Alborán - Glauco Ballantini

Alborán: 110 racconti di centodieci parole – Glauco Ballantini

In Alborán: 110 racconti di centodieci parole, Glauco Ballantini, scattando un’istantanea che racconta tutto del personaggio, riesce ad afferrare il succo della vicenda che vuole farci arrivare, senza aggiungere particolari che semplicemente allungherebbero il testo.

Libri ad ostacoli

C’è una categoria di libri che mi ha fatto sempre impazzire. Come ormai saprete, essendo un bambinone, tendo a dare nomi miei a cose importantissime. Così ai libri che si impongono restrizioni, che si automutilano, io ho dato il nome di libri ad ostacoli.
Un libro ad ostacoli è un libro che, a prescindere dal tema o da ciò che andrà a trattare, viene scritto facendo una scelta stilistica o tecnica a priori.

Il mondo della letteratura ha esempi davvero straordinari di questo tipo di libri. Di sicuro il principe di questa categoria è sempre lui: George Peréc.
Egli fu l’uomo che scrisse un libro senza la “e”, quello che decise di scrivere tutto quello che poteva osservare stando seduto al tavolino di un bar, un libro leggibile da destra a sinistra e anche al contrario, e di molto altro. Precursore di una scuola che si potrebbe racchiudere tutta nel grande titolo, e opera meravigliosa, Esercizi di stile dell’amico di Peréc, Raymond Queneau.
Severità e sperimentazione della scrittura che in Italia troverà terreno fertile nel fior fiore della scuola degli anni Sessanta, con signori che si chiamavano Italo Calvino, Alberto Arbassino, Giorgio Manganelli e alcuni altri.

Ma proprio di Manganelli oggi vorrei brevemente dire due cose per poi passare a presentarvi il libro di oggi. Manganelli, autore ostico per i temi e la scrittura colta e criptica, pubblicò, ad un certo punto della sua carriera, Centuria: un libro (un pò) più facile rispetto ad altri suoi scritti, ma soprattutto con una caratteristica che lo rendeva per il mercato italiano del momento un vero e proprio caso.
Centuria, come il nome in prestito dall’esercito romano lascia intendere, era infatti una raccolta di cento piccoli romanzi, scritti rigorosamente in ordine cronologico senza un apparente legame tra loro, ma uniti dalla restrizione di essere tutti racconti iniziati e finiti nello spazio di una pagina.

Manganelli stesso aveva dei grandi esempi davanti agli occhi: Novellino (classico duecentesco della letteratura tedesca) e Decameron (conosciuto come il romanzo dei cento all’estero), ma di sicuro la sua opera nella letteratura contemporanea ha segnato un passo importante di sperimentazione.

Alborán di Glauco Ballantini

Questo piccolo cappello secondo me era necessario per presentare Alborán: 110 racconti di centodieci parole di Glauco Ballantini, autore alla sua prima opera letteraria ma che ha già scritto per televisione e giornali.

Il libro parte da un ostacolo importante: tutti i centodieci racconti dovranno constare di solo centodieci parole. E qui la faccenda, ovviamente, si fa molto interessante, perché la prima domanda a cui bisogna rispondere per scrivere un libro del genere è: che cosa taglio?

Glauco Ballantini a questa domanda ha pensato ed è stato molto bravo nel rispondere, scrivendo centodieci racconti che non perlustrano il passato dei personaggi delle storie, non avviluppandosi nello sviluppo psicologico dei protagonisti, ma fotografandoli nella loro attualità. Scattando una istantanea che racconta tutto del personaggio in questione, Ballantini riesce ad afferrare il succo della vicenda che vuole farci arrivare, senza aggiungere particolari che semplicemente allungherebbero il testo.
È ovvio che una tale scelta stilistica sia brutale e tranchant, ma è proprio questa sfida che porta a dover concentrare in poche righe tutto il senso che si aveva in testa ad essere interessante.

Personaggi con un grande impianto metafisico

Qualcuno dirà: facile scrivere poche righe, si fa prima. Il problema però non è scrivere le righe, ma scegliere quelle che sono funzionali alla bellezza e comprensione del racconto.

Ballantini è bravo nello scegliere i personaggi e i simboli, abbastanza forti da essere estremamente riconoscibili: il comunista valdese, l’aviatore che vuole cessare la Guerra sull’isola di Alborán, il musicista di Fiorenzuola, (tra i più brillanti). Personaggi con un grande impianto metafisico che ricordano Calvino per snellezza storica, protagonisti che di sicuro hanno  una grande contemporaneità.

Forse in alcuni casi la fretta di arrivare al coup de théâtre brucia qualche racconto che poteva concedersi un pò più di respiro, ma si sa, i libri ad ostacoli sono  belli anche per questo: il rispetto della regola prima di tutto.

Bravo Ballantini che ci ricorda che la grande letterature è anche divertimento e gioco.

Glauco Ballantini – AlboránAsterione

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Su Andrea Labanca

Andrea Labanca cantautore, laureato in filosofia e performer, ha scritto tre album impregnati di letteratura. "I Pesci ci osservano" disco della settimana di Fahrenheit Rai RadioTre e "Carrozzeria Lacan" ospitato a Sanremo dal Premio Tenco. Ha collaborato con diversi scrittori (tra cui Aldo Nove e Livia Grossi) e ha lavorato come attore per Tino Seghal. Quest’anno è uscito il suo terzo album, “Per non tornare”, racconto noir-poetico in chiave elettro-vintage.

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