La morte di Bunny Munro – Nick Cave

Nella canzone “Where The Wild Roses Grow” di Nick Cave e Kylie Minogue, il cuore punk di Nick viene frantumato dalla melodia e deliziato dalla bellezza di Kylie.

Ma i riferimenti alla morte non mancano affatto tanto che Elisa Day, come solfeggia la canzone, nelle vesti di Kylie muore. Come muore la moglie di Bunny Munro, uccisa dalla depressione e dalla follia del marito alcolizzato e tossicomane con un’adorazione fissa della vagina, di qualunque vagina. La vagina la idolatra (in Avril Lavigne, in Kylie Minogue e – perché no – pure nella Moss) e la rincorre, la rincorre fino a vederla pure in un Big Mac. Così facendo continua a non vedere un figlio genio e autistico che gli cade addosso dopo la morte della moglie, così come non vede più ragion d’essere e la cecità non tarda ad arrivare, portandolo a scorrazzare alla ricerca dei propri demoni tra la costa di Eastbourne e i borghi al declino della periferia di Brighton.
A chi conosce il genio devastato di Nick Cave verrebbe da pensare che “La morte di Bunny Munro” è un libro quasi autobiografico, anche se non è ambientato in Australia, la sua terra natale, ma in Inghilterra. Si legge tutto d’un fiato e la nausea non tarda arrivare, anche se è piacevole perché accade ad un altro e non a te. Da leggere.

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Su daniela gallotti

Nell’essere umano le due immagini retiniche percepite dai due occhi sono contemporanee ma non identiche: ci pensa il cervello a unirle in quella che si chiama visione stereoscopica. Per le ragioni più diverse qualcuno non ce l’ha. Io non ce l’ho: ci ho sempre convissuto serenamente ignara, felicemente in balia della mia perenne doppia interpretazione del mondo, senza quest’ansia di volergli dare sempre per forza un’etichetta sola. L’unico problema è che i film in 3D li devo lasciar recensire agli altri: per me sono solo riprese fuori registro.

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