Suburra, tra sorprese e classici un bell’augurio per le serie tv italiane – Analisi dei personaggi (no spoiler)

Suburra Serie TV – Tra cartelloni pubblicitari in metropolitana e spot sul web è partita Suburra  per il pubblico di Netflix, dopo essere stata presentata a Venezia con una buona accoglienza. Dietro la camera Michele Placido, insieme a Andrea Molaioli e Giuseppe Capotondi, insomma tre dei nomi più spendibili all’estero se si parla di cinema d’azione

Ancora più dietro una produzione importante ed internazionale come Netflix e Rai Cinema, che oltre a mettere i mezzi a disposizione sembra abbia dato anche una importante impronta di ricerca e sperimentazione da far incontrare con un certo classicismo italiano. Non tutto è riuscito, a volte la caduta nelle scene di repertorio è un po’ stucchevole, anche se sempre ben fatte. In generale però  il tentativo di fare un prodotto veloce, agile, coinvolgente ma non per questo totalmente appiattito sugli schemi televisivi più banali sembra proprio riuscito.

Suburra si apre con una scena di sesso e droga in cui è coinvolto un prete con delle prostitute in una sala romana tra statue e vasche. Nel frattempo tre piccoli malviventi si aggirano per Roma a caccia di piccoli affari e grandi “impicci”. Su tutti loro una ragnatela di intrighi e misteri si mostrano a venti giorni dalla dimissioni del Sindaco capitolino alla caccia dei terreni di Ostia,  proprietà del Vaticano ora appetibili per mafiosi e affaristi in genere.

Da qui in poi si intrecciano storie e affari, tradimenti e amicizia, amore e odio tanto odio.

Ma visto che non voglio spoilelarvi l’intera serie, vi racconto quello che secondo me c’è di più interessante: la psicologia dei protagonisti.

Primi fra tutti (e sono la cosa più bella della serie) Aureliano, Gabriele e Spadino che affascinano per le loro menti e le loro azioni sempre più estreme e scorrette.

Aureliano con la sua cattiveria e la sua romanticheria sembra un po’ il classico cattivo con un fondo di bontà, peccato la sua bontà non si senta mai. Le uniche parole che escono infatti dal biondo protagonista sono “negra” “ frocio” e “zingaro di merda”, insomma un vero e proprio attentato per la sinistra di tutto il mondo.  Detto questo Alesasando Borghi è bravissimo nel dare vita ad un personaggio così cattivo e tenero allo stesso tempo.

Poi c’è Gabriele nella vita Eduardo Valdarnini, piccolo diavolo travestito da figlio perfetto di un poliziotto. Personaggio difficile da amare, non conosce la madre e fugge da un passato famigliare che ha sempre nascosto le difficoltà della vita dietro una divisa. Mefistofelico.

Ma su tutti si erge Giacomo Ferrara che interpreta Spadino, ovvero un ragazzo zingaro che cerca di nascondere la propria omosessualità di fronte alla machista società sinti di cui fa parte. Ferrara è bravissimo a descrivere la follia del suo personaggio e anche il complesso combattimento interiore che vive, la sua faccia diventa maschera quasi petroliniana quando cerca la via d’uscita da una situazione di imbarazzo. Un’altra caratteristica molto interessante del personaggio sono le scene in cui all’improvviso balla, muovendo mani e occhi nell’aria come se stesse rinchiudendosi ancora di più in un silenzio tipico delle profondità marine. Sentiremo parlare ancora di questo ragazzo, come si dice.

Poi ci sono gli adulti, tra tutti se dovessi scegliere forse sceglierei Francesco Acquaroli, attore navigato chiamato ad interpretare Il Samurai, personaggio di Claudio Amendola nel film. Acquaroli ha il grande pregio di essere sempre leggero e mai calcato, facendo intuire che la cattiveria, quella vera, ha l’aspetto e la parlata di un grigio revisore dei conti.

Tra i non pervenuti invece Claudia Gerini, che interpreta un ruolo difficile, va ammesso, ma che quasi mai è efficacemente dentro la parte. L’altra donna della serie invece Livia Adami, sorella di Aureliano è perfetta nell’essere impacciata e greve esattamente come ci si immagina una potente donna di malaffare inserita nella periferia romana. Attrice che sicuramente ci regalerà grandi sorprese nelle prossime serie, davvero brava.

Insomma i personaggi interessanti non mancano ad una serie a cui auguriamo un buon proseguimento continuando questo percorso tra sperimentazione linguaggio popolare.

Su Andrea Labanca

Andrea Labanca cantautore, laureato in filosofia e performer, ha scritto tre album impregnati di letteratura. "I Pesci ci osservano" disco della settimana di Fahrenheit Rai RadioTre e "Carrozzeria Lacan" ospitato a Sanremo dal Premio Tenco. Ha collaborato con diversi scrittori (tra cui Aldo Nove e Livia Grossi) e ha lavorato come attore per Tino Seghal. Quest’anno è uscito il suo terzo album, “Per non tornare”, racconto noir-poetico in chiave elettro-vintage.

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