Rassegna stampa - Recensioni de La scomparsa di Josef Mengele di Olivier Guez

La scomparsa di Josef Mengele – Olivier Guez

La scomparsa di Josef Mengele di Olivier Guez racchiude un messaggio fondamentale: la memoria e la conoscenza sono il motore per difendere la libertà e la dignità umana. Forse bisogna entrare nella testa di un mostro per capire quello che diceva Kant: le cose banali sono quelle che a volte vanno ripetute.

Josef Mengele e la banalità del male

La banalità del male, titolo trasformatosi in sintesi della filosofia di Hannah Arendt, meglio non potrebbe riassumere la questione intorno a Josef Mengele, il più brutale dei nazisti e (ahimè) uno dei pochi ad essere sfuggito ai servizi segreti di tutto il mondo.

Josef Mengele, autore delle peggiori brutalità in nome di una presunta ricerca scientifica, è il simbolo dell’ipermediocrità, come lo ha definito Olivier Guez (vai alla biografia) durante la conferenza stampa di presentazione dell’omonimo libro, cioè non ha nulla di affascinante o eccezionale.
Mengele è l’esempio di male banale, dell’uomo che, protetto dal sistema (e dalla sua enorme ricchezza), può dedicarsi perversamente alla ricerca della purezza ariana, facendo passare per il gas gemelli, nani e, più in generale, tutte quelle particolarità o eccezioni della vita che non riuscivano ad essere comprese da una mente puerile come quella del Dottore di
Auschwitz.

La scomparsa di Josef Mengele di Olivier Guez

Olivier Guez ha scritto un libro (leggi altre recensioni) su un personaggio così oscuro partendo dalla considerazione fondamentale che ciò che si conosce perde mistero, diventa umano e quindi analizzabile e comprensibile. Josef Mengele non è un mito, non è coraggioso, è un uomo cha ama solo se stesso e fa fatica anche a scopare perché vuol dire mettersi in contatto, seppure per piacere. Mengele è criminale di bassa tacca, perverso che

ha sempre pensato solo a se stesso, malgrado i bei discorsi sull’amore per la Germania e sulla fedeltà al nazismo.

La scomparsa di Josef Mengele si apre con un tedesco taciturno e malinconico che, dopo aver attraversato l’oceano, arriva in Argentina dove deve nascondersi da qualcosa e da qualcuno; per farlo accetta di condividere i primi giorni di permanenza nella nuova terra con altri fuggitivi di ceto sociale molto più basso del suo, cercando di dare poco nell’occhio.

Immediatamente si scopre che Gregor, questo eccentrico tedesco che cerca di nascondere parte della sua natura, altri non è che il famigerato Dottor Mengele. Piano, attraverso monologhi interiori ed interazioni con la fauna ben assortita dell’Argentina di Peron, entriamo nella testa di Mengele dove buio e banali teoremi scoprono un uomo schiacciato dalla paranoia e dal mito della purezza.

La sterilizzazione forzata e l’eliminazione degli improduttivi sono indispensabili per ridurre la demografia dei più primitivi.

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Josef Mengele braccato

Dopo le pagine di apertura, in cui troviamo un Josef Mengele cauto nel nascondersi dietro l’alter ego di Gregor, il mai redento nazista inizia una serie di incontri che lo porteranno ben presto ad un nuova vita sociale nel continente Sud Americano.

Il giovane Fritsch assicura a Gregor di avere molte entrature e che lui non ha nulla da temere: in Argentina, terra di fuggiaschi grande come l’India, il passato non esiste.

Quando apparentemente Gregor sembrerebbe aver trovato una stabilità, dovuta anche ad un nuovo matrimonio, i giornali inizieranno a rivelare che cosa ha fatto Mengele durante gli anni di Auschwitz, scatenando una caccia all’uomo senza precedenti.

Il rapimento di Eichmann inaugura una nuova era; per l’Argentina è un’umiliazione per la Germania occidentale una catastrofe.

Mengele, il mostro, diventerà il braccato e proprio perché messo alle strette ancora più furioso, rancoroso e terribilmente frustrato.

Eccolo prigioniero della maledizione di Caino, il primo omicida dell’umanità: errante e fuggiasco sulla terra, chi lo incontra lo ucciderà.

Josef Mengele

Il nazismo mai sepolto

Mi sono chiesto, mentre leggevo il libro, quale sia stato l’intento dell’autore in questo lavoro e devo essere sincero che non sempre mi sono dato la stessa risposta, anzi credo di aver collezionato una serie di ipotesi molto contrastanti.

Se il pianeta non si fosse coalizzato contro la Germania il nazismo sarebbe ancora al potere.

Oltre alla qualità della documentazione rinvenuta da Guez che sicuramente colpisce per quantità e specificità, un grande pregio del libro è di far luce su un momento storico che viene dato spesso per scontato, sbagliando profondamente.
Appena finita la guerra mondiale il mondo non era certo de-nazistizzato, anzi vi erano alcune condizioni che avrebbero potuto far ritornare l’orrore di quel regime in auge. Una tesi troppo forte? No, niente affatto, e Guez ricostruisce bene la questione, approfondendo il rapporto del Presidente
Perón con i tantissimi nazisti in fuga che ospitava con grande piacere, cercando forse di strappargli qualche consiglio su come realizzare un regime simile in Sud America. Difficile dire che la stramba idea di Perón non abbia avuto alcun successo visti gli anni bui dell’Argentina, soprattutto durante la dittatura dei militare (1976-1983).

Josef Mengele ammira Perón ma gli rinfaccia di essere ancora troppo invischiato in

insulsaggini giudaico-cristiane, la compassione e la pietà, tutte forme di sentimentalismi di cui il nazismo si era sbarazzato

La rivelazione degli orrori di Auschwitz

Dal mio punto di vista c’è un momento importantissimo del libro in cui Guez compie un ottimo lavoro di attualizzazione: la rivelazione degli orrori di Auschwitz  al mondo. Nella ricostruzione di Olivier Guez, si capisce bene come solo ad un certo punto (siamo già nel 1960, tutto parte col rapimento di Eichmann) il mondo sia venuto a sapere cosa sia veramente successo durante gli anni dei campi di sterminio e solo allora, grazie alla forza vendicativa (sacrosanta ovviamente) di politici ebreo-tedeschi e dello stato di Israele, si sia potuta compiere un po’ di giustizia.

Io credo che il messaggio più importante Olivier Guez lo condensi proprio nella parte finale del libro, quando si capirà che se non ci fosse stata conoscenza dei crimini commessi dai nazisti probabilmente oggi avremmo ancora più sostenitori del regime di Hitler di quanti già in modo preoccupante ve ne siano oggi. Peggio? Forse addirittura ci sarebbe stata qualche penosa appendice.
La memoria e la conoscenza sono il motore per difendere la libertà e la dignità umana, forse bisogna entrare nella testa di un mostro come ha fatto Guez per capire quello che Kant diceva con grande leggerezza

le cose banali sono quelle che a volte vanno ripetute

Olivier Guez – La scomparsa di Josef Mengele – Neri Pozza

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Su Andrea Labanca

Andrea Labanca cantautore, laureato in filosofia e performer, ha scritto tre album impregnati di letteratura. "I Pesci ci osservano" disco della settimana di Fahrenheit Rai RadioTre e "Carrozzeria Lacan" ospitato a Sanremo dal Premio Tenco. Ha collaborato con diversi scrittori (tra cui Aldo Nove e Livia Grossi) e ha lavorato come attore per Tino Seghal. Quest’anno è uscito il suo terzo album, “Per non tornare”, racconto noir-poetico in chiave elettro-vintage.

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