Ottanta rose mezz’ora di Cristiano Cavina è un libro che lascia molte domande e che suona vero, non a caso è già diventato un piccolo caso letterario. Un libro che si chiude aprendo molte discussioni.
Ottanta rose mezz’ora di Cristiano Cavina
“Vi siete mai innamorati di Sammi?” Questa è la domanda che chiude Ottanta rose mezz’ora, discusso grande successo firmato da Cristiano Cavina per Marcos y Marcos. Discusso perché il tema non può lasciare indifferenti, tantomeno il modo in cui è affrontato.
Ma facciamo un piccolo passo indietro. A metà anni duemila si era affermata una certa letteratura “impegnata” che raccontava la situazione esistenziale dei lavoratori precari italiani. Con un po’ di maniera, qualche stortura tipica delle forzature ideologiche, questo genere però produsse alcune grandi libri e qualche buona sceneggiatura. Su tutti pensiamo a Mi chiamo Roberta e guadagno 250 euro al mese di Aldo Nove e Il mondo deve sapere di Michela Murgia da cui fu tratto il fortunato film di Virzì Tutta la vita davanti.
Ora che vi ho rinfrescato questo piccolo mondo letterario durato circa cinque-sei anni, dimenticatelo; con Ottanta rose mezz’ora siamo proprio da un’altra parte. La storia narrata nel libro, se raccontata, potrebbe farci pensare ad alcune similitudini ma in realtà il cuore della narrazione sta altrove.
Una storia d’amore e un’anima da salvare
Uno scrittore dalla vita disordinata incontra, in uno spazio dedicato al co-working, un’insegnate di danza, Sàntal. La ballerina è affasciante, chi non ne rimarrebbe colpito? Slanciata, poco seno, sempre in leggings perfettamente attillati e una coda di cavallo a sciogliere fantasie erotiche. Manca ancora un particolare: un culo da far voltare la testa a chiunque la incontri. Insomma, una donna immediatamente desiderabile per chiunque.
Da questo incontro nasce un corteggiamento molto concreto e anche poco romantico, ma di sicuro scatta tra lo scrittore, voce narrante della vicenda, e la bella ballerina un’intesa sessuale perfetta e onnivora di fantasie e lussurie.
Nel suo inerpicarsi nel tempo la storia di passione si trasforma in una storia di amore e condivisione di tutto, anche della quotidianità.
Qui inizia una nuova fase del racconto. Sàntal, diventata Sammi, non riesce a saldare i debiti con la scuola di danza, perciò, nella ricerca disperata di soldi per mandare avanti la passione di una vita, decide di vendere il proprio corpo per mantenere la sua anima.
Qui la narrazione diventa esilarante e tragicomica, piccante e sciatta come solo il bisogno di cercare soldi facili sa essere.
La storia proseguirà con un bel finale, che naturalmente non vi svelo, che vi condurrà a molte riflessioni sulla fragilità della vita.
Nuovo realismo italiano
Raccontata così, di sicuro si poteva fare meglio, la vicenda appare dai toni accesi, con un tenore impegnato, una riflessività che invece manca del tutto nella penna di Cavina.
L’interesse dello scrittore romagnolo non è quello di raccontarci una situazione socio-politica, ma di disegnare la linea sottile che divide un vita originale da una esistenza alla deriva; suggerire come nella vita passione e risultato non possano essere calcolati e, spesso, conciliati.
In Ottanta rose mezz’ora non c’è la ricerca di una verità sociologica o morale, ma il bisogno di raccontare una storia di amore e quotidianità che porta a risultati lontani dall’equazione iniziale.
Non a caso uso il termine equazione, in un bellissimo monologo Giorgio Gaber si chiedeva in quale punto dell’operazione avesse sbagliato, in quale punto tutto fosse andato storto tanto da non far arrivare il risultato corretto come sperato.
Ecco qual è secondo me il punto di Ottanta rose mezz’ora. Se c’è l’amore, la poesia, la passione, i soldi, perché qualcosa deve andare storto? Qual è il buco nero che risucchia le nostre esistenze rendendole “disordinate”?
Un libro che lascia molte domande e che suona vero quello di Cavina, che non a caso è già diventato un piccolo caso letterario. Un libro che si chiude aprendo molte discussioni.
Personalmente, se dovessi proprio inserire in una categoria questo libro, lo definirei nuovo realismo italiano: senza giudizi, senza morale, ma con un filtro in bianco e nero a dare la vera tonalità di molte quotidianità.
Cristiano Cavina – Ottanta rose mezz’ora – Marco y Marcos
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