Eutanasia sì eutanasia no, in Italia siamo ancora fermi a questo, mentre in Belgio l’eutanasia è possibile anche di fronte a sofferenze psichiche e non solo in caso di malattie terminali. Come nel caso di Laura che, a 24 anni, ha potuto ottenere la dolce morte perché depressa.
di Valeria Pini, repubblica.it, 3 luglio 2015
LAURA ha 24 anni, è in buone condizioni fisiche, ma sta preparando il suo funerale. Soffre di depressione profonda e in Belgio, dove vive, ha ottenuto il diritto di sottoporsi ad eutanasia. “La vita non è per me”, dice, motivando la sua decisione. Con ogni probabilità morirà nel corso dell’estate. Il caso, nel paese dove la ‘dolce morte’ è legale e non è più un tabù, fa discutere.
La storia. La giovane ha tentato più volte di togliersi la vita. Abita nella parte fiamminga del paese e la giornalista del quotidiano De Morgen, che l’ha intervistata, la descrive come “calma, equilibrata e sicura di sé”. Laura ha molti amici, ama fare fotografie e il teatro. Impazzisce per il caffé. Ha una famiglia che la capisce e la sostiene nella sua difficile scelta. Racconta di aver dovuto affrontare, fin da piccola, una “sofferenza psicologica intollerabile”. Un male di vivere che non le ha mai dato tregua. “Sembro calma in questo momento – spiega alla redattrice di De Morgen – , ma probabilmente più tardi mi butterò a terra a causa di questo mio dolore. Mi attanaglia. E’ dentro di me e non finisce mai”.
“Malata da sempre e quella voglia di morire”. La giovane è in cura da tempo da un gruppo di psichiatri e vive all’interno di una struttura sanitaria. Per pochi giorni alla settimana si trasferisce in un piccolo appartamento, dove i medici la seguono a distanza. Un passo verso l’autonomia, ma Laura non ce la fa. Non riesce a trovare una motivazione per andare avanti. “Ho sempre avuto un solo desiderio: quello di morire. Avevo questa volontà fin dalle elementari”. Ha provato a suicidarsi è si è più volte mutilata. Ma non è ancora riuscita a spegnere la sua vita. Tempo fa ha vissuto una grande storia d’amore, ma ora è di nuovo sola. “I miei familiari e i miei amici hanno capito – dice – . Conoscono la mia storia e sanno che è la migliore soluzione per me”.
Il parere positivo dei medici. Ora Laura è riuscita a ottenere il parere favorevole di tre medici, come impone la procedura in Belgio. Morirà durante l’estate, ma non si conosce ancora la data precisa. Nel paese una legge del 28 maggio 2002 autorizza i pazienti a richiedere l’eutanasia quando la loro “sofferenza fisica e-o psicologica è costante, insopportabile e non può essere fermata”. Secondo il professor Wim Distelmans, presidente della commissione belga di controllo dell’Eutanasia, circa 50 persone ottengono la dolce morte per problemi legati a una sofferenza psichica. Si tratta del 3% del numero di pazienti che affrontano il suicidio assistito nel paese: in tutto sono 1.500, il 2% dei decessi sul territorio.
“Pochi controlli in Belgio”. Una storia, quella di questa giovane donna, che ha rilanciato il dibattito sul suicidio assistito in Belgio, anche per la giovane età della donna. Nel paese, fra l’altro, sono aumentati i giovani che chiedono di ricorrere a questa pratica, perché depressi. Pochi giorni fa uno studio pubblicato sul Journal of medical ethics e rilanciato dal Daily Mail, ha suscitato diverse polemiche. Nel testo l’autore, Raphaël Cohen-Almagor, docente a Hull, accusa i medici belgi di scegliere ‘la dolce morte’ in assenza di “una volontà esplicita del paziente”. Secondo Cohen-Almagor i controlli previsti dalla legge “sono inadeguati e insufficienti”. Una tesi confermata da una denuncia precedente, del 2014, in cui il professor Jean-Louis Vincent, della Società di terapia intensiva belga, parlava di numerosi casi di “suicidi assistiti non richiesti”. “Si tratta di casi, in cui non vine registrata una volontà dell’interessato – spiegava il professor Cohen-Almagor – . Sono numerosi e superano di gran lunga il migliaio di casi di eutanasia ‘ufficiali’, registrati ogni anno in Belgio. Non si tratta di combattere ogni tipo di dolore, ma di scegliere la morte nei casi in cui la qualità della vità è diventata insufficiente. Ma nessuna commissione si è occupata di questi casi”.
I dati. Un anno fa il Belgio ha autorizzato anche l’eutanasia dei bambini colpiti da patologie “incurabili”, suscitando reazioni molto forti. Nel dicembre 2013 le cronache locali raccontarono la storia di due fratelli gemelli, entrambi medici e malati terminali, morti insieme, a 45 anni. Soffrivano di un male che nel tempo li avrebbe resi ciechi. Negli ultimi anni il numero di persone che hanno scelto questa fine è aumentato. Nel 2012 erano 1.432, mentre nel 2013 sono diventati 1.807, la metà dei quali con più di 70 anni. Nel 2011, in 1133 hanno scelto il suicidio assistito, la maggior parte con un tumore in fase terminale. Il 25% aveva più di 80 anni.