modella nera in spiaggia
photo by Sport Illustrated

Amore e politica all’ombra dell’ignoranza

Si può essere fascisti e allo stesso tempo amare una persona di colore? Si possono piegare le rigide barriere sociopolitiche in favore di un sentimento genuino? Il nostro esperto d’amore, di morte e altre sciocchezze risponde con la sua consueta finezza d’animo.

Arrivo subito al punto poiché non sono un amante dei giri di parole, credo che i giri di parole siano solo un modo per nascondersi e per gettare fumo negli occhi dell’interlocutore e cercare di non farsi capire laddove non si desidera arrivi davvero il messaggio, oltre ad essere un inutile spreco di tempo che credo sia il fattore umano più prezioso e sprecarlo dilungandosi in lunghi preamboli è un po’ come sprecare l’acqua, cioè sperperareun patrimonio vitale e non infinito, anche perché ho il forte dubbio che chi si perde in introduzioni infinite in realtà non abbia poi molto da dire, o quantomeno non abbia da dire molto di interessante e quindi tenta di condire un piatto di per sé insipido, ma io non sono molto per i condimenti, anche in cucina tanto per dire, perché è la sostanza che fa un discorso, tutto il resto è noia, come disse Califano con un’intuizione di una poeticità e verità assolute.

Arrivo subito al dunque dicevo, come vede tengo fede ai miei propositi e non sono come quelli che dicono qualcosa ma poi non lo mettono in pratica, una tipologia di persone che davvero odio e mi fa imbestialire perché una parola non mantenuta, o anche solo un’intenzione non mantenuta, è un mattone nella costruzione di un’esistenza scialba e senza profondità, che poi ci sarebbe molto da dire sulla profondità di chi ci circonda ma è un discorso molto lungo e non mi voglio perdere in questioni non inerenti alla domanda.

Arrivo subito al punto, come promesso e se prometto poi mantengo. Mi sono innamorato di una ragazza fantastica: bellissima, intelligente, simpatica, insomma le ha tutte lei. C’è solo un problema, ma non di poco conto: è negra. Io sono un membro più che decennale di Casa Pound, per me il colore nero buono è solo quello del mio credo politico. Capisce bene che per me è impossibile presentare ai miei sodali politici una negra come fidanzata. Ho cercato di spiegare alla ragazza il problema e le ho proposto di continuare a vederci di nascosto, senza ufficializzare la cosa. Lei si è rifiutata, sostenendo che se la amo davvero devo avere il coraggio di far venire alla luce la relazione. Naturalmente non se ne parla, dopo tanti anni di militanza vorrebbe dire ammettere un errore madornale, far passare il messaggio che una ragazza negra è uguale ad una bianca. Quello che le vorrei chiedere è questo: la devo lasciare e basta o devo segnalarla al mio gruppo politico come disturbatrice? Perché una parte di me vorrebbe lasciarla in pace poiché sono ancora innamorato di lei, ma un’altra parte desidera punirla per avermi dimostrato che i negri non sono inferiori e si sa che a noi piace nascondere le nostre paure dietro alle botte. Mi aiuti per favore.


Benito da Predappio


Carissimo Benito,

La tua lettera cade a fagiolo perché non sai quante persone come te, in un certo momento della loro vita, cadono vittime di un’impasse, un bivio, una diramazione esistenziale che ci obbliga a prendere decisioni che, per la loro importanza, rischiano di minare certezze edificate in un’intera vita. Come te, anche io non amo perdermi in fiumi di parole, perché sono le parole, anzi, le parole di troppo, a farci cadere nell’impasse di cui parlavo prima. Parole usate per descrivere, per riempire vuoti, per arginare la mancanza di senso. Eppure Benito caro, il senso, anche se a volte può sembrare che un senso non ce l’ha (tu citi Califano, io rispondo con un poeta altrettanto denso e profondo), è davanti a noi, ci guarda con occhi imploranti e pieni di ardore, ci chiede di essere colto (nel tuo caso, estirpato a manganellate) ci implora di immergerlo nella nostra esistenza e farne un faro per le nostre azioni future. E cosi, glabro e confuso Benito, il senso a noi non resta che afferrarlo con forza, senza paura, senza maschere, senza giustificazioni. Del resto, per dare senso al senso -e tu dovresti saperlo meglio di tutti- bastano poche parole, urlate, decise e concise. Chi parla troppo, infatti, spesso nasconde una femminea paura di vivere la vita, si trincera dietro un immobilismo finto intellettuale per  proteggersi dall’agire. Quest’anima abietta, di solito comunista o omosessuale, si limita a pensarla, la vita, a volte a descriverla, ma di certo credimi non è in grado di assaporarla.

