La filosofia del tartufo ovvero elogio poetico delle Lonely Planet

Con l’arrivo dell’estate mi trasformo irrimediabilmente in uno perdigiorno, in uno  zingaro se volete o semplicemente in turista compulsivo.  Non viaggiatore, mi piacerebbe, ma io proprio amo le code, l’odore delle ascelle altrui, le spiagge affollate e i piedi in testa dei vicini di spiaggia. Amo anche, se posso essere proprio sincero, ascoltare le conversazioni altrui in cui spesso ho la fortuna di ascoltare commissari tecnici con idee innovative sul fuorigioco e sul nascente calcio andino, esperti magistrati liberi dalla toga con una visione giuridica superiore per profondità al buon Hobbes ed esperti cronisti della vita privata altrui in cui fin troppo spesso rivedo i miei nemici.

I classici d’estate

Detto questo amo l’estate e la sua superficialità, ma amo anche l’estate e la sua profondità. D’estate si leggono i grandi classici, infatti se osservate tra gli ombrelloni spuntano Dostoevskij  e Salgari, Balzac e Buzzati, forse perché abbiamo bisogno di parole giganti per dimenticare il tamarro della sdraio di fianco e il suo maledetto cubotto spandi merda (leggi casse Bluetooth con un Reggaeton).

La filosofia del tartufo

Detto ciò l’altro giorno mi sono accorto all’improvviso di essere vittima della suadente filosofia del tartufo. Vi spiegherò tutto con calma se avrete la voglia di leggermi fino in fondo.
Con mia moglie si stava progettando l’ennesimo viaggio di questi mesi estivi e alla fine abbiamo deciso insieme di lasciarci sedurre dalla terra dei gitani, dei picardi, della lavanda e del Pernod e di seguire le tracce del Conte di Montecristo. Decisi ad andare nel sud della Francia, terra che tutti e due amiamo, andammo il giorno seguente ad acquistare la guida Lonely Planet dal titolo appunto Francia Meridionale.
Ad un certo punto, rimasto solo nella notte, mi sono scoperto nel dormiveglia a leggere (inventando alcuni pezzi di sana pianta) la guida, sognandoci sopra come se fosse un libro di favole. E lì che ho scoperto di essere vittima della filosofia del tartufo.
La filosofia del tartufo teorizza che l’odore delle cose (appunto) e l’immaginazione delle cose sia migliore delle cose stesse. Il tartufo, tra i piaceri migliori che si possano provare in natura, è un piacere esclusivamente olfattivo con capacità straordinarie sull’ipotalamo, ma che non sfiora le papille gustative. Senti l’odore, lo ami, ti predisponi e quando il tartufo arriva tu hai già goduto del suo piacere, senza che le papille gustative lo abbiano afferrato.
So a cosa pensate, ma il paragone non funziona perché in quel caso la mano si fa sostituta e quindi un’azione effettivamente accade.

Il sogno vince il bisogno

Ecco la guida Lonely Planet in estate è una delle mie letture preferite proprio per questo, per la sua capacità di scatenare in me questa sensazione di appagamento. La descrizione delle strade di Marsiglia è capace di portarmi direttamente a camminare sul Vieux Port, come se leggessi Izzo e Dumas insieme, ma senza la loro avventura, solo la mia camminata in un posto totalmente immaginato di cui purtroppo la realtà non potrà mai reggere il passo. E poi la mia camminata non gode solo della bellezza della strada, perché sento i profumi, guardo le persone e sono tutte bellissime, io sto benissimo, non ho raffreddori, non ho camminato troppo il giorno prima, non ho litigato a colazione perché il caffè era troppo lungo e soprattutto io nel mio sogno sono sempre ricchissimo e vestito benissimo e c’è il sole. Naturalmente ho un buon profumo di Chanel che mi precede e mi segue.
La realtà non potrà mai confrontarsi con le mie immaginazioni, come quando in casa si contavano i soldi e allora io guardavo per ore il catalogo dei Lego, discutendo con me stesso sui pro e i contro delle varie confezioni fino a concludere di essere troppo stanco per prendere una decisione e preferire il sonno. Insomma l’immaginazione aveva sublimato il bisogno. Un’arte da imparare, il sogno vince il bisogno.

Con queste parole vi saluto e vi auguro una buona estate, vi auguro di sognare e amare, di leggere e fare il bagno, di prendervi tutto il tempo liberato di cui avete bisogno. A settembre tornerà questo piccolo spazio che Estetica-Mente mi concede con nuove idee e nuove letture, nuove interviste e nuove parole.

Cerca la tua Lonely Planet preferita

 

Su Andrea Labanca

Andrea Labanca cantautore, laureato in filosofia e performer, ha scritto tre album impregnati di letteratura. "I Pesci ci osservano" disco della settimana di Fahrenheit Rai RadioTre e "Carrozzeria Lacan" ospitato a Sanremo dal Premio Tenco. Ha collaborato con diversi scrittori (tra cui Aldo Nove e Livia Grossi) e ha lavorato come attore per Tino Seghal. Quest’anno è uscito il suo terzo album, “Per non tornare”, racconto noir-poetico in chiave elettro-vintage.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.