La donna da mangiare di Margaret Atwood ha la capacità di farci sognare che tutto nella vita si possa cambiare o, ancora, che tutto nella vita debba essere preso con un certo grado di riflessione, introspezione.
La donna da mangiare
di Margaret Atwood
The edible girl è il primo romanzo scritto da Margaret Atwood, anche se, per costruzione, linguaggio e personaggi, viene più facile immaginare questo testo come un racconto lungo, anche per la gestazione che ha avuto. La nascita del libro, nella traduzione di Guido Calza che oggi ci propone Ponte alle Grazie, viene raccontata nella postfazione dalla stessa autrice:
Ho scritto “La donna da mangiare” fra la primavera e l’estate del 1965 su quaderni sgraffignati alla University of British Columbia, dove, per gli otto mesi precedenti, avevo insegnato lettere alle matricole. La scena che dà il titolo al libro risale a un anno prima; l’avevo ideata, ricordo, guardando la vetrina di un negozio di dolciumi, piena di maiali di marzapane.
Leggendo il testo si percepisce questa stratificazione fra tempi e spunti, ma la sensazione è tutt’altro che negativa, anzi molto piacevole.
Si intuisce, del resto, come ancora l’autrice racconta nella postfazione, come nel testo ci siano tutti i temi che accompagneranno Margaret Atwood nella sua lunga carriera di scrittrice e attivista su temi sociali e ambientali. Forse il fascino di questo libro risiede proprio in una certa freschezza sia di contenuti che di svolgimento, si percepisce una leggerezza e un’ironia anche nell’affrontare temi molto critici (avere figli, essere liberi o impegnarsi in una relazione, cosa vogliono gli altri da noi), un grande giro di ruota in cui alla fine nessuno si fa male.

Il libro si apre con due amiche che condividono un appartamento a basso costo. Abbastanza intime da condividere sogni e speranze, in realtà il loro rapporto è abbastanza schiacciato su una quotidianità a cui la protagonista Marian si è adattata, mentre la sua compagna Ainsley ancora la combatte in bilico fra idealismo e opportunismo. Marian ha un lavoro noioso per un’agenzia di indagine di mercato e un fidanzato di nome Peter, questo per il momento sembra bastarle.
Un episodio apparentemente marginale però ribalta completamente la vita di Marian, ovvero il ritorno in città di un amico donnaiolo e spregiudicato che mette in fibrillazione soprattutto la coinquilina di Marian, Ainsley, che vede in lui la possibilità di realizzare un suo ideale di realizzazione della figura di donna.
Da quella sera parte una presa di coscienza per Marian che, grazie ad un incontro surreale e sconclusionato con un bohémien di nome Duncan, decide di analizzare la propria vita partendo da altri punti di vista. In particolar modo sente che ci sia qualcosa che la “divori”, qualcosa che la sbrani dall’interno. Nel libro scoprirete altri particolari che non voglio rivelarvi ma che vi emozioneranno di certo, tra cui, nella parte terza, la spiegazione del titolo enigmatico.
Capacità di far sognare
Sarà per l’ambiente universitario, la giovane età dei protagonisti, ma il libro ha la capacità di farci sognare che tutto nella vita si possa cambiare o, ancora, che tutto nella vita debba essere preso con un certo grado di riflessione, introspezione.
Come dicevamo all’inizio, una delle forze di questo libro è proprio la leggerezza con cui le parti della vita vengono toccate, ma la leggerezza della scrittura della Atwood si trasforma per il lettore in puntini di sospensione da completare nelle ore a seguire dopo la lettura del libro.
Pare che La donna da mangiare diventerà una serie televisiva l’anno prossimo, non viene difficile immaginare quale sia la gioia per un regista trovarsi di fronte ad una simile opera da poter manipolare. Personaggi, ambienti, luoghi sembrano scritti apposta da Margaret Atwood per diventare scene di uno splendido prodotto televisivo o cinematografico. Ma ci vorrà cura nel trattare il materiale offerto dalla Atwood, ci vorrà la sua sensibilità nell’entrare in discorsi profondi con pennellate veloci e sapienti senza mai cadere nel patetico.
Auguri ai produttori e ai registi per un buon lavoro, sappiate, ad ogni modo, che Margaret Atwood vi ha scritto anche le piccole indicazioni su come procedere nella preparazione di un buon prodotto di consumo:
«La superficie su cui lavorate (preferibilmente marmo),
gli utensili, gli ingredienti e le vostre dita devono
essere freddi per tutta la durata dell’operazione…»
(Ricetta della pasta sfoglia in I.S. Rombauer e M.R. Becker, The Joy of Cooking).
Margaret Atwood – La donna da mangiare – Ponte alle Grazie
Traduzione: Guido Calza
La donna da mangiare su La Feltrinelli
La donna da mangiare su Mondadori
La donna da mangiare su Libraccio
La donna da mangiare su Amazon