SUBURRA

Serie TV Suburra – Una colonna sonora che fa sognare (un po’ come Scrubs)

Serie TV Netflix Suburra, analisi della colonna sonora – Negli anni novanta Scrubs ebbe un grandissimo merito, quello di reinventare la sit-com, come si chiamava allora, con una colonna sonora straordinaria che lanciava artisti e brani (anche) semi sconosciuti al grande pubblico televisivo. Poi vennero OC, Dawson Creek e tantissime altri piccoli cult TV che permisero a molti gruppi indie-alternativi di fine secolo di farsi apprezzare e conoscere anche al grande pubblico

Su tutti Joseph Arthur, indi song-writer che grazie a Scrubs ebbe sicuramente una visibilità che i suoi pezzi (meravigliosi) forse non avrebbero mai avuto, di sicuro da lì in poi la sua carriera pur rimanendo fieramente alternativa ebbe momenti di sicuro successo (su tutti la cover di un suo brano fatta dalla coppia Michael Stipe – Cris Martin). Detto ciò sarebbe lunghissima e non senza sorprese la lista di pezzi e gruppi da urlo contenuta nella colonna sonora di Scrubs dove troviamo tra i tanti: Lazlo Bane, The Shins, John Cale, The EELS.

Non a caso MTV Italia scelse di trasmettere tutte e nove le stagioni, scoprendo poi di aver dato fiducia ad un piccolo capolavoro della televisione d’intrattenimento. In Italia il genere delle serie invece è relativamente nuovo ma non per questo meno combattivo basti pensare al successo internazionale di Gomorra. Ora sbarca su Netflix la prima serie prodotta dal gruppo americano e da RaiFiction e con questa sperimentazione una colonna sonora di tutto rispetto.

I produttori di Suburra infatti hanno optato per una colonna sonora in parte fatta di pezzi provenienti dall’indi rock e dal rap alternativo italiano con non poche sorprese lietissime.

La sigla

Mentre ogni puntata di Suburra si apre solo con un’animazione (geniale, va detto) la sigla finale è affidata ad un pezzo del 2015 del rapper romano Piotta. La canzone in questione è “7 vizi Capitale” pezzo dalle parole pesanti e piene di romanticismo per la città eterna in cui la notte e la percezione della perdizione che può ispirare questa città la fanno da padrone.

Dopo una descrizione di Roma e della sua grandezza parte una invettiva nei confronti di chi la città se la sta spartendo tra affari sporchi e compromessi fra i poteri pesanti della città: mafia, Vaticano, piccoli e grandi criminali. A rendere tutto ancora più potente un ritornello cantato dalla voce del gruppo romano “Il muro del canto”Daniele Coccia in cui la solennità e la faccia popolare di Roma emergono in tutta la loro verità.

Interessante questa scelta perché riporta giustamente al centro dell’attenzione un’artista come Piotta che negli anni novanta ha scritto un tormentone eccezionale come “Supercafone” e che poi ahimè ha avuto successo alterni pur pubblicando album davvero buoni. Come accade a molti artisti ingiustamente imbalsamati dal loro tormentone, il, anzi, er Piotta ha continuato a pubblicare album da quel lontano 1999 di grandissimo livello in cui ha mescolato rap, hip-hop, funky e sopratutto, surf-rock e punk wave.

Sicuramente da riascoltare l’album “La grande onda” , che in realtà di successo ne ha avuto molto, in cui si mescolano parole di violenza e ribellione con ironia e poesia, il tutto corredato da un video divertentissimo in cui si cita Point Break ma con le maschere di Berlusconi, Fini, D’Alema e Bossi. Come dire, chi vuol capire capisca.

Poi arriva il 2015 Piotta pubblica “Nemici” album evidentemente di critica già dal titolo in cui è contenuto il singolo “7 Vizi Capitale” da qui Michele Placido che la sceglie la canzone per la sua profonda oscurità come sigla per la serie Tv presentata in anteprima a Venezia.

Dal Genio ai Prozac +, dagli Assalti Frontali a I Quartieri

Ma Piotta non è l’unica grande piacevole sorpresa di questa serie TV perché nelle prime dieci puntate troviamo altri nomi eccitanti del mondo della musica italiana degli anni ’90-’00. Tipo:

Il Genio band composta da Alessandra Contini, Gianluca De Rubertis appare col loro pezzo di maggiore successo “Pop Porno” nel primo omicidio della serie, creando una attrito tra la felicità pornografica del personaggio che morirà e l’attualità della morte che di sicuro farebbe sorridere il duo leccese famoso il piglio dandy-chic dal sapore nouvelle vague.

Felicità riascoltare una così bella sincronizzazione per un gruppo che meriterebbe di ritornare al centro dell’attenzione per le sue intuizioni sinth-pop e l’ironia colta nei testi. Anche il percorso solistico di Gianluca De Rubertis merita una grandissima attenzione, repertorio che spazia tra cantautorato colto alla De André e un gusto francese per la chanson tutto da gustare. Da ascoltare  i due album solisti di De Rubertis L’universo elegante Autoritratti con oggetti.

I Prozac+ entrano in una scena di felicità chimica, quindi in un ambiente per loro perfetto, che ci fa un po’ essere malinconici di quanto il punk della band veneta aveva rivitalizzato le programmazioni radiofoniche di fine secolo scorso. Mancano. “Il risveglio” di Spadino protagonista Zingaro e omosessuale invece è sottolineato dagli Assalti Frontali, band di combat-rap  fondamentale per tutta la scena italiana che non a caso partecipa in una delle scene più politiche con un pezzo molto emozionante come “Roma meticcia”. Un posto non indifferente anche per I quartieri (band romana ancora da scoprire veramente) che  con la loro “9002” sottolineano una delle scene più intense di tutta la serie che ora non vi racconto per non spoilerare. Vi basti sapere che spacca davvero. Insomma una colonna sonora originale e coraggiosa al di fuori dei cliché che porta gli spettatori ancora più vicino ai protagonisti, quasi nella loro cameretta.

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Su Piggy the pig

Nasce negli anni 80 con ancora l'eco delle chiamate londinesi. Quando ci arriva a Londra è scoppiato il Brit-pop, intanto le urla del grunge scendono sotto pelle. Ama il vino rosse e le birre rosse, ascolta musica per non piangere ma a volte gli fa l'effetto contrario.

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