Non-esisto---Alberto-Schiavone

Non esisto – Alberto Schiavone

Non esisto di Alberto Schiavone porta alla luce temi sconosciuti a chi non ha mai frequentato da operatore o volontario il mondo del carcere: l’affettività, lo spazio del ricordo, ma soprattutto l’uscita dal carcere come mancanza di orizzonte, di strada, di possibilità.

Non esisto di Alberto Schiavone

“Dove sono le cose belle?” Una domanda ingenua, che potrebbe essere riferita ad un bambino che si guarda intorno o da un novello Candido. Comunque un ingenuo o un una persona semplice. Invece Alberto Schiavone mette in bocca questa parole a Maria, una donna uscita dal carcere che si guarda intorno., una donna che conosce le complessità della vita e che pure vorrebbe cercare la bellezza.

É un libro molto poetico Non esisto di Alberto Schiavone, ma visti i temi affrontanti, l’analisi e lo svolgimento del romanzo bisogna giustificare questa affermazione per non renderla inesatta.

Alberto Schiavone con la propria letteratura non ha certo mai fatto sconti su temi e profondità, pensiamo solo a Dolcissima abitudine del 2019 dove il tema della prostituzione veniva raccontato dagli occhi di una donna nella Torino degli anni Cinquanta. Anche in questo caso il punto di vista è femminile. In Non esisto seguiamo una donna di mezza età, dalla soglia del carcere mentre cerca un luogo di atterraggio.

Già questo inizio, e non un altro, chiarisce le intenzioni del libro, assolvendoci subito da alcune discussioni e instradandoci invece su altre osservazioni. Il libro di Alberto Schiavone non è un libro sul carcere, sull’istituzione o sul luogo: è la ricerca esistenziale di cosa rimane della persona dopo l’esperienza del carcere.

Il fatto che il luogo di reclusione non compaia se non come confine (già superato), permette all’autore di concentrare il racconto su cosa rimane di Maria dopo il carcere e su cosa voglia dire  “rientrare” nel mondo dopo una simile esperienza. Giocando tra terza e seconda persona, si crea con Maria un rapporto non di superiorità o di giudizio, siamo allo stesso livello in un viaggio che apre dubbi anche paradossali sulla normalità della vita del dopo il carcere.

non esisto

Cambiamenti esistenziali

Alberto Schiavone porta alla luce temi sconosciuti a chi non ha mai frequentato da operatore o volontario il mondo del carcere. L’affettività (tema a cui furono dedicate negli anni Ottanta a Milano  importanti battaglie), lo spazio del ricordo, ma soprattutto l’uscita dal carcere come mancanza di orizzonte, di strada, di possibilità.

Non è un caso che la protagonista, ad un certo punto, senta la mancanza del carcere (tema che emerge spesso con gli ex detenuti), perché la realtà esterna nel frattempo è cambiata, è diventata più complessa di prima della detenzione, perché manca una persona: quella entrata nel carcere.

Ma è la scrittura scelta dell’autore a far fare un salto a questo felice caso editoriale. Il racconto procede per immagini piccole, strette e immediate allo stesso tempo. Le frasi sono scarne, come chi non voglia concedere tanti fronzoli: quello che conta è arrivare al centro del discorso. Abbiamo tanti flash, in cui il pensiero ha il diritto di perdersi provando a cercare ragioni esistenziali laddove si vedono solo pezzi di vita da rattoppare.

Attraversata da episodi tratti sia dalla cronaca carceraria che dalla storia e dalla mitologa, la mente di Maria vola attraverso la sua esperienza e si permette il lusso di riflettere, di ponderare sulla realtà: proprio quello che la detenzione vorrebbe eliminare in qualche modo.

Vengono in mente le indagini di Perec, con il suo obiettivo di centrare l’esistenza pur mai citandola. Allo stesso modo, in Non esisto, si percepisce il bisogno di scovare una realtà più profonda, più intensa, dopo che la vita ha fatto comunque il suo gioco.

Ci troviamo di fronte ad un libro a cui bisogna augurare di non essere derubricato come “sul carcere”, perché pur nobilitando il romanzo, forse toglierebbe luce alla capacità di indagine filosofica e sentimentale di cui Alberto Schiavone ancora una volta si mostra capace.

Alberto Schiavone – Non esistoEdizioni Clichy

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Su Andrea Labanca

Andrea Labanca cantautore, laureato in filosofia e performer, ha scritto tre album impregnati di letteratura. "I Pesci ci osservano" disco della settimana di Fahrenheit Rai RadioTre e "Carrozzeria Lacan" ospitato a Sanremo dal Premio Tenco. Ha collaborato con diversi scrittori (tra cui Aldo Nove e Livia Grossi) e ha lavorato come attore per Tino Seghal. Quest’anno è uscito il suo terzo album, “Per non tornare”, racconto noir-poetico in chiave elettro-vintage.

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