coscienza di un equilibrio che nella stragrande maggioranza dei soggetti di sesso maschile non si realizzerà mai. Non perché siamo particolarmente stupidi, ma perché molto semplicemente i quarant’anni per un maschio adulto rappresentano il momento in cui il corpo perde di colpo l’aurea di immortalità tipica dei 20/30 e la mente, terrorizzata dal tempo che passa e dal dramma della vecchiaia, inizia a difendersi deformando in maniera spesso megalomane l’immagine di sé, con risultati il più delle volte tra il patetico e il pericoloso. Non c’è modo di farcela a superare psicologicamente indenni questo momento, se sei uomo e ti stai avvicinando ai quaranta sei inevitabilmente sul bordo di un precipizio. L’unica possibilità per evitare un epilogo da leone vecchio cacciato dalla comunità per mano del più giovane, è mentire. Mentire sempre, a voi stessi, ma soprattutto agli altri. Dovrete essere furbi e maledettamente intelligenti, perché se è vero che il tempo non lo freghi mai, i tuoi simili invece sì, e anche abbastanza facilmente.  Il segreto per restare apparentemente giovani infatti è quello di lasciar credere, realizzare cortine di fumo, mettersi in mostra senza però dare a nessuno la possibilità di smascherarvi. Facciamo un qualche esempio su due dei tre campi fondamentali nella vita di un maschio adulto: il lavoro e lo sport*

Lavoro: Strategia psicologica contro l’incedere degli anni

Potrete raggiungere tutti i livelli lavorativi che volete, ma se avete quasi quarant’anni prima o poi vi capiterà di avere a che fare con uno stagista o un collega che avrà poco più della metà dei vostri anni e che ridimensionerà le vostre capacità. Non mettetevi in competizione, lasciate stare. Lui farà le cose più velocemente di voi e quel che è peggio, le capirà prima di voi. La capacità di problem solving di un “quasi” nativo digitale è superiore di gran lunga alla vostra, non c’è corso di aggiornamento che tenga. Per cercare di mantenere di un minimo di leadership personale, quindi, dovrete fare appello a tutta la vostra esperienza: se lui parte in quarta e voi avete un minimo di potere, fermatelo, rallentatelo, siate apertamente ostruzionisti, anche se non è vero, fategli pesare il fatto che certe decisioni vanno ponderate, soppesate per capirne gli effetti. Alla fine farete esattamente come proposto da lui, ma almeno la tempistica l’avrete decisa voi, e questo, per l’ego e per il rispetto percepito è fondamentale. Se il giovane  rampante, invece, dovesse avere piena libertà di azione e il vostro bagaglio di esperienza non fosse in grado di arginare i suoi slanci, abbandonate l’ostruzionismo e adottate una tecnica conservatrice: costruitevi un’isola felice in cui a nulla e nessuno è concesso entrare. Create il vostro impero di inutilità, come ad esempio che ne so, imporvi di temperare le matite di tutto l’ufficio, oppure aggiornare la bacheca con le scadenze inutili, oppure preoccuparvi che il cassetto della stampante sia sempre pieno. Lasciate le novità fuori dalla porta, occupatevi solo del background lavorativo e condite le vostre inutili mansioni con l’aurea dell’importanza vitale tipica del “perché noi siamo il terreno stabile su cui poter costruire e innovare”.

Lo sport giusto ti rende giovane

Lo sport è la misura che ha l’uomo medio per misurare se stesso. Il passare degli anni dovrebbe sconsigliarci di praticarlo, perché il confronto con ciò che si era è purtroppo inevitabile, così come lo scontro con le nuove leve, quasi sempre drammatico. Il problema è che è difficile rinunciare allo sport, perché facendolo ci sentiamo vivi, sospendiamo la realtà e riusciamo a ridurre il nostro mondo complesso, almeno per un po’, a un mero stimolo competitivo. Per non sentire il tempo che passa, dunque, il mio consiglio in questo campo è di evitare come la peste attività che possano essere misurabili: se siete estremamente esigenti, ad esempio,  non correte. Correre è drammatico, perché la corsa vi rimanda in maniera netta il vostro decadimento fisico. Nella corsa conta il cronometro, e quello, purtroppo non lo puoi fregare. Evitate anche il tennis perché sebbene più soggetto all’estro rispetto alla corsa, resta uno sport in cui in cui mente e corpo si intrecciano in maniera molto più stretta di quel che si pensi. Se il corpo manca, la mente cede. E se non avete talento, il cedimento può essere drammatico (tipo un 6-0, 6-0, 6-0). Molti meno rischi, invece, ve lo può dare il calcetto: con il calcetto infatti, potrete modulare la vostra sconfitta in maniera direttamente proporzionale alla vostra fantasia. Avete presente la partita di Aldo, Giovanni e Giacomo contro i marocchini in spiaggia? Ecco, l’idea è proprio quella: attaccarsi a un qualcosa, un’azione, un passaggio, anche solo un gol fatto di culo nei primi 5 minuti, insomma, un singolo episodio su cui poter costruire tutta un’architettura semantica di “se solo avessimo” e “se ci fosse stato più tempo”, in grado di trasformare una sconfitta in una vittoria morale da raccontare ai nipoti. Ad aiutarvi in questo fitto dialogo interiore ci penseranno i vostri compagni di pari età, bisognosi come voi di tornare a casa con un’immagine di sé accettabile, e quindi disponibilissimi a ingigantire le vostre gesta in cambio di un trattamento speculare.

(Ciò in effetti spiega anche come sia possibile che l’Italia sia piena di fenomeni attempati che bazzicano i campi di periferia e in Nazionale, invece, ci giocano quattro scappati di casa).

*Il terzo campo sarebbe il sesso, ma qui, a differenza di sport e lavoro c’è ben poco su cui mentire (a parte nei racconti con gli amici). Il sesso dei quaranta anni è un sesso diverso da quello dei venti e chi vi dice il contrario è perché ha la testa offuscata da troppi Men’s Health. A quarant’anni non avete più la capacità di reazione dei venti, non avete più il recupero dei venti, non avete più l’esplosività dei venti. Fortunatamente vi resta la resistenza, per cui giocatevela bene. E sperate sempre che la vostra compagna abbia il senso dell’ironia.

Su massimo miliani

Ho il CV più schizofrenico di Jack Torrence, per questo motivo enunciare qui la mia bio potrebbe risultare complicato. Semplificando, per lo Stato e per l'Inpgi, attualmente risulto essere giornalista.

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