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Vecchi bambini perduti nel bosco – Margaret Atwood

Vecchi bambini perduti nel bosco di Margaret Atwood richiama una favola inglese in cui due orfanelli muoiono in un bosco ricoperti di foglie dai pettirossi. Una favola macabra e dark in pieno stile Atwood che lascia presagire, attraverso una metafora, lo spirito dei racconti di questa raccolta.

Vecchi bambini perduti nel bosco di Margaret Atwood

Il titolo originale di quest’ultima, come sempre eccezionale, raccolta di racconti di Margaret Atwood è Old Babes in The Wood e richiama una favola inglese in cui due orfanelli muoiono in un bosco ricoperti di foglie dai pettirossi. Una favola macabra e dark in pieno stile Atwood che lascia presagire, attraverso una metafora, lo spirito dei racconti di questa raccolta.

Vecchi bambini perduti nel bosco infatti è una raccolta di scritti in cui si fanno i conti con la vecchiaia, col passato, con la possibilità/necessità di fuggire dalla propria epoca e dal proprio corpo.

La vecchiaia è vista come quell’epoca in cui tutto è concesso, tutto ormai è acquisito e non c’è più nulla da giustificare o di cui vergognarsi. “Quando hai un certo numero di anni”, dice una protagonista del racconto Denti marci,  “puoi anche metterti a ballare sul tavolo, sempre che tu riesca ancora a salirci. […] non c’è più bisogno di te nel dentro la pancia e puoi comportarti da rimbambita tutte le volte che vuoi perché tanto è la vecchiaia a rimbambirti”.

Infatti, nei racconti dedicati alla vecchiaia, circa un quarto del libro, si respira questa aria di compassione, di accettazione, di analisi serena del passato. Nel racconto principale che si articola in diversi episodi, Tic & Neil, è facile scovare l’autrice nel rivivere la sua storia con il marito scomparso nel 2019. Qui troviamo due persone invecchiate con la voglia di raccontare il proprio passato, la propria storia, a volte però confondendola con quella del mondo, incrociando epoche e fatti.

Dire che Margaret Atwood racconti l’essere umano meglio di chiunque altro è come dare un premio all’Everest per essere la cima più alta del mondo, per citare Cohen, ma di fatto scoprirlo ogni volta leggendo le sue pagine lascia una piacevole sensazione di stupore.

Nel raccontare di Tic & Neil infatti ci imbattiamo in una riflessione geo-politica sulla seconda guerra mondiale e sulle ipocrisie che abbiamo dovuto digerire per vivere in un mondo più “libero”.

Questa capacità di raccontare una storia semplice senza dover rinunciare alla complessità dell’immaginazione è davvero sorprendente, anche quando, come nel caso di questa raccolta, ci occupiamo solo di sentimenti. Perché scopriamo che sentimenti semplici quali l’amore, la fedeltà, la felicità sono conquiste che attraversano epoche e mondi.

vecchi bambini perduti nel bosco

Ne è un esempio il racconto Malefìci materni in cui la protagonista racconta della vita con una madre che viene da tutti definita “una strega”. Una vita in cui la realtà è deformata sotto la lente del maleficio, dell’incantesimo, anche se poi questo mondo carico di spiriti e presenze si rivelerà un guscio protettivo per una bambina fragile.

Il corpo e la mente non sempre vivono lo stesso mondo e questo rende le nostre esistenze capaci di staccarsi da uno o dall’altro, permettendo viaggi e spostamenti al di là della contingenza. Come nel caso della donna-lumaca che riflette sulla pochezza della sensibilità umana rispetto al mondo dei gasteropodi nel racconto Metempsicosi o viaggio dell’anima.

Intervista col defunto invece vede Atwood alle prese con un’intervista attraverso un medium con Orson Wells, passaggio gustoso e divertente dal sapore noir che però non raggiunge i livelli del racconto Morte per Vongola dove viviamo dall’interno le torture e la morte di Ipazia di Alessandria. Nel racconto dedicato a lei, Ipazia descrive le torture e il piacere provocato agli astanti dal suo dolore con una chiarezza che ci teletrasporto immediatamente sul luogo del delitto.

Non mancano i noti giochi linguistici che permettono al lettore di riscoprire il gusto della parola, del senso oltre al senso comune. Ne è un esempio il racconto, molto divertente,  L’impazienza di Griselda dove un alieno particolarmente loquace racconta una storia cruenta inventando parole come “famabbio” che descrive la rabbia per fame.

Vecchi bambini perduti nel bosco è un libro che può incuriosire chi non conosce l’autrice canadese e consolidare l’apprezzamento nei suoi confronti i lettori più appassionati. State solo attenti a una cosa: scoprire Margaret Atwood porta ad uno sconvolgimento non da poco in chi è in grado di afferrarne la sensibilità.

Margaret Atwood – Vecchi bambini perduti nel boscoPonte alle Grazie
Traduzione: Guido Calza

Voto - 95%

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Su Andrea Labanca

Andrea Labanca cantautore, laureato in filosofia e performer, ha scritto tre album impregnati di letteratura. "I Pesci ci osservano" disco della settimana di Fahrenheit Rai RadioTre e "Carrozzeria Lacan" ospitato a Sanremo dal Premio Tenco. Ha collaborato con diversi scrittori (tra cui Aldo Nove e Livia Grossi) e ha lavorato come attore per Tino Seghal. Quest’anno è uscito il suo terzo album, “Per non tornare”, racconto noir-poetico in chiave elettro-vintage.

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