Le luci della terra - Gina Berriault

Le luci della terra – Gina Berriault

Le luci della terra di Gina Berriault è un’incalzante esplorazione dell’interiorità di Ilona sotto la lente della scrittura elegante e ispirata di Berriault, una penna talmente riconoscibile da mancare e così intensa da far mancare il respiro. Non posso che dichiarare il mio amore per questa scrittrice.

Le luci della terra di Gina Berriault

Oltre l’ampia porta che si apriva sulla sala da pranzo, le persone che si intrattenevano intorno al lungo tavolo erano come attori su un palcoscenico, rimpiccioliti da ciò che li circondava e impegnati nello sforzo di farsi vedere e sentire. Tranne una, che non aveva bisogno di sforzarsi – l’unica a essere bellissima, e Ilona capì subito che era la moglie dell’uomo che accompagnava lei e Claud al tavolo, e capì che era ‘la donna della vita’, quella che ti ruba il compagno, che è un trofeo in un’era di trofei, e desiderò un futuro in cui il presagio della perdita non l’avrebbe mai sfiorata, perché sarebbe stata abbastanza saggia da capire che la perdita era naturale quanto il respiro.

Prosegue la pubblicazione, per Mattioli1855, dei testi di Gina Berriault e non potremmo esserne mai abbastanza grati. Dopo le raccolte di racconti Piaceri rubati (leggi la recensione) e Donne nei loro letti (leggi la recensione) e il romanzo Il figlio (leggi la recensione), ecco un altro romanzo. E ancora una volta, senza contrastare l’entusiasmo con un pudore che non fa capolino, non posso che dichiarare il mio amore per questa scrittrice.

Rispetto a Il figlio, che pure rimane una prova davvero pregevole, mi pare che in questo romanzo, sempre breve, la riuscitissima autrice di racconti riesca a smarcarsi da questa vocazione e concludere un testo più distante dall’andamento episodico e maggiormente compiuto nella continuità della narrazione. Un’incalzante esplorazione dell’interiorità di Ilona, scrittrice che viene lasciata dall’uomo che ama quando quest’ultimo vede l’alba del successo come scrittore.

Tutto sotto la lente della scrittura elegante e ispirata di Berriault, una penna talmente riconoscibile da mancare e così intensa da far mancare il respiro. Le pagine di questo romanzo si susseguono dense, non lasciando spiragli nel muro di emozioni che scoperchia, agganciando il lettore in una spirale senza pause. Inoltre, anche questa volta, è mirabile la minuziosità con cui rileva i piccoli movimenti nel mondo in cui si addensano significati, la precisione dei sentimenti riversata negli attimi.

Quando si viene abbandonati

[…] e lei ripensò alle albe in cui rimaneva alla finestra della casa pericolante sulla battigia, dall’altra parte della baia, con la neonata tra le braccia, a guardare le barche dei pescatori che uscivano in direzione del canale e del mare aperto, una fila di tracce scure sulle acque perlacee e luminose. Ricordò di aver pensato: ‘Non è solo per guadagnarsi da vivere: cercano di capire se qualcuno si prende cura di loro quando sono in alto mare’.


Ilona soffre l’abbandono da parte di Martin e per tutto il romanzo sono sparsi i cocci di un’anima in pena. L’arco della sofferenza è descritto nei più minuti moti dell’animo, laddove l’incapacità di arrendersi all’abbandono si mescola alle croniche insicurezze autobiografiche, in un impasto di incomprensione tra se stessa e il mondo, alla ricerca di un ruolo da accaparrarsi e mai abbastanza a portata.

le luci della terra

All’abbandono di Ilona se ne sovrappone un altro e se ne aggiunge uno di altro tipo: il marito l’asciato proprio per l’uomo di Ilona e un suo amico abbandonato da un barlume di successo passato. Si viene a costruire un incastro di infelicità forse incapace di consolarsi a vicenda, ma buone per appoggiarsi ed evitare cadute peggiori.

Ma l’incrocio avviene anche con la moglie con cui Martin si è lasciato e che si sente abbandonata nel momento in cui egli frequenta Ilona. Così, muovendosi tra momenti biografici differenti, Ilona affronta i più piccoli sommovimenti dell’animo, percorrendo l’abbandono nella convinzione dell’inadeguatezza, dove gli appigli sono più difficili da trovare, ma le luci che vegliano non mancano se sapute scorgere.

Le luci della terra sono forse tutti gli esseri che ti tirano fuori dall’oscurità, tutte le persone che fanno parte della tua vita?

Quando si abbandona

[…] Incredibilmente, l’edificio grigio dall’altra parte della strada pareva il gemello di quello in cui si trovava lei, ma quando localizzò la finestra al suo stesso piano, non vide alcun riflesso di sé. In tutte le cose e le creature c’era un’invisibilità adamantina e probabilmente lei era l’ultima ad averlo capito. Per troppo tempo, quando sarebbe stato pericoloso farlo anche per un solo attimo, si era concessa l’illusione che ogni luogo e ogni cosa fossero visibili.


Ilona, nel momento dell’abbandono, rivive, ed in parte è costretta a farlo, l’abbandono che a sua volta ha perpetrato verso il fratello maggiore Albert. Si tratta di un uomo problematico perché strano, non certo uno da esibire con orgoglio agli amici. Fin dalla giovinezza, Albert è sempre stato un angelo custode che si è autoimposto e un essere debole di cui occuparsi per dovere.

Appena ha potuto Ilona ha lasciato il fratello al proprio destino e, nonostante i continui tentativi di Albert, non ha mai ripreso i contatti, non ha mai voluto saperne nulla. Nel fratello Ilona riconosce, solo più amplificata, la propria stessa incapacità di inserirsi nel mondo, si è voluta liberare del fratello quasi per slegarsi da una parte di sé. Quando le circostanze la costringono a percorrere i luoghi in cui Albert si è costruito la vita, sono ancora i piccoli movimenti nel mondo ad alimentare i sensi di colpa, la grande concretezza con cui la vita si attacca alle piccole quotidianità, ai più banali legami tra gli esseri umani e i luoghi. E Ilona riflette le sofferenze sofferte nello specchio di quelle inflitte.

Infine, vorrei accennare alla presenza dei presagi nel testo. Non si tratta di nulla di miracoloso, ma, nella loro inevitabilità, vengono espressi come intuizioni tra esseri umani, capacità di intercettare uno sguardo, conoscenza del proprio corpo, saper essere impregnati dalle situazioni, essere presenti nel mondo anche quando non si vorrebbe, accettazione non compiuta.

Gina Berriault- Le luci della terraMattioli1885
Traduzione: Francesca Cosi, Alessandra Repossi

Voto - 89%

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Su Giuseppe Ponissa

Aga la maga; racchetta come bacchetta magica a magheggiare armonie irriverenti; manina delicata e nobile; sontuose invenzioni su letto di intelligenza tattica; volée amabilmente retrò; tessitrice ipnotica; smorzate naturali come carezze; sofferenza sui teloni; luogo della mente; ninfa incerottata; fantasia di ricami; lettera scritta a mano; ultima sigaretta della serata.

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