Un racconto intenso e sincero di un padre che affronta la disabilità del figlio, rivelando la complessità delle relazioni umane e la lotta per la comprensione e l’accettazione.
“Nati due volte” di Giuseppe Pontiggia è un romanzo che esplora il difficile tema della disabilità. Pubblicato nel 2000, premiato con il Campiello nel 2001 e riadattato (parecchio riadattato) in film da Amelio nel 2004 (Le chiavi di casa), questo libro riflette l’esperienza personale dell’autore come padre di un figlio disabile, trasformandola in un’opera letteraria di grande impatto emotivo e intellettuale. Pontiggia affronta un tema di importanza capitale per la sua vita con una schiettezza disarmante e una sensibilità rara. Fin dalle prime pagine, il lettore è immerso nell’amarezza e nel dolore del padre narrante, che non risparmia nulla ne a sé, né al figlio, tantomeno al lettore: “Sono stremato e infelice. Lui procede ondeggiando come un marinaio ubriaco. No, come uno spastico”.
Conoscersi nella diversità
La storia è quella di un padre, il professor Frigerio, e di suo figlio Paolo, che insieme affrontano un percorso di reciproca conoscenza. La disabilità di Paolo diventa il catalizzatore per una serie di riflessioni profonde sul significato di normalità e differenza. Il libro critica apertamente l’uso del linguaggio politicamente corretto, che spesso non fa che alimentare una ghettizzazione linguistica e umana. Comprendere la disabilità, secondo Pontiggia, significa non girarci intorno con perifrasi burocratiche, ma affrontarla frontalmente con onestà. Il titolo non si riferisce solo ai disabili che lottano per diventare se stessi, ma anche ai loro cari, che devono attraversare una seconda nascita: quella della consapevolezza e dell’accettazione. In un passaggio intenso del romanzo, un medico dice ai genitori: “Questi bambini nascono due volte. Devono imparare a muoversi in un mondo che la prima nascita ha reso più difficile. La seconda dipende da voi, da quello che saprete dare. […] Ma alla fine anche per voi sarà una rinascita”.La bellezza dello stile di Pontiggia in questo romanzo sta nell’intensità dei dialoghi, sempre intrisi di una profonda indagine psicologica. I personaggi, attraverso le loro parole e azioni, mostrano le ipocrisie e le verità nascoste della società, con un tono di ironia nera, Pontiggia descrive i diversi atteggiamenti dei familiari e le sorprese che Paolo riserva. L’autore invita i lettori a una profonda riflessione sulla disabilità e su come essa rifletta le nostre stesse limitazioni nel comprenderla e accettarla. La disabilità, del resto, non riguarda solo chi la vive in prima persona, ma anche la società nel suo complesso, incapace spesso di accogliere veramente le differenze che questa condizione comporta. La convivenza quotidiana con la disabilità diventa quindi un’opportunità per tutti di nascere due volte, di superare pregiudizi e di abbracciare una nuova visione della vita. Stupendo, a mio avviso, lo svuotamento del senso della normalità: non solo il figlio, ma anche il padre e tutti coloro che ruotano attorno a questa vicenda sono spesso impreparati a comprendere e accettare i limiti di ciò che esula dalla normalità. Tutti prigionieri di una vana ricerca di normalità, una normalità paradossale, inutile. Perché la vera esistenza altro non è, in fondo, che una lotta per essere se stessi, e quindi una continua conquista e rivendicazione della propria unicità e diversità.
Autore: Giuseppe Pontiggia
Editore: Mondadori
Collana: Oscar moderni. Cult
Anno edizione: 2021
Pagine:252 p., Brossura
EAN:9788804734932