Domenica mattina presto. Liste di pensieri - Guido Salvini

Domenica mattina presto. Liste di pensieri – Guido Salvini

Domenica mattina presto. Liste di pensieri di Guido Salvini è un libro ricco di riflessioni e pensieri che difficilmente troverete in altri scritti, grazie certamente anche alla biografia straordinaria dell’uomo e poi del giudice Salvini.

Domenica mattina presto. Liste di pensieri di Guido Salvini

Su Guido Salvini uomo, scrittore, innamorato della vita e appassionato curioso pende una spada di Damocle pesantissima. L’essere stato, l’essere, un giudice, un uomo di legge che peraltro ha avuto la malaugurata idea di occuparsi di vicende centrali della vita politica italiana.
L’uomo che ha costretto la giustizia ad esibire una sorta di Teorema di incompletezza per uscire dall’impasse sulla verità di Piazza Fontana, mentre faceva il giudice viveva, amava, soffriva, perdeva e annusava.

Chissà quanti odieranno questo libro a prescindere perché scritto dal giudice Guido Salvini e quanti lo ameranno, altrettanto ingiustificatamente, per lo stesso motivo, non lo sapremo mai. Ma tutto questo sarebbe interessante per una rubrica di psicologia in cui alla fine trovare i depliant di qualche centro massaggi.

Per noi che ci occupiamo di letteratura, attualità e qualche volta poesia, la domanda interessante sarebbe un’altra: in che genere potremmo incastrare un libro fitto come Domenica mattina presto

Nell’introduzione del libro, Guido Salvini sminuisce il proprio scritto, dicendo che “Tutti scrivono liste. I più piccoli, liste di regali per Gesù Bambino o Babbo Natale. I peggiori, liste di proscrizione. Sono forse la forma più rudimentale di scrittura.” Ma la verità forse viene fuori qualche riga più tardi, quando Salvini cita Borges e racconta come l’elencazione sia una forma di ricordo e riordino del vissuto ma anche immaginazione del possibile.

Le liste

Da questo punto in poi il libro è scritto in maniera apparentemente schematica, elencando azioni, stranezze, ricordi, pensieri, divisi per campi di significato.

Vengono in mente, seppure nella totale diversità, altri scrittori, un certo spleen metropolitano e allegrotto di matrice francese alla Perec, anche per la scelta della terza persona, Còrtazar per l’osservazione dal basso di fenomeni molto semplici con grande stupore. Se dal secondo Salvini si distacca per il pragmatismo di buona parte delle sue riflessioni, dal primo lo differenziano un certo entusiasmo vitale assente per esempio in un’opera come L’uomo che dorme o Le cose.

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Tra le liste troviamo diversi argomenti e diversi fil rouge che intersecandosi costituiscono l’impalcatura del libro.

Così scopriamo che ci sono liste di cose accadute, possedute, vissute e sovrapposte, sincroniche ad altre, ad esempio Lista delle cose che sei felice di aver fatto, Lista dei libri letti nell’adolescenza , Lista delle immagini rimaste o Lista degli incontri.

Poi ci sono le liste delle cose immaginate, oppure riguardanti questioni filosofiche (Liste delle stupidità delle merci o Lista delle stranezze religiose) o pensate come dediche e sogni riparatori a persone che ora non ci sono più. Particolarmente commoventi, seppure nella loro grande linearità, Lista di mia Madre e Lista di mia figlia.

Pensatore politico

Ma accanto ad un Salvini che riflette sulle cose del mondo e sui suoi dolori, appare, ed era ovvio del resto, il pensatore politico, l’uomo che riflette sui concetti cardine del contratto sociale. Giustizia, legge, bontà o regola, uomini o caporali.

E qui le sorprese non mancano, piacevolmente per quanto mi riguarda. La prima cosa che salta all’occhio è una tendenza verso la filosofia orientale che permea tutto il libro, a parte le citazioni evidenti, Salvini sembra molto incuriosito dallo stupore olistico insito nel buddismo e in molte altre  scuole di pensiero provenienti dall’India e dall’Asia.

I ricordi, tra manifestazioni, schieramenti politici, suonano come una precisa volontà di prendersi la propria parte di ragione su molte questioni ora che l’ubriacatura ideologica (dovrebbe) essere un po’ scemata. Molto toccante la parte dedicata all’omicidio Ramelli e ovviamente il memoir dedicato al processo della strage di Piazza Fontana.

Colpisce molto anche la Lista dei libri che Salvini compila, il suo amore per Camus stupisce ma convince e soprattutto illumina sulla riflessione sia del giudice sia dell’uomo. Quando nella Lista dei libri letti in adolescenza racconta de L’ospite, racconto che narra di un gesto di libertà all’interno della guerra in Algeria, si evidenzia il profilo di un uomo che, pure muovendosi nella gestione delle giustizia, si interroga su come essa possa interpretata e recepita da chi ne è soggetto, oltre che amministrata da parte di chi ne ha facoltà legislativa. 

Un libro ricco di riflessioni e pensieri che difficilmente troverete in altri scritti, grazie certamente anche alla biografia straordinaria dell’uomo e poi del giudice Salvini.

“Il primo livello del racconto, centrale nella filosofia di Camus, è che una scelta indipendente – tramite la quale l’uomo si autodetermina con un’azione decisiva, anche ribelle – dà significato alla vita di una persona“.

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Su Andrea Labanca

Andrea Labanca cantautore, laureato in filosofia e performer, ha scritto tre album impregnati di letteratura. "I Pesci ci osservano" disco della settimana di Fahrenheit Rai RadioTre e "Carrozzeria Lacan" ospitato a Sanremo dal Premio Tenco. Ha collaborato con diversi scrittori (tra cui Aldo Nove e Livia Grossi) e ha lavorato come attore per Tino Seghal. Quest’anno è uscito il suo terzo album, “Per non tornare”, racconto noir-poetico in chiave elettro-vintage.

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