La ferrovia sotterranea, dello scrittore americano Colson Whitehead, è un libro di cui negli ultimi mesi si sta parlando molto e sta vincendo un premio dopo l’altro, Pulitzer in primis. In italia è stato pubblicato da poco dalla BigSur. Non potevamo perdercelo e ne è valsa davvero la pena, mi sento di poterlo proporre come uno dei migliori libri dell’anno.
Lo schiavismo in America
Lo scrittore americano Colson Whitehead, con una prosa semplice e scorrevole, ritrae una delle pagine più oscure non solo degli Stati Uniti, ma dell’umanità intera: lo schiavismo durante la prima parte dell’ottocento in America, principalmente concentrato negli Stati del sud. C’è da sottolineare come lo scrittore metta in evidenza anche il ruolo dei movimenti antischiavisti ed abolizionisti che si svilupparono soprattutto nelle grandi metropoli costiere, ma non solo, che sono stati artefici dell’emancipazione della popolazione nera negli Stati Uniti.
Da leggere tutto d’un fiato, fin dalla prima pagina si è ricondotti direttamente in una delle peggiori vergogne dell’essere umano. Una delle prime domande che sorge spontanea al lettore è: ma perché non c’è mai stato un vero sentimento comune di forte condanna verso lo schiavismo, come invece è stato per il nazismo ed i campi di concentramento durante la seconda guerra mondiale?
Un romanzo storico coinvolgente
Con il termine Ferrovia sotterranea negli Stati Uniti si è sempre indicato la rete clandestina che provava a liberare gli schiavi dagli Stati del sud. Whitehead ne materializza l’idea, la costruisce con le sue parole, la fa vivere fisicamente, riattraversando l’epopea schiavista con un romanzo storico dal forte sapore di sofferenza e disumanità. A guidarci è la protagonista Cora, che durante la sua fuga verso il Nord ci fa conoscere una mezza dozzina di States ed il loro razzismo sfrenato ed istituzionalizzato.
Continuamente il lettore è colto da improvvisi shock, la ricostruzione del contesto ha dell’inimmaginabile: la vita quotidiana e disumana nei campi di cotone, kilometri interi di strade con uomini neri impiccati, una depravazione totale dell’uomo a favore della speculazione e dell’arricchimento. Tutte cose che più o meno sapevamo, ma leggerne con una così accurata dovizia di dettagli è un’altra cosa, è un rendersene conto fino in fondo, un sentirlo sulla propria pelle. Come si è potuti arrivare a tanto ed in nome di che cosa soprattutto?
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La ricerca della consapevolezza
Al di là della rappresentazione storica del periodo, questo è un romanzo per il lettore, nel senso che la lettura gli pone continuamente quesiti che lo accompagneranno per diversi giorni a seguire, è un’opera sulla consapevolezza dell’uomo, inteso nel senso storico ed evolutivo. Non che nella storia ciò non sia mai successo anzi, quando miriadi di turisti rimangono incantati dal Colosseo o dalla Piramidi devono sapere che non c’è meraviglia del mondo che non sia stata costruita dagli schiavi, sullo sfruttamento del loro corpo e della loro vita. Ed è nostro dovere, in quanto lettori ricercatori della verità, sapere cosa è davvero successo e perché ciò si sia sviluppato in tal maniera. Mi sovviene Arendt con la sua Banalità del male, e sarà effettivamente così, ma dopo aver letto La ferrovia sotterranea penso che la banalità, più che il male, sia il capitalismo e la sua depravata sete di arricchimento che ha fatto dell’uomo l’aguzzino di se stesso.
La ferrovia sotterranea – Colson Whitehead -BigSur
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