Il racconto dell'ancella

Il racconto dell’ancella – Margaret Atwood

Una realtà distopica raccontata da una donna che ha un ruolo importante ma vive come una schiava, religione distorta al potere che partorisce refusi di peccato, un mondo in cui vivere è diventato svolgere il compito previsto. In tutto questo il problema principale è il calo delle nascite, a chi lasciare il potere e su chi?

Diciamo subito che un grande pregio di questo libro è che scorre veloce, che piaccia o no è difficile incagliarvisi. Appartiene alla categoria dei romanzi distopici, ma il paragone che ho letto da qualche parte con “1984” e “Il mondo nuovo” non regge: giusto che sia così, non è certo il confronto con i capolavori del genere che bisogna ricercare in un libro. Caratteristica però fondamentale della mia esperienza di lettura è la decantazione: appena chiuse le pagine non ne ero soddisfatto, con il trascorrere dei giorni ho trovato più di un elemento di pregio.

La dittatura sotto cui vivono i personaggi è stata vista nascere dalla protagonista, che quindi si ricorda com’era la vita in precedenza. Lo trovo molto interessante: non si tratta di personaggi nati e cresciuti all’interno del sistema, bensì che hanno visto le prime avvisaglie, crescere e affermarsi il regime. In questo modo è possibile sondare se e come le diverse persone si siano adattate allo stato di fatto, come ci sia una grande varietà di approccio e di obbedienza. La protagonista stessa è in continua lotta tra l’ancorarsi al passato per sperare di riviverlo un giorno e la necessità più che umana di cavarsela qui ed ora, con i mezzi a disposizione e una forza d’animo altalenante.

Sono almeno tre i personaggi davvero stimolanti. Il Comandante, ufficiale del regime, convinto di aver agito per il meglio ma nostalgico del passato, come può esserlo un collezionista. Un uomo di potere che detta le regole pubbliche ma le infrange in privato e, come in tutti i regimi, sa di poter decadere dalla sua posizione da un momento all’altro. Un uomo che ad un certo punto sembra vedere nella propria Ancella un essere umano, ma che in realtà si scopre considerarla nulla più di un gioco. La moglie del comandante, una donna di potere da un lato, forse più di facciata, una vittima dall’altro, per le conseguenze sulla propria vita ma non per la posizione raggiunta. Anche lei contravviene alle regole che impone il regime di cui fa parte, una parte non allettante forse, ma è inserita sul gradino alto dell’ingranaggio. Moira, l’amica di una vita della protagonista, una donna indomabile, con idee ben precise, una voglia di vita che rimane intatta anche dopo la privazione delle libertà (al contrario della protagonista che di fatto cede le armi molto prima di lei), una vera lottatrice, che però cede e si ritrova donna di compagnia in un bordello clandestino frequentato dagli uomini del regime.

Infine mi rimarranno in mente almeno un paio di scene davvero grottesche, grandiose nella loro assurdità: il sesso del Comandante con l’Ancella, e il bordello clandestino. Due punte di diamante del libro, due momenti di grande fantasia e ironia.

Margaret Atwood, Il racconto dell’ancella, 2004, Ponte alle Grazie, 329 p.

Da leggere se
ti sembra che la tua vita stia seguendo troppe regole
il tuo rapporto col sesso non ti sembra idilliaco
pensi che in fondo le regole possono solo fare bene
vuoi una realtà distopica capace di assorbirti per qualche ora
non sai come il mondo potrebbe essere peggio

Da non leggere se:
fai parte di CL ed hai paura di vedere sbeffeggiato qualche cosa che conosci
i racconti di donne in difficoltà proprio non li puoi reggere
gli uomini e le donne di potere ti hanno sempre attirato

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Su Giuseppe Ponissa

Aga la maga; racchetta come bacchetta magica a magheggiare armonie irriverenti; manina delicata e nobile; sontuose invenzioni su letto di intelligenza tattica; volée amabilmente retrò; tessitrice ipnotica; smorzate naturali come carezze; sofferenza sui teloni; luogo della mente; ninfa incerottata; fantasia di ricami; lettera scritta a mano; ultima sigaretta della serata.

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