Café-Royal---Marco-Balzano

Café Royal – Marco Balzano

Café Royal di Marco Balzano è immaginato come una mappa, circoscritta, delimitata. I personaggi si muovono vicini anche se apparentemente isolati, salvo mostrarsi al nostro punto di vista alto come tanti puntini da unire in un planisfero rimpicciolito. Una metafora di come le nostre storie si ritrovino in fondo ad essere vicine, simili, si sfiorano perché sono fatte della stessa sostanza.

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Café Royal di Marco Balzano

Ci sono molti modi di raccontare il mondo, ma in letteratura riesce a strappare i lettori dal loro torpore sempre quello che attraverso i particolari raggiunge le loro intimità, i loro segreti più nascosti. Del resto leggiamo per confrontarci, misurarci, oppure per buttare il cuore in vite che mai vivremmo.

Marco Balzano, con la sua produzione letteraria, considerata in blocco nella pur grande varietà di temi e punti di vista in cui si articola, ci ha raccontato storie di rinascita, di rivalsa, di coraggio. All’interno dei suoi personaggi non mancavano debolezze, fragilità, bisogno di peccare, ma i personaggi disegnati dallo scrittore erano intenti in un percorso che permetteva poche digressioni intime, seppure quando presenti disegnate ottimamente.

Con questo nuovo libro, ed è un piacere parlane a mesi dall’uscita, Balzano decide di entrare in intimità col suo pubblico e coi suoi personaggi, quasi come se li invitasse al bar, li facesse confidare prima di abbracciarli teneramente. Un punto di vista diverso che ha ragioni, probabilmente, sia letterarie che emotive.

Durante una presentazione al di Café Royal al teatro Franco Parenti, lo scrittore ha apertamente dichiarato di aver voluto investigare e riprendere il mondo del racconto, genere ahi noi spesso sottovalutato perché debole commercialmente. Questa voglia di approfondire il genere del racconto emerge chiaramente tra le pagine del libro, dove la dedizione, la precisione, la bellezza con cui vengono raccolti i particolari dei protagonisti li pone in una prossimità col lettore che  solo questa forma letteraria sa raggiungere.

Faremmo però un torto a descriverlo solo come un libro di racconti, c’è dell’altro nella struttura.

Café Royal è immaginato come una mappa, circoscritta, delimitata. Tutti i personaggi si muovono vicini anche se apparentemente isolati, salvo mostrarsi al nostro punto di vista alto come tanti puntini da unire in un planisfero rimpicciolito. Una metafora evidente, anche senza volerla forzare, di come tutte le nostre storie si ritrovino in fondo ad essere vicine, simili, si sfiorano perché sono fatte della stessa sostanza.

café royal

Così il Café Royal apre e accoglie tutti senza veramente accogliere nessuno: semplicemente dando lo spazio ad ognuno di interpretare il proprio ruolo nello scacchiere del mondo. Ognuno ha cinque minuti di notorietà, sperando non di essere visto, ma di esistere per qualcuno.

Così si incrociano in un bar le storie di un prete che mal sopporta l’opulenza di Milano, la malinconia di una donna che ha cresciuto i figli per vederli andare lontano, la storia di due amanti, di una coppia gay, di un medico poco coraggioso, di Elena moglie delusa. Tutti passano a farsi fotografare al, poco sicuri si essere nella loro posa migliore.

Ogni lettore potrebbe amare una parte diversa dal libro: quella più malinconica della madre di famiglia stanca della propria routine, quella dolceamara dei due amanti che non sanno scegliere, rivedendosi e confrontatosi coi protagonisti del racconto. Ma è quando ci troviamo di fronte ai personaggi più lontani da noi che scatta un’empatia differente, più profonda. Quando leggiamo la storia di Ahmed, lavoratore straniero che torna in  Italia dopo anni di assenza, di Betty, scopriamo che di fianco a noi ci sono tanti vissuti, tante vite che corrono parallele e che a volte si incrociano con le nostre. Vite per cui vale la pena fare un minuto di riflessione almeno. In questo ritroviamo il Balzano che ci ha mostrato vite sconosciute e paradossali che ci passano di fianco.

Café Royal ha una struttura che ben si presterebbe a diventare un film (se fosse ambientato a New York lo girerebbero a Manhattan), ma non bisogna trascurare che il libro ha l’andamento di una canzone, ancora meglio di un concept album. Come in una canzone di De André i personaggi escono dall’ombra in cui si nascondono per farsi raccontare, ma non è l’autore a cercarli: sono loro che passano davanti allo scrittore che registra il loro passaggio. Come in un canzone non c’è tempo per la morale o per la disquisizione, c’è solo il tempo di vivere la storia che stiamo osservando.

Marco Balzano – Café RoyalEinaudi

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Su Andrea Labanca

Andrea Labanca cantautore, laureato in filosofia e performer, ha scritto tre album impregnati di letteratura. "I Pesci ci osservano" disco della settimana di Fahrenheit Rai RadioTre e "Carrozzeria Lacan" ospitato a Sanremo dal Premio Tenco. Ha collaborato con diversi scrittori (tra cui Aldo Nove e Livia Grossi) e ha lavorato come attore per Tino Seghal. Quest’anno è uscito il suo terzo album, “Per non tornare”, racconto noir-poetico in chiave elettro-vintage.

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