La teoria del tutto, di James Marsh, narra la vita di Stephen Hawking. Non viene indagata la mente geniale dello scienziato, piuttosto i sentimenti dell’uomo. Il tempo è un concetto che attira gli uomini di scienza, il tempo dell’amore, qui raccontato, è vissuto sulla pelle.
La teoria del tutto, film diretto da James Marsh, pluricandidato all’Oscar e basato sulla vita del celebre fisico Stephen Hawking, parla di tante cose, ma forse in fondo di una sola.
Si è tanto scritto di questo film “di scienza” che invece mette a tema principalmente l’amore, privilegiando le vicende private dello scienziato inglese ai suoi successi in campo accademico (la pellicola è infatti un adattamento del romanzo Verso l’infinito scritto dalla moglie dell’astrofisico).
Viene alla mente in fretta il John Nash interpretato da Russel Crowe in A beautiful mind. E qui – come nel film diretto da Ron Howard e come spesso accade nelle pellicole hollywoodiane – ci si chiede com’è possibile che l’innamoramento avvenga così, da un semplice sguardo (che nella vita proprio così facile non è…).
La trama procede raccontando la storia d’amore tra i due protagonisti e avanza per contrasti e opposizioni: razionalità versus sentimento, scienza versus letteratura, ragione versus fede.
Difficile non empatizzare verso un personaggio che, diciamocelo, ce le ha tutte: una malattia degenerativa, un’aspettativa di vita di due anni, una mente brillante condannata a vedere il suo fisico perire e deperire sempre più, fino all’incapacità di esprimersi autonomamente.
Beffardo destino il suo: uno scienziato tradito proprio dal proprio cervello, che gradualmente diventa incapace di controllare il corpo.
Difficile non amare Stephen, brillantemente interpretato da Eddie Redmayne, candidato all’Oscar come miglior attore protagonista e già vincitore di un Golden Globe. Difficile non ammirare Jane (Felicity Jones), coraggiosa e giovane donna, poi moglie e madre, sempre al suo fianco con la sua tempra e la sua testardaggine. Difficile non commuoversi e difficile quindi commentare questo film: mi è piaciuto, non mi è piaciuto.
Ma non è difficile dire – a mio avviso – di cosa parla la pellicola. Parla del tempo, non nella sua relazione con l’origine e la fine dell’universo, ma dello scorrere del tempo dell’amore e della grandezza di un sentimento che sa riconoscere il momento in cui dire addio.
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