E sempre allegri bisogna stare. Le canzoni del signor Dario Fo di Giangilberto Monti ci racconta l’arte di Dario Fo soprattutto attraverso le sue canzoni. Un libro che ci invita a non sprecare la grande eredità artistica di Dario Fo, vero e proprio genio riconosciuto all’estero prima che in patria.
Un ragazzo allampanato si presenta alla reception della RAI – radio audizioni Italia – e chiede all’indisponente portinaio di poter entrare negli studi. I ragazzo è in ritardo, ha fretta, il suo corpo dinoccolato e lungo appare ancora più goffo sotto gli occhi investigativi del receptionist. Il ragazzo lungo dal corpo goffo era un giovanissimo Dario Fo che cercava di entrare in orario negli studi dove Franco Parenti registrava il suo programma comico. A Milano la circonvallazione era fatta d’acqua, i Navigli accerchiano la città. Dario Fo è al suo debutto in radio, un vulcano di idee e pensieri che Franco Parenti, attore allora al massimo della popolarità, sa dirigere e guidare con la pazienza tipica del direttore di bottega.
È il 1952 e questo è l’incipit di E sempre allegri bisogna stare. Le canzoni del signor Dario Fo, scritto da Giangilberto Monti per Giunti uscito da una settimana nelle librerie italiane.
Giangilberto Monti, chansonnier e autore, ingegnere e storico dello spettacolo firma un libro importante che racconta, naturalmente, la vita di un genio ma lo fa scegliendo un aspetto centrale dell’opera del maestro milanese – le canzoni – e da quel punto cardinale fa discendere la biografia di un uomo che ha saputo sopratutto produrre in modo originale e differente il proprio percorso. Due sono secondo me le caratteristiche che emergono dalla lettura di questo libro: la capacità di scegliere temi sempre originali e controversi, la scelta di collaboratori eclettici e generosi che sapessero assecondare l’istinto del maestro.
Per tutto il libro troviamo, e qui si sente che Monti non solo ha amato ma anche ha studiato come si svolgeva il lavoro in quegli anni, scanditi da singoli capitoli i momenti più importanti della produzione sopratutto musicale di Fo e l’arricchimento che hanno portato nelle diverse fasi i collaboratori. Carpi, Ciarchi e Jannacci, tre musicisti fuori da ogni schema, saranno protagonisti delle varie strade percorse da Dario Fo, ognuno portando la propria (forte) personalità nel percorso del guitto rendendola sempre divinamente sopra le righe.
Nella parte centrale tra le altre cose troviamo la genesi di pezzi entrati nella cultura popolare come Vengo anch’io e Ho visto un re con la magia che li ha sorretti e accompagnati. Ma in E sempre allegri bisogna stare c’è anche un’altra lettura molto interessante del percorso biografico di Dario Fo, quella della creazione di un vero e proprio circuito di distribuzione degli spettacoli con annessa invenzione di un pubblico. Dall’incontro con Nuovo Canzoniere Italiano, tra cui figuravano Paolo Ciarchi e Giovanni Marini, alla fondazione de I Dritti, Dario Fo coglie le energie nascenti intorno a sé e ci costruisce reti, scambi, passaggi che arricchiranno i singoli percorsi.
Ci sono molti momenti divertenti all’interno di questo lavoro ed episodi curiosi come quello dell’incontro tra Fo e De André che ci dona ancora una volta l’atmosfera che si respirava in quegli anni. Interessante inoltre la parte dedicata al successo delle opere di Fo all’estero, in verità avvenuta molto presto agli inizi della carriera, che ci dona la figura del Maestro come un autore internazionalmente colto come vertice di cultura contemporanea ben prima del Premio Nobel e certamente prima del tardivo riconoscimento in patria.
[amazon_link asins=’880984422X’ template=’ProductGrid’ store=’esteti-21′ marketplace=’IT’ link_id=’9222c855-0568-11e7-a5bf-7bfbfb7ff1a0′]Il libro di Monti lontano dall’essere una agiografia racconta il lavoro e gli incontri di un uomo, che di fatto genio è stato, mostrandone appunto la grande sapienza e freschezza proprio nel costruire, inventare, produrre. Vicino all’artista rinascimentale per profondità, capacità e allegoria, diventa visionario come uomo perfettamente inserito nella società e che anzi sa imporre ad essa una nuova fruizione dell’opera d’arte. Se vogliamo rinascimentale anche in senso economico, come i grandissimi artisti sanno fare, Fo ha creato un circuito e una rete anche pecuniaria in grado di auto sostentarsi pur rimanendo lontana (per molto tempo almeno) dai media nazionali.
È importante leggere questo libro per la bella fotografia che Giangilberto Monti regala di un mondo in cui produzione artistica, coscienza politica e immaginazione giocavano una sola partita guadagnando in ogni parte qualcosa.
Il libro si chiude con una bella frase che dobbiamo riportare così com’è per il suo augurio è la sua profondità: “Oggi di lui ci rimangono molti dipinti, bellissime parole e una lista di canzoni. È una grande eredità, ed è gratis. Non sprechiamola.”
Giangilberto Monti, E sempre allegri bisogna stare. Le canzoni del signor Dario Fo, Giunti Editore
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