calvino astronave madre la recensione

Calvino, Astronave madre: la nostra recensione

Recensione Astronave madre – Niccolò Lavelli in arte Calvino è una figura preziosa del cantautorato italiano. Fragile e gentile pur conservando un’osservazione precisa e lucida sulla realtà, Calvino è un progetto musicale che continua a crescere negli anni ai bordi delle mode, anzi che si permette anche il lusso di usare colori e suoni colti da diversi mondi sonori. Elefanti del 2015 era stato una piccola gemma nel panorama musicale del momento, che lo vide girare per l’Italia al fianco di artisti quali Colapesce e Iosonouncane…

Ora anticipato dai singoli Che male c’è, E tu e Saturno esce finalmente Astronave Madre, certo dopo molto tempo dall’esordio, ma ascoltandolo capirete che qui il problema non è certo il tempo, casomai lo spazio-tempo. 

Astronave Madre è un disco che suona assolutamente contemporaneo pur arricchendosi di particolari sonori e soprattutto lirici che provengono da una buona scuola cantautorale. L’introspezione e l’arte del saper scrivere avvicinano Calvino più alla scuola bolognese (scegliete voi gli anni) che a quella milanese, anche se si nota negli scenari quotidiani una certa critica alla Gaber de Lo shampoo o Il grigio. 

Calvino offre un proprio  filtro sulla realtà descrivendo un mondo accogliente che percepiamo fin da subito come estremamente familiare. L’Astronave Madre è quell’angolo di cosmo, al termine di un infinito viaggio interstellare, dove possiamo sentirci finalmente a casa. Una sensazione a cui aspirare, che prescinde ogni luogo e tempo.

L’Astronave Madre è invisibile ma sempre presente, trasparente come l’aria e, proprio come l’aria, fondamentale per vivere. Si può intuire la sua presenza vicina anche se è irraggiungibile a miliardi di anni luce da noi. È la nostra origine, la terra promessa, il posto da cui siamo venuti e dove tutti dobbiamo tornare.

I racconti sono quotidiani come detto, ma attraversati da una sete ancestrale di trovare risposte, sarà la laurea in psicologia ad offrire a Calvino questa visione archetipa della realtà? Non sappiamo e non interessa, ma il disco si apre con una frase emblematica “Caffè e latte nello spazio”, ecco queste sono le coordinate spaziali per poter accogliere le canzoni di Calvino. Del resto poco prima del ritornello Calvino canta “la mia mente è solo un ponte” e allora lasciamoci attraversare dai pensieri e delle emozioni di Astronave Madre.

Dopo la splendida Saturno, uno dei pezzi migliori dell’album, troviamo La bambina cinese canzone leggera e distante che racconta di un momento che rimane però inciso per qualche strana ragione nella mente. 

Astronave Madre è un pezzo bello, denso e decisamente sfaccettato. Apparentemente “leggera” Astronave Madre conserva una frase fortissima al suo interno “sei sempre nei miei pensieri ma non nei desideri”: praticamente il dramma della monogamia forzosa e della fissazione della famiglia. Eppure Astronave Madre è anche una canzone sull’accoglienza della propria storia e delle persone che ci stanno vicino. Canzone molto bella, ma potrebbe scatenarvi un pianto isterico. Avvertiti.

Vanno ascoltate con attenzione anche Gli Ospedali e Nodi, canzoni che sorprendono per originalità e intelligenza, qui davvero siamo di fronte a due piccole miniature che confermano che i dischi di Calvino non sono improvvisati o rappezzati. Il portinaio è molto bella, forse la canzone più amara del disco, lascia un piacevole gusto forte in bocca, magari vi scappa un pensiero malinconico. 

Chiude il disco Che male c’è, canzone che appare nuda con la sola chitarra e un arrangiamento leggero che dà la perfetta chiusura di un album molto inteso.

https://open.spotify.com/album/2CUtqAC47Pgw7Q5kMf9XPz?si=yv7UMSIeStyruh3U5PRaQg

Su Piggy the pig

Nasce negli anni 80 con ancora l'eco delle chiamate londinesi. Quando ci arriva a Londra è scoppiato il Brit-pop, intanto le urla del grunge scendono sotto pelle. Ama il vino rosse e le birre rosse, ascolta musica per non piangere ma a volte gli fa l'effetto contrario.

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