Gli aquiloni - Romain Gary

Gli aquiloni – Romain Gary

In Gli aquiloni Romain Gary riporta la Resistenza e la lotta partigiana ad un discorso di estetica della quotidianità, in cui chi lotta per un mondo più giusto e meno oscuro lo fa con la felicità di chi cerca un amore, la bellezza.

Gli aquiloni di Romain Gary

Potrei presentare Gli aquiloni di Romain Gary dicendo che è il libro pubblicato sei mesi prima che lo scrittore francese si suicidasse, facendolo annullerei ogni altra discussione possibile sull’estrema necessità di questo testo. Potrei farlo, ma questo farebbe perdere qualcosa dell’incredibile messaggio di vita che Romain Gary ci ha consegnato con il suo straordinario ultimo romanzo.
Vita francese, ma anche polacca, ma anche inglese, che brulica tra le bombe, che mangia gamberetti tra gli incendi, che sogna un mondo diverso mentre complotta, sogna e guarda il cielo mentre tutto intorno si fa inferno
Romain Gary consegna questo all’umanità, uno splendido messaggio di vita e di bellezza, di sogno e libertà, di grandissima fiducia nella fantasia.

Mi ha colpito, poche settimane fa, il fatto che il Presidente Emanuele Macron abbia deciso di concludere la celebrazione per il centenario della fine della Prima Guerra Mondiale citando proprio Romain Gary, con il suo celebre aforisma «Il patriottismo è l’amore dei nostri, il nazionalismo è l’odio degli altri». Frase che potrebbe essere usata in qualunque contesto con ottimi risultati, il Presidente francese l’ha usta a mo’ di risposta contro i nazionalismi inneggiati ormai da più parti in Europa e ben oltre (vedi Trump qualche settimana prima.)

Messaggio di fratellanza e unione

Lungi dall’entrare in una discussione politica, Macron (furbescamente, sia ben chiaro) cita Gary perché conosce il valore (o almeno sua moglie, verrebbe da dire) del messaggio di fratellanza e unione che lo scrittore ha raccontato al di là delle bandiere e dei confini.

Viene difficile immaginare un messaggio di un mondo senza confini e, allo stesso tempo, di una presa di posizione così forte come la scelta partigiana che, inevitabilmente, in terra francese risuonava come lotta anche patriottica, ma è quello che fa Gary disegnando i suoi personaggi. Uomini lontani dalla moda dell’epoca, ma vicini alla propria arte, alla propria “ragione di vita”. Uomini fieri, orgogliosi, carichi di sogni ed allo stesso tempo concreti e concentrati sul campo di battaglia di fronte a loro. In una parola, Resistenza.

Romain Gary

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Resistenza come estetica della quotidianità

Gli aquiloni si apre con un’immagine successiva alla Seconda Guerra Mondiale: si racconta dei visitatori che arrivano a Cléry per mangiare al famoso ristorante Clos Joli,  per poi fare una capatina al museo di aquiloni ormai di interesse nazionale.
La Francia della prima scena del libro è una terra di piacere e bellezza, di leggerezza e poesia, immagine che ritornerà abbondantemente nel libro, ma in contesti diversi e con un paesaggio completamente differente alle spalle, che farà risaltare la forza e la potenza di questa fotografia godereccia apparentemente banale e superficiale.

Questa è la grande forza di Roman Gary in tutte la sua opera, riportare il discorso della Resistenza e della lotta partigiana ad un discorso di estetica della quotidianità, in cui chi lotta per un mondo più giusto e meno oscuro lo fa con la felicità di chi cerca un amore, la bellezza.
Così Gli aquiloni racconta di una città tra gli anni precedenti allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e il suo svolgimento, facendoci entrare nella quotidianità di personaggi che animano la Francia degli anni Trenta.

Lila, la giovinezza e la poesia del mondo

E allora godetevi queste trecento pagine di puro piacere della lettura, seguendo gli aquiloni di Zio Ambroise Fleury, postino anarchico e grande costruttore di aquiloni che, giustamente, avverte di non perdersi nel blu; mangiate al Clos Joli insieme a Marcelin Duprat che vi racconterà di come la cucina francese schiaccerà lo stivale nazista. Ancora seguiamo Julia Espinosa nelle sue riflessioni su come sfuggire ai nazisti mentre fuma una sigaretta dopo l’altra e perdiamoci con la melanconia del narratore Ludo.

Oltre a queste bellissime vite che ancora profumano di vino rosso e fois gras, c’è Lila, la splendida principessa polacca, protagonista di un romanzo ottocentesco, prestata invece ai Trenta del Novecento. Difficile e snob, romantica e patetica, decadente e profetica, Lila è la ragazza che attraversa la Seconda Guerra Mondiale come uno spettro che nasconde in se stessa la giovinezza del mondo e la sua poesia, e proprio come  loro è effimera e leggera.
Lila di sicuro è il personaggio che esce dal libro e diventa, appunto, spettro e Cassandra di molto futuro. Lila forse è quell’immagine lontana che Romain Gary ha tenuto per per sé fino al momento di chiudere gli occhi per sempre, lasciandoci così tanta bellezza da condividere.

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Su Andrea Labanca

Andrea Labanca cantautore, laureato in filosofia e performer, ha scritto tre album impregnati di letteratura. "I Pesci ci osservano" disco della settimana di Fahrenheit Rai RadioTre e "Carrozzeria Lacan" ospitato a Sanremo dal Premio Tenco. Ha collaborato con diversi scrittori (tra cui Aldo Nove e Livia Grossi) e ha lavorato come attore per Tino Seghal. Quest’anno è uscito il suo terzo album, “Per non tornare”, racconto noir-poetico in chiave elettro-vintage.

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