Che senso ha pensare la vita? D’Annunzio forse pensava la sua vita? No! D’annunzio, adamantino nel corpo e nell’animo, ardiva e non ordiva, altro che discorsi.

Perdonami, caro Benito, perdona lo sfogo. Ora vengo al dunque, le parole si sanno essere ingannatrici, e il pensiero che si cela dietro di loro lo è ancora di più. Noi siamo uomini d’azione, pensare troppo genera mostri, genera limiti che in realtà non esistono. Soprattutto nel tuo caso, Benito, maschio italico possessore di un credo forte, maturo, storicamente coriaceo nella sua fermezza e nella sua rigidità. Un credo che non è nato dal pensiero, ma dall’azione. Una visione politica sviluppatasi da un movimento intestino che si è fatto strada tra la gente sintetizzandosi in pochi concetti urlati e decisi. Tu devi appellarti a questo credo, tu devi imporre il tuo essere più profondo e non farti tradire dalla carnalità nascosta dietro le linee morbide e voluttuose di una pantera d’ebano. La risposta, il tuo personale senso, è proprio dentro il tuo essere fascista, le risposte che cerchi già le hai, devi solo conferire loro la dignità della verità.

Come? E ora vengo al mio consiglio.

Andiamo indietro nel tempo, riscopriamo la storia. Un tuo omonimo non riuscì forse a convincere una nazione di scappati di casa di essere una superpotenza mondiale? Non riuscì forse a convincere un intero comando militare a partire per la Russia vestito solo di infradito, camicie hawaiane e pistole giocattolo? Non riuscì forse a celare dietro a parate militari, balilla e giovani italiane una pochezza politica senza precedenti? Non riuscì forse a far credere a un’intera nazione che pure l’Italia aveva il suo regno coloniale quando invece si trattava solo di 4 metri quadrati di deserto arido come la morte? 


E come ci è riuscito secondo te? Con le parole? Con i dubbi? Con pensieri farraginosi e mollezza nell’agire?

No!

Ci è riuscito imponendosi, petto in fuori, con coraggio. Si è imposto alle genti e le ha fatte sue vomitando loro in faccia tutta la sua convinzione. In se stesso, nella sua visione del mondo, in quello che aveva di più caro e anche in quello che forse, ancora non esisteva.

E tu, Benito, alla prossima assemblea di Casa Pound dovrai fare esattamente così. Andrai lì, vestito di nero, petto in fuori e mascella prominente, poi guarderai i tuoi compagni, farai salire la tua compagna negra sul palchetto e urlerai:  “Lei è la mia donna, sembra negra ma in realtà è bianca come tutti noi! È solo incazzata perché ci sono troppi extracomunitari nella nostra bella Italia. Usciamo in gruppo e manganelliamo qualche ricchione a caso per dimostrare a tutti che sulle cose che contano sappiamo essere pluralisti

Vedrai, funzionerà. Loro ti crederanno e dopo qualche giorno ci crederai anche tu, non è una supposizione, è una certezza scritta nel vostro genoma autarchico. Del resto se è da settantanni che vi bevete cose tipo eia làlà, superiorità della razza, reddito nazionale di natalità e frontiere al confine, credere a una “bianca incazzata negra” sarà facile come come pestare qualcuno quando questo qualcuno è da solo mentre voi siete in quattro.

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