Riaffiorano le terre inabissate - M

Riaffiorano le terre inabissate – M. John Harrison

Quel che più stupisce in Riaffiorano le terre inabissate di M. John Harrison è la scrittura, la capacità di Harrison di creare uno stato d’animo, la narrazione materica eppure rarefatta, il suo inserirsi tra le intercapedini delle emozioni, la creazione di un’allucinazione così suadente.

Riaffiorano le terre inabissate di M. John Harrison

[…] Il tempo teneva tutto ciò nella sua mano, con scioltezza ma anche con cautela. Victoria doveva capire, lo sapeva, che stava vedendo un futuro. La gente aveva trovato nuovi modi di vivere. Oppure, per quanto concerneva il Gorge, non era affatto un futuro, ma soltanto un’intersezione di possibilità, strati discordanti di tempo, miti di una geografia da tanto tempo dimenticata o non ancora inventata.

Magnifica e intrigante pubblicazione, un libro peculiare capace di trasportarti all’interno del suo mondo, che è poi la realtà, benché trasfigurata da un occhio letterario raffinato. Una prosa lenta e suggestiva, avvolgente senza averne l’aria, che sussurra all’orecchio del lettore, suggerisce con noncuranza, affonda i colpi al ritmo di una quotidianità languida.

Romanzo d’atmosfera rarefatta, in cui l’acqua in tutte le sue forme inghiotte le attenzioni e le suggestioni, con la luce che vi gioca sopra, dove il paesaggio esterno è una proiezione insistita dell’occhio che lo guarda, una sospensione di costante attesa. Come i personaggi lottano per un morso di normalità, così nell’ambiente circostante il confine tra anomalia e bellezza si confonde, in una giostra umorale abbandonata.

Shaw è un uomo di mezza età che sta recuperando da una crisi nervosa, Victoria una donna alla ricerca di sé stessa. Le due vite si incrociano tra loro e incocciano in un mistero riguardante strane creature acquatiche. L’elemento fantastico è discreto, il mistero coinvolge i due protagonisti in modo intenso ma in assoluta continuità con l’intensità del loro percorso personale. Un fattore ben presente, che si rivela fondamentale, ma che sembra più un accompagnamento che il fulcro.

Riaffiorano le terre inabissate

Paesaggi umani

[…] Ripensò alle difficoltà di socializzazione degli anni recenti e protestò: «La gente ad aiutarti ci prova, ma tutto il materiale che ha a disposizione è la sua storia su di te. Tu potresti anche non esserci. Alla fine parlano da soli».

Così l’andamento anomalo di questo romanzo procede per suggestioni nonostante il mistero che sviluppa. Shaw e Victoria ripercorrono il passato attraverso le loro madri, anche se in modo diverso: Shaw nelle memorie guaste della madre con demenza senile, Victoria nella casa in campagna ereditata dalla madre. Entrambi approdati ad un presente asfittico, incapaci di legami affettivi, si muovono a tentoni cercando una via praticabile.

Un romanzo di periferie. Victoria si trasferisce al confine col Galles, Shaw bazzica una Londra periferica. Entrambi camminano il paesaggio, lo attraversano assorbendone l’umore, lo osservano scrutandone le intenzioni. Tutto in una bolla acquatica: pioggia invasiva, fiumi, laghi, stagni, ma anche acquitrini e acqua dei gabinetti. E sull’acqua si riflette la luce che crea l’atmosfera, reclama inclinazioni. Un filo di sottile inquietudine costante accompagna le pagine, ma un’inquietudine assorbita lentamente, uno ritmo ipnotico e sognante che non prevede strappi nemmeno nei momenti in cui l’azione si farebbe concitata.

Gli elementi sono anche altri. Per esempio l’attaccamento al proprio passato già bello che trascorso di certe comunità. O la natura complottista di chi cerca di risolvere il mistero delle creature acquatiche. O ancora tutto il filone fantastico riversato in queste sfuggenti creature. E altro ancora. Ma quel che più colpisce è la scrittura, la capacità di Harrison di creare uno stato d’animo, la narrazione materica eppure rarefatta, il suo inserirsi tra le intercapedini delle emozioni, la creazione di un’allucinazione così suadente.

M. John Harrison – Riaffiorano le terre inabissateAtlantide
Traduzione: Luca Fusari

Voto - 92%

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Su Giuseppe Ponissa

Aga la maga; racchetta come bacchetta magica a magheggiare armonie irriverenti; manina delicata e nobile; sontuose invenzioni su letto di intelligenza tattica; volée amabilmente retrò; tessitrice ipnotica; smorzate naturali come carezze; sofferenza sui teloni; luogo della mente; ninfa incerottata; fantasia di ricami; lettera scritta a mano; ultima sigaretta della serata.

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