Due giovani sposi nell’Inghilterra repressiva dei primi anni 60, scoprono durante la loro prima notte di nozze che crescere, conoscersi, amarsi, volersi davvero, sono traguardi rari, ma soprattutto, sono traguardi che col matrimonio non hanno nulla a che fare
Prima di tutto, la trama
Due giovani sposi inglesi, Edward e Florence -figli di quella repressione sessuale che sarebbe morta e sepolta di lì a pochi mesi, spazzata via dalle correnti libertarie degli anni 60- sono in viaggio di nozze in un hotel in stile vittoriano del Dorset. Davanti a loro la prospettiva della loro prima notte di nozze, la loro prima volta in assoluto. Sopra le loro teste le attese e le paure tipiche di un momento così solenne e atteso. In lontananza, invece, il rumore dell’acqua, che avanza e si ritrae sulla spiaggia di ciottoli di Chesil Beach. Questo lo scenario di un libro che temporalmente nasce e muore nello spazio di un paio d’ore, il tempo necessario, appunto, ai due protagonisti per dissolversi in piccoli pezzi dopo essersi scontrati con paure molto più grandi di loro.
In secondo luogo, la parafrasi
Chesil Beach parla di sesso. O meglio, parla del potere che avevano (e che hanno) il sesso e la sua negazione nelle menti di molte generazioni. Parla del sesso represso dell’Inghilterra perbenista degli anni 50/60 ma parla anche del rapporto col sesso di oggi, non più nascosto ma esibito, eppure di certo non più familiare di quanto lo era 50 anni fa. Chesil Beach parla anche del rapporto di coppia, quell’alchimia misteriosa che non sempre, anzi quasi mai, trova piena soddisfazione nelle attese dell’altro. Edward e Florence sono vergini e totalmente inesperti. Sono giovani e in balìa del loro mondo interiore, della timidezza, delle pruderie, dei non detti, della mancanza di fiducia in se stessi, della repressione religiosa. La loro storia –come del resto la nostra, anche se non vogliamo ammetterlo- vive di scelte dettate dal momento, dal caso, dalla paura e dall’egoismo dettato dall’inesperienza. Edward e Florence, in definitiva, rappresentano il disastro personale che ha coinvolto generazioni e generazioni di giovani: la loro prima di notte di nozze la si può definire una storia esemplare di quotidiano orrore, ma portata avanti con le migliori intenzioni.
Compra Chesil Beach cliccando qui
In terza istanza, la confessione
Questo è il mio primo libro di McEwan. Non ho letto Espiazione, non ho letto L’amore fatale, non conosco la sua biografia. Non sapevo che il suo soprannome fosse Ian Macabre per via dei toni cupi delle sue opere e non sapevo che, esattamente come Michael Jackson per i Cigni di Balaka di Al Bano, fosse stato sfiorato da accuse di plagio. Di McEwan ho letto solo la recensione del compare Agafan e visto quanto poco gli è piaciuto Espiazione, non è stato certo da lui che ho preso spunto per questa lettura (perché di lui mi fido ciecamente, anche se è un debosciato). A passarmi letteralmente il libro è stata un’amica, una di quelle che pur essendo molto giovane, sa consigliare bene.
Quarto, lo stupore
Ora, per quanto ingenuo e fessacchiotto sia il sottoscritto, non sono certo il tipo dall’entusiasmo facile. Soprattutto con i libri, la costruzione del mio piacere di lettore avviene tramite la concatenazione necessaria di diverse componenti: lo stile di scrittura dell’autore, la potenza della storia, la presenza di un personaggio, anche uno solo, che mi faccia innamorare e, soprattutto, la capacità osmotica che hanno o meno le storie di penetrarti fin nel profondo (e nel caso di Edward e Florence -ok, ora ci rido, ma porelli- mai verbo fu più calzante). Ecco, con Chesil Beach è successo, in quelle pagine c’è tutto quello che solitamente chiedo a un libro. McEwan mi ha trascinato dentro il suo racconto nel giro di poche pagine e la sua bravura non è stata tanto quella di riuscire a calarmi così intensamente nel bel mezzo di un dramma personale, ma di riuscire a farlo sempre con un punto di vista analitico, eliminando cioè ogni sorta di prurito voyeuristico dalla narrazione. Una scelta stilistica necessaria che produce passi decisamente degni di nota, tra tutti, a mio avviso, quello con protagonista un pelo pubico di Florence, che si trasforma da semplice appendice “incagliata” tra le sue mutandine e la goffaggine delle carezze di Edward, a parte più importante del suo corpo, un terminale nervoso strettamente connesso con le sue paure e le sue repulsioni, ancora più della sua testa e del suo stesso cuore. L’autore con questo stile puntuale, unito a una bravura unica nel cucire l’azione che avviene in camera da letto a lunghi flash back in cui racconta il passato dei due protagonisti, riesce nell’intento di renderci la semplice crudezza di una storia d’amore sbagliata, una danza stonata, ballata da due persone che vanno ognuna col proprio ritmo. Questo libro, in definitiva, è un breve e intenso capolavoro fatto di immagini, di non detti, di pensieri e paure, capaci di stravolgere e travolgere le intenzioni, esattamente come fa il mare con i ciottoli di Chesil Beach.
Un commento
Pingback Lezioni - Ian McEwan